Lobiettivo della mobilitazione del 10 maggio va inquadrato nel contesto del decennio sulleducazione e centrato su unidea concreta di bene comune. Se educare è possibile e necessario, se coltivare lumano viene prima del profitto, se la scuola è la frontiera della socializzazione, non possiamo far finta di niente. La Chiesa storicamente ha sempre avvertito lurgenza di star dentro a questo mondo perché sa per esperienza che solo persone libere e critiche possono dar seguito ad una società giusta e aperta.
Siamo tutti consapevoli della crisi economica che non risparmia neanche i beni di prima necessità. Tra questi però la scuola va difesa e promossa a costo di qualsiasi sacrificio perché ne va della salute pubblica e della stessa democrazia. Per far questo occorre evitare che la scuola sia aggredita dallideologia di chi vuole ridurla ad un sapere funzionale al mercato oppure orientato a una visione prefabbricata della realtà. Essa è piuttosto lesperienza di crescere insieme attraverso un confronto serrato con tutte le forme della conoscenza.
Prendersi cura della scuola è dunque un impegno e insieme una opportunità. Solo ripartendo da questa attenzione al percorso di ciascuna ragazza e di ciascun ragazzo si realizzerà una comunità allaltezza delle sfide che lepoca presente pone con incalzante velocità. Vogliamo per questo ritessere i fili della scuola, cioè quello delle generazioni (docenti e discenti), quello delle agenzie educative (scuola, famiglia, chiesa), quello, infine, delle dinamiche sociali (scuola e lavoro). Senza dimenticare che siamo dentro un processo di grandi trasformazioni che la scuola non può subire. Deve rinnovarsi e rimotivarsi.
Sarà Papa Francesco ad accogliere il mondo della scuola in piazza San Pietro. Non cè testimone migliore per assicurare a tutti che la Chiesa intende promuovere la scuola per il bene di tutti, a favore di ciascuno.
+ Mons. Nunzio Galantino Segretario Generale della CEI