Avvento-Natale 2011 - Ufficio liturgico nazionale
Presentazione generale


Nell’annuncio dei profeti la storia è intesa come un cammino educativo, segnato da conflitti e riconciliazioni, perdite e ritrovamenti, tensioni e incontri. Come negli scritti sapienziali,  Dio è presentato attraverso le figure del padre, della madre e del maestro.
 
L’immagine paterna è proposta dal profeta Osea. Il Signore ama e perciò chiama il suo figlio, Israele: gli insegna a camminare, lo prende in braccio e lo cura, lo attrae a sé con legami di bontà e vincoli d’amore, lo solleva alla sua guancia e si china per nutrirlo, mettendo in conto anche i fallimenti (cfr Os 11,3-4).
 
Isaia, a sua volta, propone un’immagine materna di toccante tenerezza: «Voi sarete allattati e portati in braccio, e sulle ginocchia sarete accarezzati. Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò; a Gerusalemme sarete consolati» (Is 66,12-13).
 
Nella storia della salvezza, dunque, si manifestano la guida provvidenziale di Dio e la sua pedagogia misericordiosa, che raggiungono la pienezza in Gesù Cristo; in Lui trovano compimento e risplendono la legge e i profeti (cfr Mc 9,2-10). «È Lui il Maestro alla cui scuola riscoprire il compito educativo come un’altissima vocazione alla quale ogni fedele, con diverse modalità, è chiamato». 
(da CEI, Educare alla vita buona del Vangelo, cf. n. 19)
 
Alla luce delle indicazioni autorevoli degli Orientamenti Pastorali dei Vescovi Italiani, per questo decennio, siamo invitati a riscoprire l‘Avvento e il Natale come Kairòs, ossia come tempo di grazia oppurtuno e favorevole, per riscoprire il progetto educativo di Dio nella storia, e la sua realizzazione in Cristo.
L’Avvento, infatti, rimanda principalmente alla venuta escatologica di Cristo, e allo stato permanente di vigilanza a cui il discepolo è chiamato. Ma l’avvento definitivo del Regno di Dio si realizza attraverso le costanti già attuate nella Storia della Salvezza: la prefigurazione profetica, e il compimento in Cristo. Il tempo del Natale ci ricorda che il Verbo si è già fatto carne, la svolta decisiva della storia si è già realizzata, e ci è stato dato il “potere di diventare figli di Dio (Gv 1,12)”. La liturgia invita a celebrare incessantemente questo mistero, a lasciarsi formare da esso perché ogni credente possa essere a sua volta trasformato e divenire creatura nuova in Cristo, accogliendo la paternità liberante di Dio.


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 07-DIC-11
 

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