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Intervista al prof. Martelli sulla Gmcs 2009


Anche navigando in rete, inviando una e-mail, lasciando un parere su un weblog o pubblicando una foto sul sito di una community telematica si può rispondere alla chiamata di Dio, "che vuol fare dell‘intera umanità un‘unica famiglia". Questa la proposta “serena e forte, che viene dal Messaggio del Santo Padre per la Giornata mondiale 2009 delle comunicazioni sociali” per Stefano Martelli, docente di sociologia dei processi culturali all’Università di Bologna.
Secondo l’autore di Videosocializzazione. Processi educativi e nuovi media ormai giunta alla 4a edizione Benedetto XVI “prende atto che la videosocializzazione in corso, come qualsiasi altro fenomeno sociale, presenta aspetti ambivalenti; pertanto, senza attardarsi ad elencare i pericoli che possono minacciare i giovani cybernauti, egli sa rivolgere a loro - così come agli adulti educatori - parole di incoraggiamento e di speranza, spronando tutti ad impegnarsi, al fine di promovere il dialogo autentico tra persone di differenti paesi, culture e religioni".
Benedetto XVI si rivolge alla “generazione digitale”, cioè a coloro che forse più di tutti hanno “colto l’enorme potenziale dei nuovi media”: i giovani. Dal punto di vista sociologico, attraverso le “reti sociali” e il social networking, assistiamo a un cambiamento nella modalità di interazione sociale. In che misura esso influisce nella costruzione culturale ed educativa della persona?
Il Messaggio del Santo Padre coglie bene il senso di stupore per le grandi opportunità di auto-socializzazione che le nuove tecnologie offrono a bambini e adolescenti. Rispetto alle generazioni che li hanno preceduti, i nuovi nati nella società resa globale dalle reti telematiche hanno accesso facile ed immediato a tutti i saperi dell‘umanità e possono facilmente entrare in contatto con coetanei, vicini o lontani. Al tempo stesso il Messaggio parla chiaro: invita tutti a considerare anche i rischi di tali contatti senza legami e senza adulti. A mio avviso il vero pericolo non è quello di fare in Rete dei brutti incontri, semmai è quello di vagare da un sito internet a un weblog senza costrutto, di perdere tempo (e di perdersi...) nella Rete.
In che modo tramite la comunicazione digitale si potrà promuovere una cultura “di rispetto, di dialogo, di amicizia” in un mondo come quello del web in cui la velocità di contatto e di comunicazione virtuale è differente rispetto alle relazioni face to face?
La Rete è un moltiplicatore di contatti e di opportunità, ma gli incontri decisivi si fanno nella vita quotidiana con persone significative, con testimoni qualificati. Qui gli adulti, che sanno essere educatori anche nella società globalizzata, possono offrire occasioni di incontri personali --penso alle Giornate mondiali della Gioventù--, che poi danno vita a contatti duraturi tra giovani e gruppi di paesi differenti, che proseguono nel tempo proprio grazie alle nuove tecnologie...
Secondo lei nel Messaggio “Nuove relazioni, nuove tecnologie”, il virtuale e il reale sono in antitesi oppure nell’era del web 2.0 c’è una connessione tra i due mondi?
Reale e virtuale sono termini approssimativi per indicare due modalità di comunicazione, quella "faccia-a-faccia" e quella mediata dal computer connesso alla Rete. La tendenza attuale a contrapporle è eccessiva: man mano che la gente si abituerà ad usare nella vita quotidiana le nuove tecnologie --oltre al computer, penso anche a palmari e telefoni cellulari che inviano e-mail, che scaricano musica dalla rete, ecc.--, anche questa contrapposizione cadrà. Ciò che unifica reale e virtuale, infatti, è la persona, e il modo in cui essa si pone in relazione con gli altri. Su questo il Messaggio del Santo Padre è molto chiaro: egli usa termini bellissimi, indicando nella comunicazione "ben fatta" una via per avvicinarsi a Dio, che è "il Dio della comunicazione e della comunione".
Vincenzo Grienti
 


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 28-GEN-09
 

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