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Malawi: missione reporter


«Meglio accendere una lanterna che arrabbiarsi con l’oscu­rità». Lo ripete spesso, col suo usuale tono lento e pacato, padre Piergiorgio Gamba. Forse perché questo antico prover­bio africano è una metafora dei suoi ultimi 38 anni. In cui il missionario monfortano ha, ap­punto, “acceso lanterne”. Piccole luci che in­sieme, però, hanno rischiarato – e continua­no a farlo – i momenti più bui della storia del Malawi. Le “lanterne” di padre Piergiorgio so­no plichi di carta e inchiostro che, nel tempo, sono diventati riviste, libri, pubblicazioni sco­lastiche, una radio e perfino una tv. «Non l’ho fatto da solo. In tanti portiamo avanti il pro­getto ». In ogni caso, risulta incredibile che un’équi­pe di religiosi sia riuscita a costruire dal nien­te un gruppo editoriale, Monfort Media, in un Paese dove il 30 per cento della popolazione è analfabeta. Il Malawi – incastrato tra Zam­bia, Zimbabwe, Tanzania e Mozambico – il 162esimo Stato, su 175, per sviluppo umano. Eppure, «un Paese si può cambiare», dice pa­dre Gamba. Da questa incrollabile speranza nasce a Balaka Monfort Media. La sua storia comincia nel 1992 e si intreccia, fin da subito, con quella della democrazia malawiana. Che allora non esisteva. «La dittatura di Kamuzu Banda, da 28 anni al potere, era sempre più brutale – racconta il sacerdote –. La Chiesa e­ra tormentata dal dubbio se parlare e correre il rischio di vedere i missionari espulsi dal Pae­se o restare in silenzio». Nel 1992, i vescovi ma­lawiani presero una decisione cruciale. «Scris­sero una lettera, “Vivere la nostra fede”, un du­ro atto d’accusa al regime, e ci chiesero di stamparla in 16mile copie. Eravamo gli unici ad avere una stamperia. Le suore venivano con l’ambulanza per ritirare gli esemplari pronti e metterli al sicuro. In attesa dell’8 mar­zo: quella domenica il documento fu letto in tutte le Chiese». Dal pulpito, l’eco delle paro­le arrivò fin nei remoti villaggi del Malawi su­scitando una presa di posizione netta della società civile. Incapace di resistere alla pres­sione, Banda indisse un referendum e lo per­se. «Avevamo ottenuto la democrazia. Ma que­sta, senza la partecipazione della gente, è un guscio vuoto. Volevamo offrire alle persone spazi di dialogo, dibattito, confronto». Le rivi­ste, appunto. Uno dopo l’altro, tra il 1995 e il 1996, sono nati i tre bimestrali in inglese: La lanterna, Insieme, rivolto ai giovani, Nuova speranza , per i carcerati. Poi, è stato il turno del quindicinale Mkwaso (Sentiero), l’unico del Paese in lingua chicherwa, quella parlata nelle campagne dove vive l’80 per cento del­la popolazione. Cinque anni fa è arrivata la tv Luntha (sapienza) che, da tre mesi, copre il 70 per cento del territorio. «Certo, ogni copia è un’avventura: manca la corrente per due o tre ore al giorno, così dobbiamo usare i genera­tori. Il gasolio per farli funzionare, però, scar­seggia. Così andiamo a comprarlo in Zim­babwe, sempre se riusciamo a eludere la sor­veglianza della polizia che considera illegali gli acquisti di benzina all’estero… Però ne vale la pena».
Non è retorica. Le riviste di Monfort Media hanno combattuto e vinto battaglie storiche: da quella contro la pena di morte alla lotta per ridurre l’endemica Aids e la mortalità infan­tile. «I maggiori problemi sono la distribuzio­ne e i costi». Per diffondere le riviste i missio­nari hanno aperto dieci chioschi. Ogni esem­plare viene venduto all’equivalente di un eu­ro, per produrla, però, ce ne vogliono due. Il minimo per mandare avanti la casa editrice e pagare gli stipendi di 25 giornalisti e 47 tipo­grafi.
È dura tirare avanti. Padre Gamba, però, non si arrende. Monfort Media ha ancora molte battaglie da affrontare. Dopo la semidittatu­ra del presidente Bingu wa Mutharika, da due settimane al potere c’è Joice Banda. «È un mo­mento di speranza», conclude padre Gamba. Ora più che mai c’è necessità di luce. Le sue “lanterne” devono restare accese.
 


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 18-APR-12
 

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