Sussidio Quaresima-Pasqua 2013 - Ufficio liturgico nazionale
24 febbraio - II Domenica
"Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!" (Lc 9,35)


«Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò, e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra», dice il Signore ad Abramo (Gen 12,3).
La Chiesa cattolica riconosce che, secondo il mistero divino della salvezza, gli inizi della sua fede e della sua elezione si trovano già in Abramo, nei patriarchi e nei profeti. «Essa confessa che tutti i fedeli di Cristo, figli di Abramo secondo la fede, sono inclusi nella vocazione di questo patriarca e che la salvezza ecclesiale è misteriosamente prefigurata nell‘esodo del popolo eletto dalla terra di schiavitù» (NAe, n. 4). Per questo non può dimenticare che ha ricevuto la rivelazione del Primo Testamento per mezzo del popolo di Israele con cui Dio ha stretto un’alleanza mai revocata. Gesù e i suoi apostoli erano ebrei, come molti dei primi discepoli. Anche Paolo era ebreo. Agli ebrei, come scrive quest’ultimo, «appartiene l‘adozione a figli e la gloria e i patti di alleanza e la legge e il culto e le promesse, ai quali appartengono i Padri e dai quali è nato Cristo secondo la carne» (Rm 9,4-5). La Chiesa, poi, crede che Cristo abbia riconciliato gli ebrei e i gentili per mezzo della sua croce e dei due ha fatto una sola cosa in se stesso (cfr. Ef 2,14-16).
Essendo perciò tanto grande il patrimonio spirituale comune a cristiani e ad ebrei, la Chiesa cattolica - in particolare dal Concilio Vaticano II in avanti - promuove la mutua conoscenza e il dialogo fraterno tra loro. Essa, d’altra parte, condanna gli odi, le persecuzioni e tutte le manifestazioni dell‘antisemitismo dirette contro gli ebrei «in ogni tempo e da chiunque».
Tutta la storia della salvezza, che trova nella vocazione e nella fede di Abramo uno dei suoi momenti più alti, testimonia un speciale vocazione per cristiani ed ebrei insieme verso tutta l’umanità al fine di promuovere l’unità di tutte le “famiglie della terra”, in virtù del loro speciale rapporto, che ha un carattere paradigmatico nei confronti di tutte le altre religioni.
Per questo lBenedirò coloro
llllllllla Chiesa, come si legge in Nostra Aetate n. 3, «guarda anche con stima i musulmani che adorano l‘unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti di Dio anche nascosti, come vi si è sottomesso anche Abramo, a cui la fede islamica volentieri si riferisce». I musulmani non riconoscono Gesù come Dio, ma lo venerano come profeta, onorando altresì Maria sua madre così come onorano molti dei patriarchi e dei profeti. Essi attendono il giorno del giudizio, rendendo culto a Dio con la professione della fede, la preghiera, le elemosine, il pellegrinaggio ai luoghi santi e il digiuno.
 
 
In considerazione di questo, consapevole del peso del passato e della sua eredità, nonché dei conflitti del presente, la Chiesa cattolica ha scelto per il dialogo con questi credenti, ritenendo che la comune radici abramitica possa essere la risorsa spirituale per esercitare la mutua comprensione, e per promuovere - insieme per tutti gli uomini di buona volontà - la giustizia, i valori morali, la pace e la libertà.
La promessa, e la benedizione, di Dio ad Abramo, a cui esplicitamente, seppure in modi diversi, si riferiscono ebraismo, cristianesimo e islâm, si estende a «tutte le famiglie della terra». Ciò avviene in maniera misteriosa. Certo, gli uomini attendono da diverse religioni le risposte alle grandi domande sulla condizione umana: la natura dell‘uomo, il senso della nostra vita, il bene e il male, la morte, il giudizio... «La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini» (NAe, n. 2).
La Chiesa riconosce dunque che i vari popoli costituiscono una sola comunità: essi hanno una sola origine anche un solo fine ultimo, Dio, la cui bontà e il cui disegno di salvezza si estendono a tutti (Cfr. Ap 21,23-24).


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 22-GEN-13
 

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