La liturgia stessa della I domenica introduce una forte tematica educativa. Si tratta della prima lettura che viene proclamata, ed è pertanto particolarmente significativa, perché apre un percorso di ascolto. Dio è riconosciuto esplicitamente come padre ed educatore del popolo; a partire da questo atto di fede il profeta, pregando a nome del popolo, sviluppa una interessantissima riflessione sullazione formativa di Dio; si apre inoltre una serie di interrogativi che troveranno risposta nelle domeniche successive. Al termine del periodo natalizio, con la festa del Battesimo di Gesù, il Vangelo di Marco dà la risposta definitiva allinterrogativo del profeta: Tu sei il Figlio mio, lamato, in te ho posto il mio compiacimento. In Cristo, che si affianca allumanità peccatrice, può raccogliersi il popolo di Dio, plasmato dalla sua azione riformatrice.
Il contesto
Il capitolo 63 del libro di Isaia si apre con una rievocazione del progetto di Dio, riletto secondo la metafora educativa: Egli ci trattò secondo la sua misericordia, secondo la grandezza della sua grazia. Disse: «Certo, essi sono il mio popolo, figli che non deluderanno» (Cf. Is 63,7-8). Di fatto però essi si ribellarono (Is 63,10): il popolo si è comportato come un figlio testardo e ostinato, reo, pertanto, di morte, secondo le usanze del tempo (cf. Dt 21,18-21). La risposta di Dio però non è la condanna, ma unazione pedagogica che mira a suscitare la conversione e il ritorno. Il popolo sperimenta lassenza e la nostalgia di Dio: Dove sono il tuo zelo e la tua potenza, il fremito delle tue viscere e la tua misericordia?" (Is 63,15). Dopo i tempi del distacco e della lontananza, il popolo è pronto di nuovo ad accogliere Dio come Padre.
Tu, Signore, tu sei nostro padre
Allinizio e alla fine del testo troviamo il riconoscimento della paternità di Dio: non certamente sdolcinato, né sentimentalistico. Si tratta di una riscoperta, di un ritorno, del ritrovamento di qualcosa che si era perduto, nellillusione di trovare qualcosa di meglio. La riscoperta di Dio come padre avviene nellesperienza dura e sconfortante dellesilio. Coloro che pensavano di potersi trastullare cedendo alla seduzione di altre divinità, più facili e consolanti, hanno sperimentato il fallimento a cui sono stati portati dal loro orgoglio e dalla loro presunzione.
Una preghiera di ardita invocazione
La preghiera accorata, linvocazione, nasce dalla convinzione che Dio, invece di abbandonare il popolo, continua ad accompagnarlo, in un cammino di riscoperta: simultaneamente, il popolo ritroverà il Padre e ritroverà se stesso, non più come un adolescente ribelle, ma come un adulto consapevole e autenticamente libero. Perciò, nonostante la consapevolezza del proprio peccato, la preghiera si scioglie in affermazioni ardite (se tu squarciassi i cieli e scendessi!), alcune quasi di rimprovero (perché ci lasci vagare…?): è la franchezza del figlio, liberato dalla sua finzione, riabilitato a parlare con piena verità.
Da sempre ti chiami nostro redentore
La paternità educante di Dio si configura come opera di redenzione, cioè di liberazione: proprio per questo risulta così difficile da accogliere. Il Dio di Israele non vuole viziare il popolo, ma crescerlo nella libertà: una libertà da adulti, una libertà che è responsabilità. Il tema è già noto fin dal libro dellEsodo: il popolo che esce dallEgitto non è solo schiavo del Faraone, ma schiavo dei propri istinti, incapace di reggere la nuova condizione. Solo la dura lezione del deserto prima, e dellesilio poi, mostra lautentica direzione della libertà. La scoperta della libertà autentica è uno dei nodi educativi fondamentali per luomo moderno, non soltanto per le giovani generazioni.
Perché Signore ci lasci vagare nelle nostre vie / e lasci indurire il nostro cuore così che non ti tema?
Il linguaggio poetico (simile a quello dei salmi) coglie il paradosso dellazione educativa di Dio: proprio mentre sembra lontano, Dio è vicino, è allazione; proprio mentre sembra che si indurisca il cuore, in realtà si sta frantumando il cuore vecchio, segnato dal peccato, e si sta compiendo il dono di un cuore nuovo. Il profeta annuncia ciò che solo il Vangelo poi porterà a compimento, un vero e proprio miracolo da un punto di vista educativo: non la formazione di un fanciullo, docile e facile da plasmare, ma la trasformazione di un popolo di adulti, di cuori induriti, che vengono trasfigurati attraverso il tempo dellattesa. La domanda Perché…?, frequente nei profeti, nelle Lamentazioni, nei Salmi, è un uso tipico della lingua ebraica per introdurre un rimprovero, che ha un carattere quasi giuridico: potremmo dire che si tratta di una specie di accusa nei confronti di Dio. Si tratta però di unaccusa che non porta ad un distacco, ma ad un approfondimento della relazione (come avviene anche nei Salmi di supplica e nel libro di Giobbe): colui che arriva a questo limite nei confronti di Dio, può giungere ad una relazione più profonda, compie un passo avanti verso una comprensione più autentica (e più adulta) del suo mistero di amore. Quando Dio sembra tenerci lontano, in realtà accompagna la nostra crescita; colui che sembra lasciar indurire il nostro cuore, in realtà lo riplasma, perché da cuore di pietra diventi cuore di carne; ma tutto questo si conosce solo al termine del cammino. Anche Gesù nel Natale e sulla croce sperimenta lapparente distanza del Padre: nellumiltà della sua venuta, nellabbassamento estremo della sofferenza e della morte. Ma proprio per questo può risorgere come immagine delluomo nuovo.
Noi siamo argilla, e tu colui che ci plasma
Limmagine dellargilla evoca apparentemente assoluta dipendenza, assenza di libertà, assenza di decisione; ma il complesso delle Scritture, e il messaggio che emerge dal tempo liturgico dellAvvento, ci fanno comprendere il senso vero della metafora: Dio ci plasma perché possiamo vivere nella libertà, così come era stato plasmato il primo uomo, e dotato di un soffio di vita. Lasciarsi plasmare significa dunque accogliere lopera formativa di Dio, che ci ridona vita, libertà, iniziativa autentica, capacità di relazione e di dono. Il disegno così è chiaro: ma lopera concreta con cui Dio ci modella avviene attraverso il tempo: il tempo dellattesa, il tempo di una venuta, che progressivamente ci consente di riprender forma… Il tempo dellAvvento dunque ci consentirà di vivere lattesa rigeneratrice; il tempo del Natale ci consentirà di sperimentare la rinascita.