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In libreria, "fenomeno Francesco"


È sempre successo ed è naturale che, all’inizio di un pontificato, la libreria si popoli di testi e saggi sulla figura del nuovo Papa, così come è sempre accaduto che il libro di un Papa abbia più volte scalato le classifiche dei best-seller: da ‘Varcare la soglia della speranza‘ ­l’intervista di Vittorio Messori a Giovanni Paolo II - al ‘Gesù di Nazaret‘ di Benedetto XVI.
 
Tuttavia, è la prima volta che, tra i ‘best-seller della fede‘, la classifica pubblicata ogni sabato su Avvenire a cura di Rebeccalibri, 10 titoli su 10 siano tutti all’insegna di un unico nome, come si è verificato nel caso di Papa Francesco, né è mai successo che un numero così rilevante di titoli riguardanti un Papa abbia occupato, non solo la classifica dei più venduti nella saggistica, ma i primi posti in assoluto della classifica generale.
Questo è evidentemente il risultato dell’enorme impatto che Papa Francesco ha avuto sulla gente, sui media e sull’opinione pubblica in genere: impatto che naturalmente è stato immediatamente colto dagli editori e che in poche settimane si è riversato come uno tsunami in libreria, con una vera e propria corsa da centometristi a chi arrivava prima. Il fenomeno peraltro continua, sia a livello di proposte editoriali, sia a livello di vendite, perché Papa Francesco, andando dritto al cuore, conquista con le parole e con i gesti. Perciò la gente vuol conoscere e, per così dire, avere in mano qualcosa di lui: un’immagine, un pensiero, un aneddoto, un ricordo. Egli è diventato in un certo senso il nuovo ‘parroco del mondo‘ che, col suo modo di esprimersi, di porgere la parola e di sorridere, ha creato un ponte nuovo non solo tra lui e le comunità, ma anche tra uomini di Chiesa e fedeli, tra sacerdoti e laici, tra credenti e non. Quello che colpisce come tratto inconfondibile della sua fisionomia umana e spirituale non è soltanto la spontaneità, la naturalezza, il garbo e la cordialità che manifesta verso tutti. Colpisce ancora di più la sua libertà, interiore ed esteriore, cioè aliena da tutto ciò che è superfluo o secondario, ingombrante e perfino condizionante rispetto alla sostanza delle cose che contano e che sono da far emergere. La stessa semplificazione da lui voluta negli abiti personali, così come nei rituali di curia, è essenzialmente da interpretare come espressione di questo assoluto bisogno di libertà. Questi tratti sono ben visibili ogni volta che parla e appare in pubblico.
Naturalmente, la parola detta ­con l’enfasi e la ripetitività sua propria - è inimitabile. Ma se poi molti vogliono ritrovarla in un libro è perché anche la parola scritta riflette questo suo modo d’essere: con la sola differenza che lo scritto non può far risuonare il timbro della voce, e quindi non può tradurre fino in fondo il calore del ‘cuore che parla al cuore‘ (‘cor ad cor loquitur‘). Ma ugualmente riesce a farlo percepire, perché chi legge avverte l’afflato che c’è nel pastore che ama ‘l’odore delle pecore‘ ­come è solito dire il Papa - e che vuole perciò mescolarsi ad esse, guidandole verso Gesù, ‘il Pastore supremo‘ (1Pt 5,4). Durerà questo interesse o almeno questa curiosità? È probabile, e si spera di sì, perché questo vorrebbe dire che si è andati oltre la superficie e si è colta la necessità di quel ‘cammino‘ di fede che egli invita tutti a percorrere con lui: il cammino di una Chiesa che vuol essere missionaria in mezzo agli uomini del nostro tempo.
 
Giuliano Vigini


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 30-APR-13
 

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