Avvento-Natale 2011 - Ufficio liturgico nazionale
Introduzione biblico sapienziale
Dio ci fa rinascere donandoci il Figlio



Il dono di Dio e la promozione della natura umana
La scena del Natale è pacificatrice: non si pone più l’antica alternativa tra la libertà dell’uomo e la volontà di Dio, tra il comandamento del creatore e l’autonomia della creatura. Dio si è fatto uomo e le braccia di una madre si prendono cura di lui. Madre e figlio possono crescere insieme. Maria si realizza come donna nel momento in cui dà alla luce il figlio e all’abbassamento di Dio corrisponde la promozione e la crescita della creatura umana: senza concorrenza, in piena sinergia. Alla debolezza e fragilità del bambino corrisponde la presa di responsabilità di Maria, di Giuseppe e di tutta la comunità che pian piano comincia a raccogliersi attorno a lui.
 
 
Il legame con la croce
 
Notiamo che la stessa cosa accadrà sulla croce: allo svuotamento radicale del Figlio di Dio, fino alla morte, corrisponde la presenza della madre, fedele fino all’ultimo, e del discepolo amato. Essi, nell’ora della prova, sono stati resi forti per superare la loro prova. Accanto a Gesù crocifisso, essi compiono un passo decisivo nel loro percorso di formazione: sono divenuti, come lui, testimoni “fino alla fine”. Tutti gli altri - i capi, i soldati, la folla, i discepoli fuggiti - hanno lasciato sfigurare la loro umanità, hanno ceduto all’inganno del peccato. Ma Dio vuole perdonare e offrire riscatto, e una nuova comunità nasce a partire dalla madre e dal discepolo, coloro che fino all’ultimo hanno accolto umilmente la grazia della presenza del Figlio di Dio.
 
 
Una comunità nuova
 
La scena del Natale e quella della morte sono in tal senso estremamente simili, come già avevano intuito le antiche icone, non solo per quanto riguarda la donazione del Figlio di Dio, ma anche perché attorno a lui è possibile vedere il germe di una comunità nuova. La liturgia ci permette di apprezzare l’unità profonda del progetto di Dio, che si sviluppa sempre secondo una medesima dinamica. Lucidamente, la lettera a Tito lo annuncia: dal dono della vita di Cristo comincia a formarsi un “popolo puro”, liberato dalla schiavitù dell’orgoglio, liberato dalla tentazione di affermare se stessi a tutti i costi, anche schiacciando gli altri.
 
 
Il polo di attrazione
 
Attorno al bambino Gesù tutti sono chiamati a crescere in umanità: Giuseppe diventa pienamente uomo nel momento in cui accoglie la sua sposa e si rende totalmente disponibile come un padre per il bambino. I pastori scoprono la loro dignità nel momento in cui ricevono l’annuncio della nascita di quel “figlio che è stato dato” e si mettono in cammino. Il bambino diventa punto di arrivo, meta che suscita un percorso, destinazione che risveglia, che fa risorgere possibilità che sembravano bloccate. Anche i Magi si muovono verso di lui, coinvolgendo nella ricerca tutte le loro cognizioni e aprendosi alla scoperta della Parola divina. Nonostante la sua debolezza e fragilità, il bambino che è nato è un catalizzatore di energie e azioni positive. Nonostante la sua improduttività (non fa nulla, non parla, non lavora, non opera guarigioni), determina un cambiamento e una trasformazione. E tutti hanno la possibilità di riscoprirsi parte attiva del popolo di Dio. Certamente, ciò che vale per il bambino Gesù vale anche per ogni altro figlio che nasce nella famiglia umana: in tal senso si spiega il grande riscontro popolare della festa del Natale, con tutta la ricchezza di riti e tradizioni, che non va condannata, neppure quando il consumismo se ne appropria in maniera indebita; l’importante è però sottolineare che in Lui è presente una forza ulteriore, per cui Egli non solo risveglia sentimenti e propositi positivi, ma attua una vera e propria possibilità di rinascere.
 
 
Il mistero della rinascita
 
Il prologo di Giovanni approfondisce il mistero e spiega le condizioni perché possa sorgere un popolo rinnovato, una umanità nuova: «A quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati». A tutti è data la grande possibilità di rinascere in Cristo. Non si tratta solo di un’adesione morale, ma di un vero evento di rinnovamento, a cui si partecipa personalmente, attraverso la liturgia. Il Natale è l’occasione per riscoprire il sacramento del Battesimo, che tutti hanno ricevuto, e l’Eucaristia di cui ogni battezzato è invitato a nutrirsi, per realizzare pienamente la rinascita già operata nell’acqua e nello Spirito. Contro ogni delusione, contro ogni rassegnazione, il Natale rimette in cammino, mostra a tutti la possibilità di convergere verso Cristo, insieme. La rinascita personale è infatti accompagnata da un movimento comunitario, che coinvolge tutta la Chiesa; uno degli aspetti fondamentali a cui ci chiama e a cui ci rieduca il Natale del 2011 è proprio la riscoperta del senso comunitario, dopo anni di individualismo egoista. Camminiamo verso Cristo, che ci fa rinascere come popolo, ci fa scoprire la bellezza della comunione.


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 02-DIC-11
 

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