Avvento-Natale 2011 - Ufficio liturgico nazionale
Proposta della Caritas


Il Verbo si fece uomo
 
Così dice il Signore: "Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio popolo Israele. Sono stato con te dovunque sei andato, ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra”.
(2 Samuele 7, 5.8b-9)
 
 
… e venne ad abitare IN MEZZO A NOI
 
I rifugiati sono visti a Niamey come mendicanti e potenziali ladri da buona parte della gente e solo occasionalmente esistono. In transito permanente a Niamey sperando nell‘asilo politico in un Paese più ricco ed accogliente di futuro. E così passano gli anni e qualcuno trova un‘altra spiaggia di approdo e poi manda le foto della nuova sistemazione ambita. Il Canada o i Paesi scandinavi o gli Stati Uniti. E nell‘attesa scorre la vita.
Pelagie è originaria del centro Africa e si trova rifugiata in Niger dal 2005. Anch‘essa in attesa di partire o di tornare. Sua figlia maggiore soffre molto il clima e lei fa sopravvivere la famiglia inventando bambole di pezza che suo marito arreda e fa stare in piedi col filo di ferro. Fa trecce molto sottili anche per le ragazze musulmane che solo di sera sfoggiano la libertà di sedurre. I rifugiati riconosciuti sono poche decine. Oltre coloro che sono stati ospitati in altri Paesi si contano coloro che sono nel frattempo scomparsi e seppelliti da qualche parte.
Il Niger è una grande porta d‘ingresso per l‘Africa del Nord e il Mediterraneo. A volte si trasforma in porta di uscita e occasionalmente in porta girevole con vista sul deserto. Si condivide la povertà e si maledice la miseria e le ricorrenti carestie che il distratto fiume Niger non riesce a lenire. Il marito di Pelagie fa il giardiniere e coltiva i fiori rimasti a germogliare tra le ville e i conventi della capitale. Non si trova lavoro perché i lavori qualificati e remunerati sono riservati a chi possiede la nazionalità nigerina. I rifugiati sono la parabola di un mondo dove solo le guerre sembrano aver ragione. Passano gli anni e arrivano i figli e crescono da rifugiati per scelta o per necessità.
La figlia più piccola di Pelagie ha il sorriso appena rubato da una sorgente e indossa le treccine che sua madre le ha confezionato. A scuola non porta il velo e allora le compagne non vogliono avvicinarla quando si presenta con le trecce nuove. Si chiama Dorcas, che significa Gazzella. Come nelle favole di una volta.
 Un missionario italiano in Niger
 
 
Segni di speranza
 
Tramite questa testimonianza, conosciamo uno dei luoghi da cui partono i migranti. Si mettono in viaggio per realizzare il sogno di una vita migliore, per sé e le proprie famiglie, in posti dove la violenza, la guerra, la fame non costituiscano la realtà quotidiana.
In questo luogo una donna guadagna qualcosa con la creatività e l’abilità delle proprie mani. In tanti altri luoghi, grazie al circuito del commercio equo e solidale, i frutti del lavoro di tante persone come Pelagie giungono fino a noi: decidere di acquistarli è uno dei modi per restituire speranza, per collaborare ad un progetto di vita.
 
Sei con me dovunque, e con ogni persona nel mondo, dovunque sia… Signore, aumenta la mia fede.
 


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 05-DIC-11
 

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