www.chiesacattolica.it/ucs - News
Politica, un tweet non basta



«Metta pure che io sono uno del Novecento mentre qui ­mi pare - si parla della comunicazione del Due­mila. Ma a mio avviso la politica è un’altra cosa». Giuseppe De Rita, tra i fondatori del Censis e da sempre analista del ‘Si­stema Italia‘, è piuttosto drastico sull’esplosione dei social network nella comunicazione politica. «Le racconterò un episo­dio. Di quando Adriano Ossicini, accusato di es­sere un gruppettaro cat­tocomunista, incontrò De Gasperi che andò a trovarlo al Fatebenefra­telli, dove lavorava, sul­l’Isola Tiberina, e gli dis­se di prepararsi alla nuo­va era da costruire insie­me. Pensi quanto era profetico quell’incontro, si era nel 1939-40 e già si guardava alla fine del fa­scismo. E non a caso l’O­vra sorvegliava...».

Oggi invece, lei dice, ci farebbero un tweet, «sia­mo tutti qui»...
Guardi, non sottovaluto ruolo e funzione dei nuovi strumenti. Ma la politica non può andare dietro al giorno per gior­no, o all’ora per ora cui siamo arrivati. C’è biso­gno di elaborazione, di preparazione. Di comu­nicazione verticale, in­somma, più che orizzon­tale.

Viene in mente il di­scorso che a volte si fa sui genitori. Sul fatto che quando non ci so­no valori da comunica­re si pensa di sopperire facendo gli amiconi, con i figli.

È esattamente così. Nes­suno più di me ha cre­duto e crede nella comu­nicazione orizzontale, ne ho parlato quando ho descritto i localismi, i rapporti fra imprese, i di­stretti. Ma qui è diverso, si tratta di elaborare un pensiero alto, di farsi classe dirigente.

I social network non possono aiutare?

Non credo che possano servire a elaborare una linea politica. Sono tan­te molecole, che non fanno un disegno. Qui c’è da recuperare l’auto­revolezza della politica, da individuare gli obiet­tivi di sviluppo, la di­mensione solenne della legge e quindi del legi­slatore.

I partiti sono in crisi, ul­timamente pare non si abbia neanche idea di che cosa farne dei fi­nanziamenti, come sembra voler dire il ca­so Lusi. Ma allora, come se ne esce?

Teilhard de Chardin in­dicava l’esigenza di an­dare «in alto e in avanti», ricordando le due di­mensioni dello sviluppo. Sono parole di un teolo­go, ma credo possano es­sere applicate anche alla politica, e alla politica di oggi.

Non si tratta anche di u­na nuova possibilità di partecipazione?
La riflessione del web re­sta lì, ha vita effimera, tutto sommato credo l’o­pinione si diffonda an­cora attraverso i giorna­li, che hanno la dimen­sione dell’approfondi­mento.

Ma un tweet oggi non lo invierebbe anche De Ga­speri?

Credo proprio di no. Lui lavorava alla biblioteca vaticana, era amante più del silenzio e dell’elabo­razione.

Silenzio e parola sono e­lementi essenziali della comunicazione, ricorda il Papa. Su Twitter. Vede, c’è anche il Papa, su Twitter...

Quando c’è un messag­gio da comunicare ogni mezzo di comunicazio­ne è utile. Ma non mi pa­re che, in politica, siamo in questa fase. Siamo nel pieno della fase dell’ela­borazione.

Gianfranco Bettetini, da grande sociologo della televisione, ricor­da che i migliori senti­menti sono ancora quelli che non possono essere veicolati media­ticamente. Questo vale anche per la Rete e per la politica?

La politica è anche «e­mozione collettiva», ci ri­corda ancora una volta De Gasperi. E in quanto tale non si trasferisce at­traverso i social network. Che sono utili, ma non possono sostituire il con­tatto umano, gli incontri, i raduni, e il confronto fra uomini in carne ed ossa.


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 30-MAR-12
 

Chiesa Cattolica Italiana - Copyright @2005 - Strumenti Software a cura di Seed