Liturgia delle ore - Anno A (2013-2014)
Ufficio delle letture

Invitatorio 
V. Signore, apri le mie labbra
R. e la mia bocca proclami la tua lode.
  
Ant. Il Signore è veramente risorto, alleluia.

SALMO 99        La gioia di coloro che entrano nel tempio
Il Signore fa cantare ai redenti il canto della vittoria (sant’Atanasio).

 Acclamate al Signore, voi tutti della terra, †
    servite il Signore nella gioia, *
    presentatevi a lui con esultanza. (Ant.).
 
Riconoscete che il Signore è Dio; †
    egli ci ha fatti e noi siamo suoi, *
    suo popolo e gregge del suo pascolo. (Ant.).
 
Varcate le sue porte con inni di grazie, †
    i suoi atri con canti di lode, *
    lodatelo, benedite il suo nome; (Ant.).
 
poiché buono è il Signore, †
    eterna la sua misericordia, *
    la sua fedeltà per ogni generazione. (Ant.).
 
Gloria al Padre e al Figlio *
    e allo Spirito Santo.
 Come era nel principio, e ora e sempre *
    nei secoli dei secoli. Amen. (Ant.).
Ant. Il Signore è veramente risorto, alleluia.
V. O Dio, vieni a salvarmi.
R. Signore, vieni presto in mio aiuto.
 
Gloria al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre
nei secoli dei secoli. Amen. Alleluia.
  
Questa introduzione si omette quando si comincia l'Ufficio con l'Invitatorio.
  
INNO
 
   Ecco il gran giorno di Dio,
   splendente di santa luce:
   nasce nel sangue di Cristo
   l’aurora di un mondo nuovo.
 
   Torna alla casa il prodigo,
   splende la luce al cieco;
   il buon ladrone graziato
   dissolve l’antica paura.
 
   Gli angeli guardano attoniti
   il supplizio della croce,
   da cui l’innocente e il reo
   salgono uniti al trionfo.
 
   O mistero insondabile
   dell’umana redenzione:
   morendo sopra il patibolo
   Cristo sconfigge la morte.
 
   Giorno di grandi prodigi!
   La colpa cerca il perdono,
   l’amore vince il timore,
   la morte dona la vita.
 
   Irradia sulla tua Chiesa
   la gioia pasquale, o Signore,
   unisci alla tua vittoria
   i rinati nel battesimo.
 
   Sia lode e onore a Cristo,
   vincitore della morte,
   al Padre e al Santo Spirito
   ora e nei secoli eterni. Amen.
 
Oppure:
 
   Hic est dies verus Dei,
   sancto serénus lúmine,
   quo díluit sanguis sacer
   probrósa mundi crímina.
 
   Fidem refúndit pérditis
   cæcósque visu illúminat;
   quem non gravi solvit metu
   latrónis absolútio?
 
   Opus stupent et ángeli,
   poenam vidéntes córporis
   Christóque adhæréntem reum
   vitam beátam cárpere.
 
   Mystérium mirábile,
   ut ábluat mundi luem,
   peccáta tollat ómnium
   carnis vitia mundans caro.
 
   Quid hoc potest sublímius,
   ut culpa quærat grátiam,
   metúmque solvat caritas
   reddátque mors vitam novam?
 
   Esto perénne méntibus
   paschále, Iesu, gáudium,
   et nos renátos grátiæ
   tuis triúmphis ággrega.
 
   Iesu, tibi sit glória,
   qui morte victa prǽnites,
   cum Patre et almo Spíritu,
   in sempitérna sǽcula. Amen.
  
1 ant. La tua destra, Signore, e la luce del tuo volto
         hanno salvato i nostri padri, alleluia.
 
SALMO 43   Il popolo di Dio nella sventura
In tutte le tribolazioni noi siamo più che vincitori, per virtù di colui che ci ha amati (Rm 8, 37).
 
I    (2-9)
 
Dio, con i nostri orecchi abbiamo udito, †
    i nostri padri ci hanno raccontato
        l’opera che hai compiuto ai loro giorni, *
    nei tempi antichi.
 
Tu, per piantarli, con la tua mano
        hai sradicato le genti, *
    per far loro posto, hai distrutto i popoli.
 
Poiché non con la spada conquistarono la terra, *
    né fu il loro braccio a salvarli;
 
ma il tuo braccio e la tua destra
        e la luce del tuo volto, *
    perché tu li amavi.
 
Sei tu il mio re, Dio mio, *
    che decidi vittorie per Giacobbe.
 
Per te abbiamo respinto i nostri avversari, *
    nel tuo nome abbiamo annientato
        i nostri aggressori.
 
Infatti nel mio arco non ho confidato *
    e non la mia spada mi ha salvato,
ma tu ci hai salvati dai nostri avversari, *
    hai confuso i nostri nemici.
 
In Dio ci gloriamo ogni giorno, *
    celebrando senza fine il tuo nome.
 
1 ant. La tua destra, Signore, e la luce del tuo volto
         hanno salvato i nostri padri, alleluia.
 
2 ant. Il Signore non vi nasconde il suo volto,
         se voi tornate a lui, alleluia.
 
II     (10-17)
 
Ma ora ci hai respinti e coperti di vergogna, *
    e più non esci con le nostre schiere.
Ci hai fatti fuggire di fronte agli avversari *
    e i nostri nemici ci hanno spogliati.
 
Ci hai consegnato come pecore da macello, *
    ci hai dispersi in mezzo alle nazioni.
Hai venduto il tuo popolo per niente, *
    sul loro prezzo non hai guadagnato.
 
Ci hai resi ludibrio dei nostri vicini, *
    scherno e obbrobrio a chi ci sta intorno.
Ci hai resi la favola dei popoli, *
    su di noi le nazioni scuotono il capo.
 
L’infamia mi sta sempre davanti *
    e la vergogna copre il mio volto
per la voce di chi insulta e bestemmia, *
    davanti al nemico che brama vendetta.
 
2 ant. Il Signore non vi nasconde il suo volto,
         se voi tornate a lui, alleluia.
  
3 ant. Déstati, Signore, non respingerci per sempre.
 
III    (18-27)
 
Tutto questo ci è accaduto †
    e non ti avevamo dimenticato, *
    non avevamo tradito la tua alleanza.
 
Non si era volto indietro il nostro cuore, *
    i nostri passi non avevano lasciato il tuo sentiero;
ma tu ci hai abbattuti in un luogo di sciacalli *
    e ci hai avvolti di ombre tenebrose.
 
Se avessimo dimenticato il nome del nostro Dio *
    e teso le mani verso un dio straniero,
forse che Dio non lo avrebbe scoperto, *
    lui che conosce i segreti del cuore?
 
Per te ogni giorno siamo messi a morte, *
    stimati come pecore da macello.
 
Svégliati, perché dormi, Signore? *
    Déstati, non ci respingere per sempre.
Perché nascondi il tuo volto, *
    dimentichi la nostra miseria e oppressione?
 
Poiché siamo prostrati nella polvere, *
    il nostro corpo è steso a terra.
Sorgi, vieni in nostro aiuto; *
    salvaci per la tua misericordia.
 
3 ant. Déstati, Signore, non respingerci per sempre.
 
V. Dio ha fatto risorgere Cristo Signore, alleluia:
R. con la sua potenza farà risorgere anche noi, alleluia.
  
PRIMA LETTURA
Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni, apostolo     15, 5 – 16, 21
 
Le sette coppe dell’ira di Dio
 
        Io, Giovanni, vidi aprirsi nel cielo il tempio che contiene la Tenda della Testimonianza; dal tempio uscirono i sette angeli che avevano i sette flagelli, vestiti di lino puro, splendente, e cinti al petto di cinture d’oro. Uno dei quattro esseri viventi diede ai sette angeli sette coppe d’oro colme dell’ira di Dio che vive nei secoli dei secoli. Il tempio si riempì del fumo che usciva dalla gloria di Dio e dalla sua potenza: nessuno poteva entrare nel tempio finché non avessero termine i sette flagelli dei sette angeli.
        Udii poi una gran voce dal tempio che diceva ai sette angeli: «Andate e versate sulla terra le sette coppe dell’ira di Dio».
        Partì il primo e versò la sua coppa sopra la terra; e scoppiò una piaga dolorosa e maligna sugli uomini che recavano il marchio della bestia e si prostravano davanti alla sua statua.
        Il secondo versò la sua coppa nel mare che diventò sangue come quello di un morto e perì ogni essere vivente che si trovava nel mare.
        Il terzo versò la sua coppa nei fiumi e nelle sorgenti delle acque, e diventarono sangue. Allora udii l’angelo delle acque che diceva:
«Sei giusto, tu che sei e che eri,
tu, il Santo,
poiché così hai giudicato.
Essi hanno versato il sangue di santi e di profeti, tu hai dato loro sangue da bere:
ne sono ben degni!».
        Udii una voce che veniva dall’altare e diceva:
«Sì, Signore, Dio onnipotente;
veri e giusti sono i tuoi giudizi!».
        Il quarto versò la sua coppa sul sole e gli fu concesso di bruciare gli uomini con il fuoco. E gli uomini bruciarono per il terribile calore e bestemmiarono il nome di Dio che ha in suo potere tali flagelli, invece di ravvedersi per rendergli omaggio.
        Il quinto versò la sua coppa sul trono della bestia e il suo regno fu avvolto dalle tenebre. Gli uomini si mordevano la lingua per il dolore e bestemmiarono il Dio del cielo a causa dei dolori e delle piaghe, invece di pentirsi delle loro azioni.
        Il sesto versò la sua coppa sopra il gran fiume Eufràte e le sue acque furono prosciugate per preparare il passaggio ai re dell’oriente. Poi dalla bocca del drago e dalla bocca della bestia e dalla bocca del falso profeta vidi uscire tre spiriti immondi, simili a rane: sono infatti spiriti di demòni che operano prodigi e vanno a radunare tutti i re di tutta la terra per la guerra del gran giorno di Dio onnipotente.
        Ecco, io vengo come un ladro. Beato chi è vigilante e conserva le sue vesti per non andar nudo e lasciar vedere le sue vergogne. E radunarono i re nel luogo che in ebraico si chiama Armaghedon.
        Il settimo versò la sua coppa nell’aria e uscì dal tempio, dalla parte del trono, una voce potente che diceva: «È fatto!». Ne seguirono folgori, clamori e tuoni, accompagnati da un grande terremoto, di cui non vi era mai stato l’uguale da quando gli uomini vivono sopra la terra. La grande città si squarciò in tre parti e crollarono le città delle nazioni. Dio si ricordò di Babilonia la grande, per darle da bere la coppa di vino della sua ira ardente. Ogni isola scomparve e i monti si dileguarono. E grandine enorme del peso di mezzo quintale scrosciò dal cielo sopra gli uomini, e gli uomini bestemmiarono Dio a causa del flagello della grandine, poiché era davvero un grande flagello.
 
RESPONSORIO           Mt 24, 43. 46; Ap 16, 15; 1 Ts 5, 3
R. Se il padrone di casa sapesse in quale ora viene il ladro, veglierebbe.
Ecco, io vengo come un ladro, dice il Signore.
* Beato chi è vigilante, alleluia.
V. Quando si dirà: Pace e sicurezza, allora d’improvviso li colpirà la rovina.
R. Beato chi è vigilante, alleluia.
  
SECONDA LETTURA
Dai «Trattati su Giovanni» di sant’Agostino, vescovo
(Tratt. 65, 1-3; CCL 36, 490-492)
 
Il comandamento nuovo
 
        Il Signore Gesù afferma che dà un nuovo comandamento ai suoi discepoli, cioè che si amino reciprocamente: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri» (Gv 13, 34).
        Ma questo comandamento non esisteva già nell’antica legge del Signore, che prescrive: «Amerai il tuo prossimo come te stesso»? (Lv 19, 18). Perché allora il Signore dice nuovo un comandamento che sembra essere tanto antico? È forse un comandamento nuovo perché ci spoglia dell’uomo vecchio per rivestirci del nuovo? Certo. Rende nuovo chi gli dà ascolto o meglio chi gli si mostra obbediente. Ma l’amore che rigenera non è quello puramente umano. È quello che il Signore contraddistingue e qualifica con le parole: «Come io vi ho amati» (Gv 13, 34).
        Questo è l’amore che ci rinnova, perché diventiamo uomini nuovi, eredi della nuova alleanza, cantori di un nuovo cantico. Quest’amore, fratelli carissimi, ha rinnovato gli antichi giusti, i patriarchi e i profeti, come in seguito ha rinnovato gli apostoli. Quest’amore ora rinnova anche tutti i popoli, e di tutto il genere umano, sparso sulla terra, forma un popolo nuovo, corpo della nuova Sposa dell’unigenito Figlio di Dio, della quale si parla nel Cantico dei cantici: Chi è colei che si alza splendente di candore? (cfr. Ct 8, 5). Certo splendente di candore perché è rinnovata. Da chi se non dal nuovo comandamento?
        Per questo i membri sono solleciti a vicenda; e se un membro soffre, con lui tutti soffrono, e se uno è onorato, tutti gioiscono con lui (cfr. 1 Cor 12, 25-26). Ascoltano e mettono in pratica quanto insegna il Signore: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri» (Gv 13, 34), ma non come si amano coloro che seducono, né come si amano gli uomini per il solo fatto che sono uomini. Ma come si amano coloro che sono dèi e figli dell’Altissimo, per essere fratelli dell’unico Figlio suo. Amandosi a vicenda di quell’amore con il quale egli stesso ha amato gli uomini, suoi fratelli, per poterli guidare là dove il desiderio sarà saziato di beni (cfr. Sal 102, 5).
        Il desiderio sarà pienamente appagato, quando Dio sarà tutto in tutti (cfr. 1 Cor 15, 28). Questo è l’amore che ci dona colui che ha raccomandato: «Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13, 34). A questo fine quindi ci ha amati, perché anche noi ci amiamo a vicenda. Ci amava e perciò ha voluto ci trovassimo legati di reciproco amore, perché fossimo il Corpo del supremo Capo e membra strette da un così dolce vincolo.
 
RESPONSORIO        Cfr. 1 Gv 4, 21; Mt 22, 40
R. Questo è il comandamento che abbiamo da Dio:
* Chi ama Dio, ami anche il suo fratello, alleluia.
V. Da questi due comandamenti dipende tutta la legge e i profeti.
R. Chi ama Dio, ami anche il suo fratello, alleluia.
  
ORAZIONE
        O Dio, che hai redento l’uomo innalzandolo oltre l’antico splendore, per il mistero ineffabile della tua misericordia, guarda a noi tuoi figli, nati a nuova vita mediante il battesimo, e conservaci sempre i doni della tua grazia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
        R. Amen.
 
Benediciamo il Signore.
        R. Rendiamo grazie a Dio.


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 24-APR-14
 

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