· La regia celebrativa dovrà tenere conto delle diverse assemblee che si comporranno nei diversi orari (alla messa vespertina della vigilia, alla messa della notte, allaurora e alla messa del giorno).
- Si valuti lopportunità di celebrare con la dovuta solennità la messa vespertina nella vigilia soprattutto per favorire le persone che avrebbero maggiori difficoltà a partecipare nella notte. Non si tratta di una celebrazione dellAvvento, ma di una vera e propria celebrazione natalizia: nella liturgia della Parola, la prima lettura rilegge lincarnazione del Verbo in termini nuziali e Dio è celebrato quale sposo dellumanità nel suo Figlio Gesù (cfr. Is 62,1-5) mentre il testo degli Atti degli Apostoli (13,16-17.22-25) prelude alla genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide e al racconto dellannuncio a Giuseppe (Mt 1,25) che sottolinea la provenienza divina del Bambino che è nel grembo di Maria. - Nella celebrazione della notte si tenga conto della particolare tipologia di assemblea che si forma. Si tratta spesso di persone che normalmente non frequentano lassemblea liturgica. Sarà importante prestare attenzione anche a queste persone nella scelta dei canti e nella cura dellomelia. Rifuggendo ogni forma di condanna, uno stile piuttosto accogliente e un linguaggio facilmente accessibile consentiranno una celebrazione dignitosa seppure in un contesto di fede tiepido. - La messa dellaurora è solitamente partecipata da persone anziane abituate a quel determinato orario: anche questa celebrazione domanda tutta la solennità necessaria coerentemente allassemblea reale. Non dovrebbe creare difficoltà una particolare cura del canto per unassemblea normalmente abituata e preparata a ciò. - La messa del giorno, particolarmente impegnativa per quanto riguarda i testi biblici ed eucologici, venga curata in modo tale da non risultare una celebrazione fredda soprattutto per quanto riguarda il canto affinché sia realmente accessibile a tutti, lomelia e la preghiera dei fedeli.
· Secondo lesortazione del Messale è bene premettere alla celebrazione della Messa della notte la celebrazione dellUfficio delle letture. Nella linea dellinvito a mantenersi svegli e pronti per il giorno del Signore e incoraggiata dallesempio dei pastori che «vegliavano tutta la notte» (Lc 2,8), la comunità cristiana può essere aiutata a riscoprire il senso della veglia orante, una sorta di sospensione e dilatazione del tempo per fare spazio a Colui che è entrato nel tempo per redimerlo. Tale celebrazione può essere sigillata dal canto della Calenda, il testo del Martirologio di questo giorno, che contempla lincarnazione come compimento della storia umana (per la melodia cf. CEI, Martirologio Romano. Riformato a norma dei Decreti del Concilio Ecumenico Vaticano II e promulgato da Papa Giovanni Paolo II, LEV, Città del Vaticano 2004, 97-98). Nel caso si ritenesse la celebrazione dellUfficio delle Letture poco adatta allassemblea reale è possibile strutturare una breve veglia in preparazione alla celebrazione eucaristica che contenga alcuni elementi indispensabili:
a. Canto iniziale. b. Un elemento invitatoriale: può essere lo stesso salmo invitatorio dellUfficio, con la sua antifona oppure una silloge di testi profetici desunti dal Lezionario dellAvvento che si riferiscono alla promessa e allattesa del Messia (come, ad esempio, Is 40,1-8 e 66,10-14a) intercalati da un ritornello (ad esempio, Regem venturum Dominum venite adoremus/Ecco il Signore viene: venite adoriamo, RN 56). c. La proclamazione della Parola di Dio: si possono recuperare i brani biblici della messa vespertina nella vigilia. La lettura, o meglio ancora il canto, della genealogia di Gesù secondo Matteo, lungi dallessere una banale sequenza di nomi, è una solenne presentazione dellingresso del Verbo nella storia umana. d. Un breve intervento omiletico che possa aiutare lassemblea ad entrare nel clima di preghiera e. Alcune invocazioni, composte con un linguaggio semplice e poetico, indirizzate al Signore Gesù che contemplino lintervento corale delassemblea (ad esempio, Vieni, Signore Gesù). f. Il canto della Calenda. g. Un ampio spazio di silenzio per garantire il passaggio dalla veglia alla celebrazione eucaristica.
· In questa ed altre celebrazioni del tempo natalizio si dia particolare risalto allinno Gloria a Dio eventualmente con una breve e sobria monizione per collegarlo allinno angelico (Lc 2,14).
· Per quanto difficile lassemblea della notte di Natale, non si trascuri il canto del salmo responsoriale (eventualmente provandolo precedentemente) e così pure nelle altre celebrazioni del giorno.
· Alla professione di fede si rispetti la rubrica propria di questo giorno: Alle parole: E per opera dello Spirito Santo… si è fatto uomo, si genuflette.
Un avvertimento ripetuto (anche prima delle celebrazioni) può incoraggiare i pigri a compiere questo gesto che, proprio perché inconsueto, risulta particolarmente efficace. Le comunità adeguatamente preparate potranno cantare la professione di fede secondo la nota melodia del Credo III del repertorio gregoriano (cf. Credo in unum Deum, RN 17) e affidare linciso Et incarnatus est… alla sola schola, che interverrà con unelaborazione polifonica del testo succitato, in modo da salvaguardare la distensione e la contemplazione in un rito che solitamente scivola via con grande fretta e superficialità.
· La celebrazione può concludersi con la benedizione solenne.
· Al termine delle celebrazioni si può compiere un sobrio omaggio al presepe con un canto popolare, lincensazione e laccensione di un lume.
· Laddove sia possibile, non si trascuri di celebrare nel canto i Secondi Vespri solenni di questo giorno. Prima della celebrazione un ministro adatto può illustrare il senso cristologico dei salmi: in particolare, il salmo 130 (129), salmo tipicamente penitenziale e applicato dalla tradizione alla liturgia dei defunti (De profundis), e che da sempre trova un posto donore nei Vespri del Natale e della solennità dellAnnunciazione del Signore. È linvocazione di coloro che attendono come sentinelle la luce di un nuovo giorno; è la preghiera di coloro che riconoscono nel Verbo fatto uomo la luce che illumina ogni uomo (cfr. Gv 1,9).