SNEC - Un libro al mese | |||
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«È inutile cercare di stabilire un collegamento con il mondo celeste. Il tentativo umano di accostarsi a Dio non deve dispiegarsi nello spazio. L‘uomo può ritrovare il divino vicinissimo a sé e non altrove, non deve cercarlo a tutti i costi lontano dall‘umano e da ciò che lo riguarda. [Élie] Munk a questo proposito ricorda il pericolo di credere che Dio si trovi altrove: Quando gli altri popoli cercavano i loro dèi, uscivano dall‘ambito umano, credendo di trovarlo più facilmente nella natura. Certo, Dio non può essere individuato, ma egli è anche molto più vicino a noi, in tutto il suo splendore, al cuore stesso di una semplice e normale vita umana [Munk su Gen 8, 20], nel volto dell‘altro, dello straniero, della vedova e dell‘orfano. Quando non si accetta di credere che Dio è vicino all‘uomo si incorre nel paganesimo, nell‘animalismo, e via dicendo. Gli uomini di Babele hanno ignorato l‘onnipresenza di Dio; essi l‘hanno collocato nel cielo, forse perché non avevano consapevolezza della provvidenza e Dio sembrava loro lontano, assente. Con il miškan si sottolinea, al contrario, il fatto che la presenza divina è in mezzo agli uomini: Essi mi faranno un santuario e io risiederò in mezzo a loro (betokam). (Da pag. 98). |
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Ultimo aggiornamento di questa pagina: 01-FEB-16
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