SNEC - Una chiesa al mese
I contesti
Schizzi di progetto per la definizione delle trame urbane del complesso parrocchiale (da La progettazione dello spazio liturgico 1990)
Schizzi di progetto per la definizione delle trame urbane del complesso parrocchiale (da La progettazione dello spazio liturgico 1990)


Il borgo storico di Varedo sorge sullo snodo viario tra la via Comasina (direttrice per Chiasso) e il collegamento est-ovest tra Monza e Saronno. All’originaria vocazione agricola e commerciale del centro, subentra nell’ultimo quarto dell’Ottocento un intenso sviluppo industriale, innescato dalla strada ferrata Milano-Meda (1876) e dal canale Villoresi (1888). L’insediamento nel 1921 della SNIA- industria che arriverà ad occupare 7mila lavoratori - determina la prima espansione edilizia e la fine del sistema agricolo tradizionale.
Il quartiere di Valera sorge lungo la strada per Desio nel secondo Dopoguerra, in assenza di strumenti urbanistici, isolato dal nucleo storico di Varedo dalla superstrada Nuova Comasina (1970). L’area è interessata dal piano “Varedo 3” (L 167), per raggiungere circa 5mila abitanti alla fine degli anni Ottanta, quando comincia l’urbanizzazione dell’area sud del quartiere.
 
L’ulteriore espansione e riqualificazione dell’insediamento prevista negli anni Novanta determina l’inserimento di Valera nel piano complessivo dell’arcidiocesi di Milano per la dotazione di complessi parrocchiali nuovi e adeguati. Nel 1984 era stato rifondato l’Ufficio Nuove Chiese, guidato da mons. Giuseppe Arosio (già parroco costruttore della chiesa di San Giuseppe a Monza). All’inizio dell’episcopato del card. Martini era stata anche riavviata la collaborazione tra l’Ufficio e il Comitato Nuove Chiese (ente promotore e finanziatore dei nuovi complesso parrocchiali), fondato dal card. Montini nel 1958 e allora posto sotto la presidenza dell’on. Mattei; il rinnovato Comitato viene presieduto dall’on. Giuseppe Zamberletti. Il “Piano Cardinal Montini per la costruzione di 25 nuove chiese” è promosso e sostenuto da mons. Barone, pro-vicario del settore economico-tecnico, proponendo quasi una rivisitazione del piano di Montini “22 chiese per 22 concili”. Nel 2000, anno in cui viene dedicata la nuova chiesa di Varedo e anno successivo alla lettera pastorale “Quale bellezza salverà il mondo?”, l’UNC ha già realizzato o ha in corso di realizzazione oltre 50 chiese, il doppio di quelle previste dal Piano.
Il concorso “Tre chiese per il 2000” viene lanciato dalla Curia per alimentare il dibattito e la riflessione culturale sul rapporto tra architettura e pastorale. Le tre sedi concorsuali sono le parrocchie di San Romano al Gallaratese, Sant’Ireneo a Cesano Boscone e Maria Regina a Varedo. Il concorso è bandito il 26 maggio 1989; all’Ufficio pervengono 312 progetti (un centinaio per area), di cui 14 ammessi alla seconda fase, che - dopo una periodo di coinvolgimento diretto delle comunità parrocchiali - si chiude nel marzo 1990. In giuria siedono i protagonisti del dibattito architettonico, quali Portoghesi, Gregotti, Gardella, Trebbi, Varaldo. Vincitori risultano Giangiacomo d’Ardia e Ariella Zattera (Gallaratese), Mauro Galantino (Cesano Boscone) e Contini-Ghillani-Bernardi (Varedo); tutte e tre le chiese sono state completate entro il 2000.
In termini complessivi, i tre concorsi segnano una tappa fondamentale nella storia dell’architettura di chiese italiana, sia per il dibattito che li accompagna, sia per gli esiti progettati e realizzati; per Portoghesi (1990, p. 95), si tratta del momento in cui si riprende in modo creativo “il tema della chiesa assembleare, superando il limite della prima fase di ricerca condizionata in direzioni opposte dalla neutralità simbolica e dalle ambizioni scenografiche o gestuali”, tentando di rispondere a quell’ “interminabile elenco di ipotesi”, che ha generato “insoddisfazione” e “stanchezza”. Tra i lavori dei circa 300 studi coinvolti, non mancavano impianti e figure molto tradizionali (neoromanici, neobramanteschi o di gusto Novecento), ma nemmeno episodi monumentali stilistici (alla Botta, alla Aldo Rossi, alla Canella), impianti da ‘villaggio rurale’ o, all’opposto, piastre funzionaliste, il tutto arricchito da creazioni liriche estemporanee. Le scelte della committenza e della giuria paiono chiaramente indirizzate verso il valore urbano, morfologico, dei nuovi complessi parrocchiali, al loro misurato inserimento nella trama dei tessuti edilizi slabbrati del continuum urbanizzato milanese, alla ricucitura di trame e suggestioni. Per Peduzzi (1990, p. 17), direttore dell’UT della curia, “la ricerca tipologica ha dunque prevalso sullo sperimentalismo”.
 
Nel caso di Valera, il progetto vincitore, riformulato tra la prima e seconda fase e arricchito grazie al dibattito con la comunità parrocchiale, intende proporsi come un vero e proprio organismo urbano: prevede di unire funzionalmente i due lotti mediante un’unica direttrice nord-sud, lungo cui si collocano i volumi e gli spazi aperti richiesti del bando, disegnati su un modulo di m 10x10 e 2x2. Su una piazza aperta verso viale Brianza - piazza civica e religiosa al tempo stesso - si attestano il campanile e il fronte nord della chiesa, caratterizzato dal volume autonomo del battistero. A partire da tale nucleo ‘identitario’ di piazza/torre/battistero si sviluppa la stecca delle opere parrocchiali che, attraversando via Fiume, prosegue nel lotto meridionale, in cui trovano spazio i campi da gioco. L’importo opere previsto era di 1.728.000.000 Lire, di poco aumentato per adeguamenti in corso d’opera.


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 03-GIU-14
 

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