Le parole semplici, chiare e nette del Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali vanno lette, riflettute, meditate. Soprattutto devono orientare scelte e comportamenti concreti. Il Papa,infatti, afferma che se le nuove tecnologie devono servire al bene dei singoli e della società, QUANTI NE USANO (le maiuscole sono mie) devono evitare la condivisione di parole e immagini degradanti per lessere umano, ed escludere quindi ciò che alimenta lodio e lintolleranza, svilisce la bellezza e lintimità della sessualità umana, sfrutta i deboli e gli indifesi. Il Papa si rivolge a tutti gli uomini del nostro tempo, in particolare ai giovani; tutti utenti dei formidabili strumenti della comunicazione. Ma quanti ne usano è anche un richiamo alla responsabilità di quanti producono e diffondono i contenuti dei media, di quanti (istituzioni politiche, sociali, religiose,culturali, la scuola e la famiglia) hanno il dovere di orientare, guidare, vigilare, controllare, eventualmente reprimere. E nelle parole del Papa è facile scorgere la preoccupazione del Padre che vede i figli esposti ai pericoli di una comunicazione che non promuove una cultura del rispetto, del dialogo,dellamicizia e che non educa al vero, al giusto, al bello. Per chi, come noi dellAiart ( www.aiart.org ) con l ispirazione cristiana e la tensione morale propria dei volontari - ha fatto della battaglia contro il degrado dei media lo scopo principale del suo spendersi per gli altri e per il bene comune, le parole di Benedetto XVI suonano come un vero incoraggiamento, una mano sulla spalla. *Presidente dellAiart