Avvento-Natale 2011 - Ufficio liturgico nazionale
Introduzione biblico sapienziale
Dio ci fa rinascere per la libertà


La solennità di Maria Santissima, Madre di Dio, è stata proclamata giornata della pace, e si incrocia con il capodanno civile: da questo incontro di ricorrenze emergono varie suggestioni, che si intrecciano in maniera mirabile con la parola divina.
 
 
Il tempo liberato
 
Il primo giorno dell’anno richiama il mistero del tempo; e appunto nel tempo il Verbo si incarna, per riscattarlo, per trasformarlo. “Nella pienezza del tempo” scrive Paolo ai Galati Dio manda il suo figlio, “nato sotto la legge”: vale a dire nato sotto il regime dell’Antica Alleanza, che preannunciava la liberazione del tempo e della storia, ma nello stesso tempo era incapace di realizzarlo. Ricordiamo infatti che il popolo era stato liberato dall’Egitto e aveva ricevuto in eredità la terra, e aveva ricevuto la Legge, per rimanere nella benedizione di Dio. La prima lettura ci mostra una delle intuizioni più profonde del pensiero ebraico: il tempo della storia è abitato dalla grazia e dalla benedizione divina. Il popolo salvato dall’Egitto è chiamato a restare fedele alla sua alleanza, per continuare a godere della benedizione: ma la storia successiva mostra come Israele resti schiavo del peccato, della tentazione di conformarsi agli altri popoli, di seguire gli idoli invece del vero Dio: e per gli altri dèi non esiste tempo, non esiste libertà, solo ripetizione ciclica, destino immutabile. Per chi esce dal tempo della grazia non esiste fraternità, ma solo dominio e subordinazione prestabiliti da un ordine immutabile. Per questo Paolo dice che la Legge stessa diventa schiavitù: perché ricorda continuamente l’infedeltà del popolo, senza riuscire a trasformarla. Gesù nasce nel tempo per realizzare la trasformazione.
 
 
Da schiavi a figli
 
Il brano dei pastori ci mostra appunto in che modo gli schiavi, vittime del tempo ciclico, dell’oppressione economica, ridiventino figli, annunciatori della grazia. I pastori, che stavano vegliando il gregge, impegnati nella routine quotidiana, legati a ciò che costituisce il valore economico della loro vita, vengono chiamati a prender parte ad un altro evento. Essi partono: solo per conoscere e riconoscere il dono di Dio. Non guadagnano nulla di materiale, non hanno nessun tornaconto immediato; ma entrano in una diversa dimensione del tempo, delle relazioni, della vita: essi, da quel momento, annunciano ciò che hanno visto, e il tempo della fatica e del lavoro si riempie della lode di Dio: “se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, come era stato detto loro”. La semplice presenza del Bambino ridisegna il senso della vita e della storia.
 
 
Il tempo della pace
 
Giustamente dunque il 1° gennaio è stato proclamato giornata della pace. La guerra infatti (e oggi non esiste solo la guerra militare, ma anche quella economica, caratterizzata da una competizione spietata, e da una analoga assenza di regole) nasce proprio dall’incapacità di vivere con pazienza il tempo della grazia, dalla paura, dalla diffidenza e dall’urgenza di appropriarsi di tutte le risorse disponibili; la pace può rinascere solo se nascono (o rinascono) uomini nuovi. Maria, madre di Dio, è immagine della Chiesa, che ancora oggi genera e presenta al mondo l’immagine di Cristo: a Lui possono rivolgersi tutte le genti. Ogni credente è chiamato a seguire lo stesso percorso: nella fede, generare il Verbo, e offrirlo al mondo. Nasce una nuova comunità, una comunità di operatori di pace, una pace non imposta con la forza delle armi o della costrizione economica, ma con la forza disarmata dell’amore e del perdono. A questo ciascuno di noi è rieducato da Dio.
 
 
Figli ed eredi
 
Riascoltando Paolo, dunque, possiamo ritrovare la certezza: noi siamo stati riscattati, siamo rinati come figli, e, secondo la beatitudine dei miti “avremo in eredità la terra”. Siamo eredi del Regno, anche se esso non si è ancora manifestato in pienezza, anche se oggi vediamo diversi segnali di come tanti, nel nostro tempo, sono tentati di tornare alla schiavitù, nell’illusione di conquistare la libertà.
Alcuni rituali del Capodanno infatti si configurano allo stesso modo dei riti pagani: ogni anno ritorna una ciclica evasione dalla schiavitù del tempo, così come è percepita da chi è prigioniero di un’alternanza continua di lavoro da una parte e consumo dall’altra, di fatica insensata ed evasione sfrenata.
Essere figli di Dio e operatori di pace significa essere rinnovati nello spirito e poter uscire dalla rigida scansione imposta dalla società e dall’economia. La celebrazione liturgica è uno spazio prezioso, libero, gratuito, che senza esigere nessun prezzo permette di ristorarsi, di incontrarsi come fratelli, di ascoltare nel nostro cuore la voce dello Spirito che grida “Abbà! Padre!”. Trasformati dall’incontro con Dio, diventa possibile essere testimoni di pace di fronte a tutti i popoli.
 


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 02-DIC-11
 

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