Con sempre maggiore insistenza e ai diversi livelli dellecclesialità simpone nelle riflessioni catechistiche la questione di una catechesi differenziata. In particolare Chiese locali e parrocchie alle prese con il ripensamento dellIniziazione Cristiana si stanno interrogando sul principio della differenziazione. Dalle riflessioni in atto non sempre pare di cogliere uninterpretazione univoca della questione. Nella maggior parte delle considerazioni messe in campo la via della differenziazione appare come unipotesi metodologica e didattica, con il rischio di ridurla ad una pura prassi di tecnica educativa. Addirittura in certi casi è letta come attività esclusiva, solo per alcuni. Cosa che è lontanissima da ciò che è lattività della differenziazione. In realtà la via della differenziazione consegna, se ben compresa, una mentalità che può aiutare se non addirittura generare un cambiamento nella prassi catechistica reso sempre più urgente, non tanto per una valutazione quantitativa, quanto piuttosto qualitativa. Da alcuni anni catechisti e parroci si trovano in difficoltà, perché constatano ogni giorno che il modo di fare catechesi nelle parrocchie con i fanciulli e i ragazzi, ma anche per adolescenti, giovani e adulti, non riescono più a dare risultati significativi: i ragazzi se ne vanno dopo la Cresima, i genitori non partecipano, ci sono problemi di disciplina, di coinvolgimento di orari. Soprattutto la vita cristiana nelle famiglie si affievolisce sempre più, riducendo le parrocchie a luoghi in cui si cercano servizi religiosi generici, chiesti per abitudine o per motivi estranei alla fede cristiana. Nelle moderne ricerche delle scienze umane, i concetti di differenza e differenziazione sono ampi e complessi. Solitamente per differenza ci si riferisce ad uno stato psicologico e sociale dellindividuo che si percepisce e/o è percepito come differente, altro, rispetto ad un universo di per sé compatto ed integrato. La differenziazione è invece un processo e richiama esplicitamente quei cambiamenti progressivi che riguardano lo sviluppo dellindividuo e/o il carattere evolutivo concernente la specie o la razza. La catechesi, che è atto educativo della Chiesa, come è affermato in Gravissimum educationis, non può dunque prescindere da questo aspetto. Ma questo dato deve essere teologicamente arricchito: la differenza dice il rispetto e la percezione dellassoluta originalità della persona, come creatura di Dio. Se il concilio Vaticano II e il magistero post conciliare di Paolo VI e Giovanni Paolo II hanno difeso con coraggio e profezia la visione cristiana della natura e del destino delluomo, alla luce del mistero di Cristo, soprattutto Giovanni Paolo II ha indicato ripetutamente luomo come la via fondamentale della Chiesa, la post modernità, con la crisi della metafisica e lavvento del pensiero debole, ha messo in crisi i classici assoluti metafisici Dio, uomo e mondo. In un certo senso si è smarrita loriginalità della persona, sostituita con unomologazione e massificazione. Qui si scorge il perché della differenziazione come via della catechesi: la possibilità di ridire e ridare la propria originalità ad ogni persona, tirandola fuori dallomologazione della cultura odierna, comunicando come Dio creando luomo non crea un oggetto ma crea un tu e lo crea chiamandolo per nome. Come afferma Gaudium et Spes in realtà solo nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero delluomo (n.22). E su questo orizzonte teologico e antropologico che il concetto della differenziazione può rappresentare la chiave per realizzare una nuova azione catechistica, permeando liniziazione cristiana di quel volto materno che le è proprio.
Suggerimenti per il catechista
- suscitare la sensibilità materna della comunità cristiana. - Proporre un momento di riflessione sulla maternità della Chiesa. Parola chiave: differenziare CdA, La Verità vi farà liberi, n. 785-788