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«Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» (1Pt 3,15)
Un cammino di assimilazione e di santità
13. Come la speranza aiuta a comprendere e vivere le situazioni che maggiormente interpellano lesistenza contemporanea?
Linterrogativo punta al cuore del cristianesimo incarnato. Cristo, il Risorto, sta al centro e alimenta in noi una luce per il mondo. Lo ribadisce la prima lettera di Pietro: «Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori», e siate «pronti sempre a rispondere a chiunque domandi ragione della speranza che è in voi» (1Pt 3,15). La vita rinnovata del credente, come esplicito annuncio del Vangelo e come gesto nascosto e silenzioso, è sempre testimonianza di Gesù Crocifisso e Risorto. Al credente è proposto un cammino di assimilazione allamore del Crocifisso e alla vita nuova del Risorto. È un cammino segnato dal limite e dal peccato, ma ancor più fortemente dal dono e dal perdono di Dio in Cristo. È apertura progressiva alla vita vera e buona, bella e felice: «Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente luomo alluomo e gli fa nota la sua altissima vocazione» (GS 22). Il protagonista dellassimilazione a Cristo è lo Spirito Santo, che abita nel cuore dei credenti e li guida sul cammino di una vita nuova. Lesistenza cristiana diventa così vita secondo lo Spirito, se accoglie la sua presenza, si apre alla sua azione silenziosa e permanente, produce i suoi frutti di comunione, matura i suoi carismi di servizio alla Chiesa e al mondo. Questo è il cammino di santità a cui ogni credente è chiamato. Questa è lautentica vita spirituale capace di rispondere alla domanda di interiorità che, seppure talora formulata in modo confuso, emerge nel nostro tempo. Resi uomini nuovi dallo Spirito, caparra del mondo futuro, i cristiani si sentono però realmente e intimamente solidali con il genere umano e la sua storia (cfr Gaudium et spes, 1). Proprio attraverso la lettura dei segni dei tempi, che nei quarantanni del dopo Concilio è stata unattenzione viva della nostra Chiesa, si è cercato di superare la separazione tra coscienza cristiana e cultura moderna, favorendo un più stretto rapporto tra evangelizzazione e promozione umana, praticando il discernimento comunitario e accogliendo le istanze del Progetto culturale orientato in senso cristiano in connessione con lurgenza della nuova evangelizzazione. Oggi siamo invitati a riconoscere che questo nostro tempo ha una grande nostalgia di speranza, anche per i rischi insiti nelle rapide trasformazioni culturali, in particolare per la deriva individualistica, per la negazione della capacità di verità da parte della ragione, per loffuscamento del senso morale. Ogni cristiano è chiamato a collaborare con gli uomini e le donne di oggi nella ricerca e nella costruzione di una civiltà più umana e di un futuro buono. Questo comporta il dedicarsi ai frammenti positivi di vita, custodendo però la tensione verso la speranza escatologica che non può mai essere del tutto esaudita. Per il cristiano testimone gli interlocutori non sono mai semplici spettatori né il contesto è realtà indifferente. Allo stesso tempo, egli non si adatta a ogni costo al contesto o ai gusti degli interlocutori. La vita cristiana non può restare rinchiusa nellorizzonte di una cultura e di istituzioni definite, ma ha le risorse per discernere i valori dalle negatività e per valutare ciò che concorre allaffermazione della dignità della persona e ciò che la minaccia. Appaiono in proposito particolarmente illuminanti le parole di Paolo VI: «Il Vangelo, e quindi levangelizzazione, non si identificano certo con la cultura, e sono indipendenti rispetto a tutte le culture. Tuttavia il Regno che il Vangelo annunzia, è vissuto da uomini profondamente legati a una cultura, e la costruzione del Regno non può non avvalersi degli elementi della cultura e delle culture umane. Indipendenti di fronte alle culture, il Vangelo e levangelizzazione non sono necessariamente incompatibili con esse, ma sono capaci di impregnarle tutte, senza asservirsi ad alcuna» (Evangelii nuntiandi, 20). La testimonianza cristiana è sollecitata a tener conto della maggior autonomia che lepoca attuale attribuisce a ogni individuo, facendosi però carico dello spaesamento di molti che sperimentano la sensazione di non sapere dove si vuole andare e di non disporre di sicuri criteri di orientamento e di scelta. I discepoli sono chiamati a continuare il racconto della speranza, a scrivere una per una le opere della fede che formano una sorta di cristologia vivente. Le situazioni nelle quali si esprime la testimonianza possono così diventare una storia del Vivente e un invito a svolgere oggi quella cristologia dinamica formata dallesperienza dello Spirito, attraversata dalla promessa del Risorto: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).
Un cammino di discernimento 14. Oggi, in una società e in una cultura fortemente pluralistiche e insieme individualizzate - per i processi di differenziazione sociale, di specializzazione delle istituzioni, di soggettivizzazione - vengono richieste ai singoli competenze e prestazioni a volte contraddittorie, in un clima di aspra competizione e di grande incertezza. Dopo il crollo delle ideologie forti e dopo la fine del conflitto bipolare, lasse si è velocemente spostato verso un confronto con i fedeli di altre religioni che dal bacino del Mediterraneo sono giunti nel nostro Paese, facendo dellItalia un ponte gettato tra Nord e Sud-Est. Ciò comporta un nuovo esercizio della speranza e una rinnovata vigilanza del nostro modo di essere cristiani in Italia e in Occidente. La cultura dellaccoglienza, del rispetto reciproco e del dialogo tra le civiltà e le religioni va sviluppata senza cedere allindifferentismo circa i valori e senza trascurare la fisionomia culturale del nostro Paese e dellEuropa tutta. Rispetto ai processi di unificazione europea, il cammino di riconciliazione tra le varie famiglie cristiane costituisce una svolta decisiva nellorizzonte della piena comunione nellunica Chiesa. Senza un convinto ecumenismo, che spinga allincontro non solo le teologie ma anche le tradizioni spirituali, non è possibile una nuova evangelizzazione nei paesi europei di antica tradizione cristiana. Le comuni radici cristiane dellEuropa potranno rinverdire la loro linfa vitale se lecumenismo pervaderà la preghiera e lo studio, lo scambio e il confronto tra i cristiani. Una più condivisa identità cristiana è la base anche per il dialogo con i credenti di altre religioni e con gli uomini di buona volontà. La bellezza e la forza della tradizione del cristianesimo occidentale potranno, inoltre, essere valorizzate a pieno se messe in comunicazione con la tradizione del cristianesimo orientale, in quella intima connessione che ha arricchito entrambe al tempo della Chiesa indivisa. LEuropa respirerà così a due polmoni, secondo la felice immagine proposta da Giovanni Paolo II. In questo contesto una particolare attenzione va rivolta alle trasformazioni culturali, soprattutto per il loro evidente risvolto antropologico. La testimonianza cristiana si fa carico dellindispensabile mediazione storica della coscienza credente, che si articola e si precisa nelle concrete espressioni culturali, come evidenziato in diverse circostanze dal nostro Progetto culturale. Lattenzione dialogica e critica ai mutamenti culturali e antropologici appare oggi unesigenza irrinunciabile della fede cristiana, della vitalità delle comunità ecclesiali, dello stesso amore cristiano. Si tratta, più precisamente, di sviluppare una continua interconnessione tra la formazione cristiana e la vita quotidiana, tra i principi dellantropologia cristiana e le decisioni etiche, tra la dottrina sociale cristiana e le scelte e i comportamenti, per cercare con libertà, con creatività e nel dialogo con le diverse espressioni culturali le iniziative più efficaci e le soluzioni appropriate. In particolare occorre tenere presenti alcuni nodi problematici, tipici del nostro tempo, come la scissione tra razionalità strumentale (tecnologico-scientifica, giuridico-amministrativa, economico-finanziaria...) e vissuto affettivo ed emotivo; la giustapposizione di fiducia quasi illimitata nella conoscenza scientifica e tecnologica e lo scetticismo diffuso quanto alla capacità delluomo di conoscere la verità e il senso dellesistenza; la rivendicazione della libertà individuale insindacabile accompagnata a una credenza largamente condivisa nel determinismo (biologico, psichico, sociale); la giustapposizione di individualismo e di apprezzamento per i valori delletica pubblica e del bene comune; la tensione tra nuove condizioni del lavoro, benessere sociale e giustizia internazionale.
Ambiti della testimonianza 15. È opportuno che lesercizio della testimonianza, con i cammini e i criteri indicati, presti attenzione ad alcune grandi aree dellesperienza personale e sociale. In tal modo si potrà dare forma storica alla testimonianza cristiana in luoghi di vita particolarmente sensibili o rilevanti per definire unidentità umana aperta alla speranza cristiana. Questi ambiti hanno una valenza antropologica che interpella ogni cristiano e ogni comunità ecclesiale. Sono da affrontare per fare emergere un sentire e un pensare illuminato dalla luce che il Vangelo proietta su ciascun campo dellumano. E sono da vivere con la coscienza avvertita di quanto incidono sul senso globale dellesistenza.
Per la riflessione e il confronto (N.B. I testi riportati qui sotto sono disponibili anche nelle diapositive .Pdf allegate in calce alla pagina)
- Chiamati alla santità, in una vita secondo lo Spirito, i credenti devono inscrivere il loro impegno di rinnovamento dentro la cultura del proprio tempo impregnandola evangelicamente. Quali sono le possibilità e i rischi che il clima culturale presenta oggi per lannuncio e la testimonianza cristiana?
- Il credente deve essere in grado di percepire e valutare le sfide che le attuali trasformazioni sociali e culturali pongono al suo impegno di testimone che intende contribuire al rinnovamento della società e della cultura. Con quale consapevolezza e con quali atteggiamenti è vissuto il confronto culturale e religioso? Il dialogo ecumenico è percepito come opportunità significativa anche per la formazione di una comune coscienza europea? Quale apporto può dare il credente per una visione delluomo e per valori etici condivisi?