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Media protagonisti o al servizio della verità‘
Intervista su Settimana a Don Domenico Pompili, Direttore Ucs

“I mezzi di comunicazione sociale: al bivio fra protagonismo e servizio. Cercare la Verità per condividerla” è il tema scelto da Papa Benedetto XVI per la 42a Giornata mondiale delle comunicazioni Sociali 2008 che invita a riflettere sul ruolo dei media in relazione, soprattutto, al rischio, sempre più presente, che essi diventino referenziali a se stessi e non più - o non solo - strumenti al servizio della verità. Il tema è  approfondito da Don Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei, sull’ultimo numero di Settimana.

Il rapporto dei mezzi di comunicazione sociale con la ricerca della Verità è una delle questioni importanti che connotano il messaggio di Benedetto XVI per la 42ª Giornata delle comunicazioni sociali. Il Papa segnala nel titolo la dicotomia "tra protagonismo e servizio". Avverte la sensazione che i media abbiano ormai da tempo imboccato decisamente la via del protagonismo nonostante la dimensione del servizio dovrebbe essere alla base della loro missione nella società di oggi?

“L’ingenuo o forse solo un po’ presuntuoso assioma dei ‘fatti separati dalle opinioni’ ha finito talvolta per risolversi nel suo esatto contrario: e cioè inconsistenza dei fatti e rigonfiamento delle opinioni - sottolinea il direttore dell’Ucs della Cei - . E questo per ragioni facilmente intuitive. Ci viene più facile commentare che raccontare. Commentare è opera di interpretazione e ciascuno riesce a dire la sua su qualcosa, spesso finendo per auto-promuovere il proprio punto di vista, la propria ideologia, il proprio interesse. Raccontare suppone al contrario uno sforzo di ascolto, di verifica delle fonti, di contatto con la realtà, il che richiede tempo, energie, onestà. Ciò spiega - aggiunge - perché ci siano in giro più opinionisti che veri giornalisti, più interpreti che testimoni di fatti. Non è un caso che le inchieste scarseggino mentre le invenzioni, travestite da scoop, pullulano. Semplicemente perché viene più facile commentare che raccontare. C’est plus facile! Con tutto quel che segue ahimè! Perché poi in questa tendenza a commentare la realtà piuttosto che a descriverla si inseriscono logiche pericolose. Ed il Papa non esita a dirlo quando nel suo Messaggio scrive:”E’ il caso di una comunicazione usata per fini ideologici o per la collocazione di prodotti di consumo mediante una pubblicità ossessiva. Con il pretesto di rappresentare la realtà, di fatto si tende a legittimare e ad imporre modelli distorti di vita personale, familiare o sociale” (n.2)”.

Vincenzo Grienti

a breve sarà disponibile l‘intervista integrale



Ultimo aggiornamento di questa pagina: 29-FEB-08
 

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