«Convito nuziale del suo amore»: il Giovedì santo e il rito dellalleanza Nella memoria dellultima cena di Cristo con i suoi discepoli, prologo del Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto, la Chiesa è invitata a cogliere con animo stupito la sua origine nel dono nuziale che Cristo fa di sé. Nelle ore della passione egli si consegna al Padre e consegnandosi negli elementi conviviali del pane e del vino celebra le nozze damore con gli uomini.
«Tutta lattenzione dellanima deve rivolgersi ai misteri che in questa messa soprattutto vengono ricordati: cioè listituzione delleucaristia, listituzione dellordine sacerdotale e il comando del Signore sulla carità fraterna: tutto ciò venga spiegato nellomelia». (Preparazione e celebrazione delle feste pasquali, 45) Il documento appena citato mette in opportuna luce i doni di questa celebrazione che giustamente non vengono semplicemente considerati dei temi da svolgere, ma realmente «misteri» da celebrare (questo è il senso del verbo utilizzato, recoluntur). Una buona competenza celebrativa deve prendersi in carico lonere di celebrare questi misteri come si conviene al contesto liturgico. Nei momenti in cui ciò è consentito, la presa di parola deve rifuggire ogni tono moralistico o enfatico per abbracciare invece uno stile celebrativo raccordato alla Parola proclamata e profondamente inserito nel contesto del Triduo sacro. In questo modo la monizione introduttiva, lomelia e la preghiera dei fedeli non scadranno in considerazioni di sapore trionfalistico e patetico, ma, se ben preparate e calibrate, contribuiranno a celebrare la misericordia di Dio che nel sacrificio del suo Figlio ha donato la sua stessa vita.