Avvento-Natale 2011 - Ufficio liturgico nazionale
Suggerimenti per la Catechesi dell‘I.C. dei fanciulli e dei ragazzi


Il percorso di fede è inteso come graduale scoperta del fatto che la fede dà senso alla vita. Perché ci sia questa scoperta, è necessaria - così sembrerebbe - una disponibilità alla ricerca. I segni della ricerca sono: il porsi degli interrogativi sui grandi temi della vita, il lasciarsi stupire dagli eventi, la capacità di uscire dalla superficialità del subire le esperienze senza sapervi dare spessore di riflessione. In verità, nel nostro tempo, segnato da un continuo correre e consumare esperienze, la ricerca di senso non va molto di moda; prevalgono le piccole domande, la ricerca di piccoli significati, quasi per vivere alla giornata. Nelle proposte pastorali, supponendo un bisogno di senso radicato nel cuore di ciascuno, si cerca di far sì che tale bisogno diventi domanda esplicita, appunto, ricerca. Sembrerebbe che chi non cerca non potrà cogliere il senso della fede per la sua vita. È proprio sicuro che l‘uomo che cerca, o che ricerca, sia l‘orizzonte antropologico della Rivelazione? L‘uomo biblico, o l‘uomo che nella Bibbia si incontra con Dio, è l‘uomo che cerca? Non sembrerebbe più un ricercato che un cercatore? E il cercare di Dio, non si porta dentro già una visione su Dio, a volte una sorta di cattura di Dio, che impedisce proprio di incontrarlo? Ma alcune perplessità emergono anche dall‘ottica del senso dell‘umano. L‘uomo che cerca, a pensarci bene, parte già da un interesse. Certo, se cerca cose nobili, per esempio il senso della vita, o anche Dio, l‘interesse è nobile. Ma è sempre un interesse, e l‘interesse presuppone una sorta di diritto: il diritto a una vita sensata.
È in gioco una sorta di ribaltamento, che possiamo anche intendere nel senso che l‘attività dell‘uomo vada compresa alla luce della più radicale passività, che trova nel Dio che si dona ed entra nella storia degli uomini e delle donne il segno più eloquente. Qui c‘è un nodo antropologico decisivo per il nostro tempo. È l‘essere passivi (il lasciarsi chiamare, raggiungere, amare) che dà il tono all‘attività (al progettare, all‘esercizio della libertà, al ricercare). L’iniziazione cristiana, in quanto azione catechistica, prima che per i contenuti o per gli obiettivi che si propone, è significativa come azione o esperienza in quanto tale; è significativa in quanto processo, e processo relazionale. Essa è non solo portatrice di una certa visione dell’uomo, ma si articola come azione umana; dice, proprio in quanto azione, il senso dell‘umano. Ecco perché, prima di tutto, si tratta di abitare il senso dell‘umano. E abitare è più che mostrare. Dio viene ad abitare l’umano.
L’iniziazione cristiana ha come sito naturale la comunità ecclesiale; ma, più radicalmente, il suo sito è il senso dell‘umano. Dopotutto, non è solo questione di abitare un luogo fisico, né di collocare la catechesi all’interno delle logiche di una pastorale più missionaria e dell‘accoglienza. Al di là della metodologia pastorale, del luogo fisico e delle stesse problematiche comunicative, c‘è la questione dell‘abitare il terreno di verità dell‘umano, e di imparare sempre più ad abitarlo, come il mistero fascinoso dell’incarnazione continuamente ci provoca.
 
 
Suggerimenti per il catechista
 
- suscitare il desiderio di lasciarsi incontrare da Dio
- proporre gesti di accoglienza e di apertura nei confronti della vita.
 
Parola chiave: abitare l’umano
 
CdA, La Verità vi farà liberi, nn. 1015-1019
 


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 02-DIC-11
 

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