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Pedofilia: la paura ora viene dal web

L’ombra di Internet e dei suoi pericoli nascosti ha segnato la celebrazione della prima Giornata nazionale contro la pedofilia, al teatro Sala Umberto di Roma, a cura della Fondazione Luca Barbareschi Onlus, alla presenza di rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni. Protagonisti, più di 400 ragazzini di scuole medie del Lazio, che sono stati esortati a non aver paura di denunciare sia la pedofilia «dal vivo» che quella sulla rete. Il primo è stato il presidente della Camera, Gianfranco Fini: la pedofilia, ha detto, non è solo un reato, «è un attentato alla dignità della persona umana». E quindi la lotta a «ogni forma di abuso e di pedopornografia», secondo il presidente è «una trincea avanzata per dimostrare il grado di civiltà e la consapevolezza morale della necessità di preservare i minori da ogni forma di abuso e sfruttamento». Per Fini la legislazione è all’altezza della sfida, è tra le più avanzate, ma bisogna «continuare a tenere alta la guardia». Ha quindi invitato i giovani ad «aprirsi», mentre le istituzioni «hanno il dovere di porre sempre più in avanti la sfida».
E la sfida è stata raccolta dal ministro della gioventù, Giorgia Meloni, che ha lanciato ai ragazzi l’idea di «ronde virtuali» spontanee su Internet, per smascherare i pedofili che si nascondo in rete. Il ministro ha reso noto di aver avviato uno scambio di corrispondenza con la polizia postale su «come utilizzare la grande energia rappresentata dai giovani su Internet, anche responsabilizzandoli rispetto alla possibilità di incontrare reati e forme di pedofilia sul web, e di denunciarle». C’è chi, ha spiegato, scaricando illegalmente da Internet incrocia siti pedopornografici, ma non li denuncia perchè scaricare da Internet è un reato. «Ma c’è un livello diverso di gravità dei reati».
Sulla stessa lunghezza d’onda il direttore della Polizia postale, Domenico Vulpiani, che ha esortato i ragazzi a segnalare i cattivi incontri che si celano in rete e a non aver paura delle conseguenze: «Meglio pagare qualche euro di multa per aver scaricato illegalmente - ha spiegato - piuttosto che essere accusati di aver condiviso file pedopornografici».
Sul tema si è attivato anche il ministro dell’istruzione, Mariastella Gelmini, che ha reso noto di aver elaborato un «Piano nazionale per contrastare il fenomeno della pedopornografia, sia su Internet che nel contesto familiare, in collaborazione con le associazioni dei genitori e con i principali motori della rete». La scuola, ha sottolineato il ministro, «può e deve promuovere un uso del web che sia sano e responsabile, con un monitoraggio nazionale per prevenire la pedofilia, una piaga che va contrastata con tutte le forze». Si è rivolto direttamente ai bambini presenti il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che si è impegnato a «aumentare la dimensione sociale dei quartieri, in modo che i bambini possano avere spazi sicuri per giocare, spazi in cui i cattivi fantasmi non possono arrivare». Il promotore dell’evento, Barbareschi, ha spiegato che la Giornata anticipa quella che sarà la legge, che, ha detto, «spero sarà approvata già il prossimo anno con l’apporto bipartisan di tutte le forze parlamentari». Un impegno che Barbareschi non nasconde essere nato da una sua esperienza personale: «Da bambino sono stato molestato e so quanto ci ho messo a rimettermi in piedi: voglio che ciò che ho sofferto io non accada mai a nessuno». I dati sulla pedofilia, forniti da telefono Azzurro, sono agghiaccianti: i più coinvolti sono i bambini da zero a dieci anni (62,6%); il 22,6% riguarda la fascia d’età 11-14 anni e il 14,8% gli adolescenti dai 15 ai 18 anni. Nel caso degli abusi sessuali spicca la responsabilità del padre (32%) rispetto a quella dei nonni (7%), di altri parenti (7%), di amici e conoscenti (7%) e di persone estranee (12,8%).


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 06-MAG-09
 

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