SNEC - Un libro al mese
Il contenuto


Non bisogna cercare un “canone” che orienti i progettisti, ma bisogna coinvolgerli «nella adeguazione delle chiese a ciò che Spirito ora dice a esse». Il percorso espositivo del volume ha lo scopo di portare l‘architetto alla sapienza della liturgia, per cui anzitutto vengono le “ermeneutiche” affrontando le quali si definiscono i termini entro i quali ci si muove: oggi, ma nella prospettiva di come si è arrivati all‘oggi attraverso lunghi travagli che hanno impegnato la riflessione teologica, l‘ecclesiologia, la liturgia nella storia. Quindi, per esempio, parlando dell‘estetica della chiesa edificio si richiama la necessità che questa non sia effimero frutto di “mode” o di tecnologie non affidabili. Il metodo espositivo, caratteristico dell‘Autore, è ricco di continui rimandi ai testi magisteriali, della Tradizione, dei Padri e di un assiduo scavo filologico che aiuta in ogni caso a non fermarsi sulla superficie. Di qui il richiamo a “temperanza” e “prudenza” quali virtù cui il progettista dovrà far ricorso nello studiare i tanti argomenti che portano alla «sinergia tra la trascendenza artistica e la trascendenza liturgica nell‘opera teandrica che è l‘edificio ecclesiale».

Il capitolo sulle ermeneutiche porta il lettore a muovesi su un terreno che gli consente di dialogare col liturgista e l‘Autore lo conclude con l‘avvertimento di evitare qualsiasi confusione «tra committenza-consulenza e autore», così che il committente non si improvvisi progettista, ma neppure il progettista si illuda di divenire liturgista in forza della sua arte.
Il capitolo successivo, dedicato all‘architettura “per” la liturgia, apre con una disquisizione sull‘importanza dell‘autenticità nelle opere, così che queste - grazie alla forma e alla consistenza materica, siano «celebrazione anche quando non stanno in funzione rituale». 
Avvertendo subito però di rifuggire dall‘allegorismo supponendo che questo possa acquisire il senso del simbolo, poiché «mentre nel segno simbolico il nesso tra significante e significato non è convenzionale ma è connaturale... nel segno allegorico il significante rimane distinto dal significato, la loro connessione è accidentale, convenzionale e semplicemente indicativa, e la significanza prodotta non ne effettuale la presenza come, invece, fa il simbolo».
E subito il presenta la difficoltà: come esprimere in modo adeguato il valore simbolico col linguaggio dell‘architettura contemporanea, mostrando come esempio il progetto dell‘architetto Ludovico Quaroni per la chiesa di Gibellina nuova, frutto di studio attento e meditato eppure non adeguatamente riuscito: «Quaroni non è stato (fatto) consapevole della metonimia ecclesiale a cui la liturgia cristiana dà luogo nel suo proprio edificio cultuale».
 
Valenziano cita le parole con cui Quaroni presenta la chiesa: “La nostra cupola-abside nasce dall‘incontro della sfera col parallelepipedo dell‘aula... la cavità interna, inaccessibile, copre lo spazio destinato al culto più sacro.... La simbolica perfezione della sfera - soprannaturale - rappresenta la continuità, l‘infinito...” (L. Quaroni, La chiesa, 90-91). E commenta: «È così che egli l‘ha “ideata”, con lessico e grammatica e sintassi d‘anonimato liturgico. E così.... allorché s‘è sfasciata [la copertura crollò nel 1994 - n.d.r.] non sono riuscito a rimpiangerne la pur bella genericità staticizzata ideologicamente sulla “idea di chiesa” / “idea di casa del Signore”: essa non era dinamica dell‘immagine ecclesiale, della figuratività della “Chiesa edificio di Dio” / “”Chiesa sposa di Cristo”».
Anche Valenziano, come altri autori, si riferisce alla chiesa di San Lorenzo a Monaco, progettata negli anni ‘50 del ‘900 da Emil Steffan, come un esempio di riuscita espressione anticipatrice del Concilio, in cui si rifuggono richiami agli stili architettonici del passato, mentre si manifesta primariamente una consapevole adesione alla dinamica liturgica.
Lo studio della distribuzione dei luoghi liturgici consegue logicmanete nel testo: il richiamo al dettato conciliare - lo spazio cultuale è costruito per l‘azione liturgica, non per la passività religiosa, non per sacre rappresentazioni ma per la partecipazione piena, attiva, efficiente (Sacroscanctum Concilium 11.21.26) - si accompagna a una polemica verso l‘uso diffuso nella progettazione contemporanea di “pedane plenarie”, simili a palchi teatrali ove si raccolgono i diversi luoghi liturgici (altare, ambone, sede), in modo tale da obliterare la dinamica che tra essi dovrebbe attivarsi.
All‘architettura spetta invece di trovare una continuità con la tradizione, una coerenza con la liturgia che sia ben ravvisabile anche nella forma dell‘edificio, una individuazione chiara dei diversi poli liturgici entro una logica di rapporti complessivi che deve legarli tra loro senza sovrapporli.
A esempio di una ricerca condotta in questa direzione, è citata la chiesa di Cava dei Selci (Roma) progettata da Sandro Benedetti, che così descrive la propria opera: la chiesa “reinterpreta con una rotazione di 45 gradi la pianta centrale bizantina a croce greca, ne rompe la ieraticità spaziale e, accelerandone le potenziali tensioni diagonali, costruisce una convergenza dello spazio sul luogo dell‘altare. Anche con l‘apposizione, sulla verticale, di un tiburio-camera-di-luce che diviene il polo spaziale principale. La definizione esterna si costruisce per emanazione delle cellule spaziali interne”.
 
Citato è anche il progetto originario (del 1968, poi da altri cambiato) di P. Culotta e G. Leone per la chiesa di Finale in Sicilia.
 
Nell‘affrontare il tema delle eminenzialità dello spazio liturgico, l‘Autore pone anzitutto la coppia luce - battistero, la cui associazione appare evidente. La luce (su cui insiste anche Pasquale Culotta nella postfazione, come momento cardine del progetto) è all‘inizio della Creazione e, nello spazio costruito, è l‘elemento che primo contribuisce a conformarlo; il battistero è il primo “luogo” della vita cristiana, poiché ne costituisce l‘accesso.
Segue la coppia aula-ambone, dove il primo termine individua il luogo in cui si riunisce l‘assemblea celebrante, e il secondo la fonte dalla quale essa attinge: la parola di Dio. E per l‘ambone Valenziano richiede una giusta condizione di monumentalità. In tale contesto si dipana un ragionamento che tocca il tema della soglia e quindi del significato della porta della chiesa. E poi della pianta, qui evidenziando anche il tema della verticalità che l‘attraversa generando una dinamicità ulteriore che si somma a quella delle tensioni orizzontali e quindi trattando il tema dell‘onfalo (lo “ombelico” della chiesa), individuato nello spazio vuoto antistante l‘altare: il luogo dove si recano coloro che si comunicano nonché privilegiato per la celebrazione del sacramento del matrimonio: «se l‘edificio liturgico è la metonimia figurativa del mistero della Chiesa con il suo Cristo, il sacramento del matrimonio ne è l‘icone vivente». Rilevanti in tale contesto anche le notazioni svolte sulle pavimentazioni che segnano percorsi ed esprimo il carattere tipologico dell‘edificio: i pavimenti che con le antiche elaborazioni musive erano progettati insieme con tutto lo spazio della chiesa.
Altra eminenzialità è la coppia bema-altare. Qui si rifugge l‘identificazione bema-presbiterio, poiché quello è luogo elevato su cui porre l‘altare, e Valenziano, supponendolo «autonomo relativamente ogni altra sopraelevazione dell‘aula», prosegue: «apprezzerei sua forma architettonica adeguata quella che rendesse visivamente unanime l‘assemblea, non tanto in una visibilità unanime che essa può avere del bema, quanto della visione che unanimemente essa deve avere del Cenacolo e del Calvario “nel” bema» (pag. 233) - ovvero, dell‘altare.
Così sono tratteggiate alcune caratteristiche sostanziali di una chiesa in cui sia tutto il popolo a partecipare attivamente alla celebrazione del rito.
 
Il volume reca in calce una documentazione con ampie citazioni di Sacrosanctum Cncilium, Inter Oecumenici, Lumen Gentium, Le rénouveau liturgique, Dei Verbum, Presbyterorum Ordinis, Gaudium et Spes, L‘heureux développement, Pontificales Ritus, Principi e norme per l‘uso del Messale Romano, Rito del Battesimo dei bambini, Lezionario, Linturgicae Instaurationes, Principi e Norme per la Liturgia delle Ore, Rito della Comunione fuori della Messa e Culto Eucaristico, Rito della Penitenza, Rito di Dedicazione della Chiesa e dell‘Altare, Inaestimabile Donum, Codice di Diritto Canonico, Precisazioni della Conferenza Episcopale Italiana alla seconda edizione del Messale, Il Rinnovamento Liturgico in Italia, L‘interesse per la musica, Benedizionale, La Progettazione di nuove chiese.


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 23-AGO-12
 

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