Continua lapprofondimento e la riflessione riguardo al messaggio di Benedetto XVI in occasione della prossima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali sul tema "I mezzi di comunicazione sociale: al bivio fra protagonismo e servizio. Cercare la Verità per condividerla che sarà celebrata il 4 maggio prossimo. Al riguardo abbiamo sentito monsignor Dario Edoardo Viganò, docente di comunicazione alla Pontificia università lateranense e Presidente dellEnte dello spettacolo.
I mass media si trovano oggi davanti a un bivio: scegliere di essere protagonisti di loro stessi proseguendo sulla strada di una effimera autoreferenzialità oppure intraprendere un percorso nuovo di autentico servizio nei confronti dellopinione pubblica e a favore della persona umana. Alla luce di quanto espresso da Benedetto XVI nel messaggio in occasione della prossima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, in che modo i media possono essere strumenti al servizio della verità? Due sono gli aspetti della domanda: il legame tra media e opinione pubblica e quello tra media e servizio alla verità. Il rapporto tra media e opinione pubblica è tuttaltro che semplice e scontato. Basti ricordare la provocazione di Pierre Bourdieu che negli anni Settanta sosteneva come lopinione pubblica non esistesse. La questione è molto complessa; stiamo assistendo infatti ad una sempre maggiore convergenza tra dispositivi mediali dove ognuno di essi è in grado di fare tutto e tutti sono identici tra loro. Cercare un contenuto in tv o nel cellulare , su un giornale o in rete è del tutto indifferente. Anche rispetto alla credibilità degli apparati mediali. I media sono sempre più vicini; si annullano le distanze indebolendo da una parte lautorevolezza del mezzo e dallaltra lincisività della proposta. Lo scenario attuale dunque domanda una complicità del fruitore delegando a questultimo la responsabilità del progetto comunicativo degli apparati mediali. Molti, troppi contenuti ma appunto, quanto incidono in maniera consapevole?
E per quanto riguarda la verità? I media al servizio della verità significa anzitutto tratteggiare un percorso di duplice ricerca: da una parte il profilo dellimpegno etico di coloro che sono i professionisti dei media; dallaltra le indicazioni morali di ogni singolo interlocutore/spettatore. Ciò fa emergere come limpegno di responsabilità è nei confronti di seri e competenti percorsi formativi, dalla famiglia, alla scuola, alla parrocchia, in grado di accompagnare ragazzi, giovani e adulti nella comprensione di una precisa antropologia cristiana.
Qual è a suo avviso laspetto centrale del messaggio del Papa e quali insegnamenti possiamo trarre dalle sue parole? Dopo la risurrezione Gesù invita i suoi discepoli ad andare in Galilea. Si delinea così il discepolato come un ripartire di nuovo, ripercorrere la sua strada. Il Papa ricorda che la verità che ci rende liberi è Cristo, perché solo Lui può rispondere pienamente alla sete di vita e di amore che è nel cuore delluomo. E prosegue indicando la condizione per avere passione della verità: chi lo ha incontrato e si appassiona al suo messaggio sperimenta il desiderio incontenibile di condividere e comunicare questa verità. E lincontro personale con il Maestro che cambia il cuore e la mente delle persone. Coloro che da credenti vivono da protagonisti nel mondo dei media, solo nella misura in cui hanno incontrato Gesù e vivono con coerenza, sapranno accompagnare, orientare le persone ad appassionarsi della Verità.
Vincenzo Grienti