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Gli spot dell‘8x1000: quando la Chiesa è un "hacker"



«Dire che la chiesa è un hacker significa affermare in modo provocatorio il suo ruolo sempre dirompente. Attraverso la campagna 8x1000, infatti, la chiesa non difende un privilegio, ma opera un gesto doppiamente sovversivo (hacker, come ricorda Spadaro in Cyberteologia, significa sia "fare a pezzi", rompere le logiche, sia "cavarsela", trovare una via nuova):
- sostituisce alla logica imperante e astratta del mercato quella basata sulla singolarità e irripetibilità di ogni singolo membro della famiglia umana invitandolo alla corresponsabilità economica;
- risponde allo "tsunami informativo" in un contesto di appiattimento delle fonti con una comunicazione autorevole perché testimoniale, e densa di significato perché radicata in un silenzio operoso. Una parola differente perché intrecciata con la vita e col silenzio. Una parola inclusiva che consente di passare dalla connessione alla comunione, e che permette alla chiesa di realizzare pienamente, nel nuovo contesto esistenziale, la propria missione ecclesiale.»
 
È questo uno dei passaggi dell’intervento di mons. Domenico Pompili, Direttore dell’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali, al IV Campus per seminaristi “ComuniDare”, organizzato dal Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa Cattolica e in corso a Rocca di Papa (RM) dal 4 al 7 settembre.
In allegato vi proponiamo per intero il testo della sua riflessione, dedicata agli spot come forma di comunicazione sociale nella Chiesa.


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 04-SET-12
 

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