SNEC - Un libro al mese
Valutazione



Vergato con poetico vigore e sincera convinzione, il volume, a quasi sessant‘anni dalla sua prima edizione, è ancora fresco e godibile, autentico e attuale. Ponti usa una scrittura sbarazzina, per nulla paludata, al punto che spesso la punteggiatura è carente, le maiuscole assenti. E tutto questo sottolinea la spontaneità dell‘opera, ulteriormente evidenziata dal capitoletto finale chiamato “errata corrige” in cui Ponti elenca argomenti e fatti, persone e luoghi di cui avrebbe voluto o dovuto parlare, ma non l‘ha fatto, come a ripromettersi di farlo altrove o a evidenziare che tanti sono i maestri dell‘architettura contemporanea verso i quali avrebbe voluto manifestare apprezzamento (se nel corpo del volume più volte cita Le Corbusier, Aalto, Niemeyer, Mies van der Rohe, Terragni, Persico, Pierluigi Nervi e altri, in questa “coda” parla di Kenzo Tange, Asplund, BBPR, Rykwert, Albini, Figini e Pollini, e altri coi quali collaborò).
E nel complesso, e forse anche in forza della sua asistematicità, il volume risulta non solo un documento importante in quanto testimonianza del pensiero di un grande dell‘architettura contemporanea, ma anche istruttivo riguardo a come specialisti e non specialisti possono rivolgersi a questa disciplina, e riguardo a quel che da questa possono e debbano attendersi, oltre che a come valutarne le opere.
Accade spesso di leggere testi di architetti che a parole esprimono teorie, proposte, idee delle quali poi non sembra trovarsi traccia nelle opere a loro stessi progettate. Non è così per Gio Ponti, il cui impegno di progettista è coerente con quanto proclama sul piano teorico: il che si riassume nella sua “architettura di cristallo” e nella sua capacità di esprimersi con gesti di valore insieme tecnico e artistico. La vera architettura richiede doti poetiche, e Ponti tali doti manifesta, sia nei progetti, sia negli scritti.
Egli si addentra anche nelle specificità di singoli elementi - i pavimenti, le porte, le finestre, le scale, ecc. - e dà concrete indicazioni su come pensarle in quanto parti costitutive di un tutto in cui la funzione e il significato artistico si saldano inscindibilmente. E, pur insistendo sul valore assoluto dell‘opera architettonica come espressione d‘arte, non perde mai di vista il rapporto con la funzione e la finalità dell‘edificio in relazione con le persone che se ne servono o che lo abitano e con le attività che vi si svolgono.
L‘estetica nella sua visione è inscindibilmente legata all‘etica del progetto, come la forma è vincolata alla struttura e, in quanto tale “vera”. Forse anche in questo si riconosce il fatto che Ponti lavorò in stretta collaborazione con alcuni dei migliori ingegneri dei suoi tempi.
È un libro che insegna come amare l‘architettura, aiutando a distinguere quella vera da quella che vera non è; un libro capace di parlare sia agli architetti, sia ai committenti, sia a chi vive l‘architettura in quanto scenario entro il quale si svolge l‘azione del vivere e dell‘abitare, consapevole di quanto l‘ambiente costruito possa influire sulle persone.


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 03-GIU-14
 

Chiesa Cattolica Italiana - Copyright @2005 - Strumenti Software a cura di Seed