Sussidio Pasqua 2015 - Ufficio liturgico nazionale
24 maggio
Pentecoste

L’amore di Dio è stato effuso nei nostri cuori
per mezzo dello Spirito
che ha stabilito in noi la sua dimora.
 
Antifona d’Ingresso  
 
«O luce beatissima, invadi nell’intimo il cuore dei tuoi fedeli».
È con questa invocazione sulle labbra e nel cuore che la Chiesa celebra il mistero della Pentecoste cinquanta giorni dopo la Pasqua. Una volta compiuta l’opera che il Padre aveva affidato a Cristo, prima che il giorno di Pentecoste giungesse alla fine, fu inviato alla Chiesa lo Spirito Santo, dono del Risorto, per santificarla e perché i credenti avessero accesso alla vita divina. È lo Spirito del Padre e del Figlio che dà la vita, quale sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna (cf. Gv 4,14), dono per eccellenza che il Padre fa agli uomini per richiamarli dalla morte alla vita (cf. Gv 7,38) e così custodirli fino al giorno della risurrezione finale in comunione con Cristo. Essi sono perciò resi partecipi, anche con i loro corpi mortali (cf. Rm 8,10), della medesima gloria del corpo risorto di Cristo. Con l’effusione dello Spirito, preannunciata dai profeti e realizzata dal Risorto, viene dunque inaugurato il tempo della Chiesa in cui il Paraclito conduce alla “verità tutta intera”, interiorizza il mistero di Cristo, lo rende presente per i credenti di ogni luogo e di ogni tempo, guida e sostiene la Chiesa nella sua missione di annuncio e di testimonianza del Vangelo.
La domenica di Pentecoste conclude e sigilla il Tempo pasquale; tuttavia, nella liturgia romana osserviamo la tendenza, già registrata per altre feste (come l’Ascensione), a rendere sempre più indipendente questo giorno. Ne è traccia il colore rosso delle vesti liturgiche, che già ai tempi di Innocenzo III richiamava le lingue di fuoco nella discesa dello Spirito Santo.
Come per la festa di Pasqua, anche la festa di Pentecoste ha conosciuto una veglia, nella quale originalmente, come nella veglia di Pasqua, si amministrava il Battesimo. Il Messale attuale prevede una «Messa vespertina nella vigilia», con preghiere e letture proprie (cf Messale, pp. 239-240). Lo stesso Messale, poi, dice che “se si ritiene opportuno fare una celebrazione prolungata - sul modello della Veglia pasquale - si potranno inserire i Vespri nella celebrazione della Messa con una lettura più abbondante della parola di Dio, usando letture a scelta indicate per questa celebrazione nel Lezionario festivo” (cf Messale, p. 979). Queste indicazioni - sia a proposito della “Messa vespertina nella vigilia” che di una celebrazione vigilare più ampia - partono dal presupposto che si partecipi anche alla “Messa del giorno”, come momento centrale della festa.
Anche la colletta sottolinea, in modo significativo, il legame con la Pasqua: «O Dio onnipotente ed eterno, che hai racchiuso la celebrazione della Pasqua nel tempo sacro dei cinquanta giorni…».
Altro elemento caratteristico della Messa di Pentecoste è la bellissima sequenza Veni Sancte Spiritus attribuita a Stefano Langton di Canterbury (1228). La liturgia attuale la colloca prima del canto del Vangelo e sarebbe opportuno eseguirla in canto o declamata con un sottofondo musicale. Per sottolineare il legame della Pentecoste con la Pasqua suggeriamo di iniziare la Messa con il rito dell’aspersione (anche se non lo si è fatto nelle precedenti domeniche) usando uno dei due schemi del “Formulario II”, che si trova alle pp. 1034-1035 del Messale.
Dopo i Secondi Vespri termina il Tempo di Pasqua, si spegne il cero pasquale, che viene portato presso il battistero e verrà acceso in occasione della celebrazione dei battesimi e delle esequie, per richiamare la prima e ultima Pasqua del cristiano.
 
 


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 24-MAR-15
 

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