Avvento-Natale 2011 - Ufficio liturgico nazionale
Introduzione biblico sapienziale


Alle radici del peccato
 
Molto opportunamente, la solennità dell’Immacolata Concezione si inserisce nel percorso dell’Avvento, inteso come percorso educativo, che ci riporta alla paternità di Dio, e all’autentica figliolanza. Una percezione distorta della relazione con il creatore e della propria identità di creatura è infatti all’origine del peccato, e ne diventa l’espressione: il serpente insinua il dubbio sull’operato di Dio, come se il suo comandamento fosse una privazione, un impedimento ad una perfetta conoscenza e felicità. L’illusione che anima i due è di divenire “uguali a Dio”: ma nel momento in cui essi si vedono, con gli occhi del proprio orgoglio, si scoprono nudi.
 
 
La percezione della fragilità
 
Con grande finezza il racconto genesiaco pone la vergogna prima dell’annuncio della morte. Il peccato è percepito prima che ne vengano esplicitate le conseguenze negative. L’uomo e la donna si scoprono “nudi”: una nudità che non ha una connotazione sessuale, ma indica piuttosto la radicale fragilità che essi scoprono in se stessi, una fragilità non più rischiarata dall’armonia con il creato e dalla fiducia in Dio. La pretesa di raggiungere una conoscenza superiore non fa altro che condurre all’abisso del proprio limite. Ma senza la presenza di Dio, la loro percezione di disarmonia e rottura resta insufficiente, anzi non fa altro che avvilupparli ancora di più nella finzione e nella perdita d’identità.
 
 
In cerca della moneta smarrita, del figlio perduto
 
Dio va in cerca di Adam e di Eva; li va a chiamare, li interroga. «Dove sei? Che hai fatto?»: sono le parole che risvegliano una coscienza differente rispetto alla spaventosa consapevolezza della propria fragilità. Il comportamento di Dio smentisce il dubbio e le paure della creatura umana, anche se non ricompone immediatamente l’armonia perduta. La storia dell’umanità in generale e di Israele in particolare si configura come una continua ricerca da parte di Dio, per ritrovare l’uomo peccatore. Nel vangelo di Luca questa ricerca viene espressa dalle cosiddette parabole della misericordia: la pecora smarrita, la moneta perduta, i due figli insofferenti all’amore del Padre. Nel racconto della Genesi la ricerca di Dio e la lotta conseguente viene espressa dalle parole della maledizione che riguarda il serpente: il nemico è maledetto e una lunga lotta viene annunciata tra le due discendenze; ma si intuisce che Dio sta dalla parte di Eva, che non parteggia per il serpente.
 
 
La svolta della storia
 
Se prendiamo in mano la Scrittura, constatiamo che una lunga storia, un lungo elenco di vicende separano il racconto iniziale della Genesi e l’inizio del vangelo secondo Luca, in cui è narrata l’Annunciazione. Ma un elemento rimane costante: da un lato la volontà di Dio di salvare, dall’altro la disobbedienza da parte dell’uomo. Da un lato la Parola di Dio, che rimane per sempre. Dall’altro l’inaffidabile condotta dell’umanità, e anche del popolo eletto da Dio. Maria è scelta e investita della grazia di Dio per poter dare quell’obbedienza che era sempre mancata. Nella sua piena disponibilità alla parola divina avviene il concepimento del Verbo. Essa è “scelta prima della creazione del mondo”, come dice la lettera agli Efesini, per essere “santa e immacolata di fronte a lui nella carità”; ma in lei tutti i credenti partecipano della medesima santità.


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 02-DIC-11
 

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