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Convegno nazionale. Pompili (Cei), "Tre ingredienti" per l‘informazione

Sono “tre gli ingredienti” che caratterizzano la Lettera di Benedetto XVI ai vescovi della Chiesa cattolica riguardo alla remissione della scomunica dei 4 vescovi lefebvriani: “l’atteggiamento di fondo o la parresia, la chiarezza, la proposta”; e proprio tali elementi hanno “aiutato a ritrovare la verità perduta di un gesto, riuscendo a superare la mistificazione diffusa fin dentro le persone più semplici, grazie ad una interpretazione affidabile e finalmente coerente”. Lo ha detto don Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio nazionale delle comunicazioni sociali della Cei, intervenendo oggi, a Forlì, al convegno nazionale Fisc che ha per tema “Alla ricerca della verità perduta. Informazione tra mistificazione e interpretazione”. Questi stessi tre ingredienti possono essere utili per gli “operatori ecclesiali della comunicazione”. Innanzitutto, l’atteggiamento di fondo è “vivere la comunicazione pubblica senza reti di protezione”. Che significa? “Non accontentarsi della nostra tradizione e tanto meno delle nostre intenzioni, ma uscire allo scoperto con franchezza”. Dunque, la prima qualità dei settimanali cattolici “deve essere la franchezza piuttosto che l’ovvio, più noto come l’ecclesialese che talvolta rischia di allontanare dai problemi concreti della gente e insinuare il sospetto che si stia parlando di cose che non ci interessano vitalmente”. Per Pompili, in secondo luogo “ci vuole la chiarezza” che “nasce da una professionalità diffusa e anche da una sinergia sperimentata”. La prima richiede che “oggi un giornalista non viva di rendita, ma debba formarsi di continuo per essere in grado di gestire una redazione sempre più esposta al giudizio pubblico e ai rischi conseguenti”. Un altro ambito in cui fare chiarezza è “quello della differenza che c’è” tra “fare impresa, cioè la società editoriale con compiti specifici, e fare il giornale, cioè la redazione di competenze adeguate”. Per quanto riguarda le sinergie, la Fisc può favorire non solo quella “ad intra, ma anche la sinergia ad extra con gli stessi media della galassia cattolica”. Basta pensare agli uffici diocesani delle comunicazioni, al Sir, ad Avvenire, a Sat 2000, a In blu. Il terzo ingrediente è la proposta che “nasce da un solido impianto editoriale. Se la questione oggi è la scomparsa di Dio dall’orizzonte medio della gente”, occorre - per don Pompili - “far di tutto perché i nostri periodici prima che essere un foglio di Chiesa siano un foglio di ricerca”. Tra i compiti, “suscitare una riflessione ad ampio raggio sui temi della vita e della fine della vita” e rispetto alla crisi e alla disoccupazione “tentare forme concrete di solidarietà a livello locale e nazionale”.


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 23-MAR-09
 

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