Avvento-Natale 2011 - Ufficio liturgico nazionale
Dal brano-guida, alcune linee fondamentali: l‘educazione negli ambiti di vita


Percorso 1: Dio educa un popolo di adulti (lavoro e festa)

Coloro che credevano di essere induriti, di non poter essere più educati, vengono riformati, riplasmati. Si tratta di un vero e proprio miracolo, che a varie ondate, e in diverse misure, si ripropone nella storia della salvezza: il profeta fa ritrovare speranza a un popolo deluso, il Battista riapre la via del Signore a un popolo che rischiava di restare indifferente, Gesù trasforma gli esperti pescatori in “pescatori di uomini”, il Risorto illumina Paolo e stravolge la direzione della sua esistenza; a sua volta Paolo annuncia ai sudditi dell’impero romano trionfante e vincitore la vittoria di Cristo, il vero Signore. Tutto ciò che sembrava realtà consolidata e inamovibile si smuove e si trasforma, per chi accoglie l’azione di Dio.
 
 
Percorso 2: Coloro che sono riformati da Dio, danno forma nuova al mondo (cittadinanza)
 
Coloro che sperimentano l’attesa del Regno, mai conclusa, almeno in questa storia, coloro che cominciano a vedere in sé i segni della trasformazione operata da Dio, irradiano la stessa forza ad ogni uomo. Divenuti partecipi del Regno, sono nello stesso tempo pellegrini e cittadini del mondo.
 
 
Percorso 3: Coloro che sono riformati da Dio, che vivono nell’attesa del suo regno, sono disponibili ad educare i piccoli (tradizione)

 
L’opera educativa nei confronti dei piccoli e dei giovani può trarre la sua forza soltanto dall’esperienza vissuta, anche se parziale, limitata, perfettibile, dell’amore divino. Chi, invece, si scopre rigenerato dall’amore divino, incamminato verso il compimento, cosciente dei propri limiti, potrà accompagnare i piccoli e i giovani verso la gioia della crescita, e insieme a loro potrà trovare il senso della paternità divina.
Il tempo dell’Avvento riapre alla speranza: è possibile per gli adulti rinascere, ed è ancora possibile educare le giovani generazioni, nonostante tutte le difficoltà e gli ostacoli. Dio, che ha pazientemente educato il suo popolo, fino al momento della venuta del suo Figlio, con l’attesa del suo regno dona a tutti la possibilità di essere rigenerati, e di assumersi la responsabilità di trasmettere ai piccoli  la vita buona del Vangelo. Il tempo del Natale fa riprendere contatto con il Verbo Incarnato, nucleo originario della rigenerazione, presupposto indispensabile per la riscoperta di una  umanità autentica.

 
 
Percorso 4: Coloro che hanno ricevuto un cuore nuovo, imparano dal Padre la sua carità

 
La carità è il vertice verso cui tende la creatura umana. Il Padre redentore e liberatore è colui che le ridona la sua autenticità: al posto di una affettività viziata, onnivora, che tende a consumare e bruciare persone ed esperienze, ci è ridonata un’affettività matura, capace di dono e di cura autentica per l’altro, aperta alla fraternità e alla comunità.
Il tempo dell’Avvento ci rieduca alla pazienza, alla capacità di attendere, di camminare verso la realizzazione di un progetto, senza fermarsi all’illusione del momento istantaneo. Il tempo del Natale fa riscoprire tutte le relazioni fondamentali: a partire dalla figliolanza (Natale), per arrivare alla famiglia (Santa Famiglia), alla Chiesa (Maria SS. Madre di Dio), all’apertura universale (Epifania), fino al contatto con Cristo, che facendosi battezzare nel Giordano, diventa fratello di ogni uomo e ogni donna, per ricondurli al Padre.

 
Percorso 5: Coloro che sono riformati da Dio, scoprono una via di crescita anche nell’assurdità della sofferenza. E imparano a stare vicino a chi soffre

Proprio nell’esperienza del fallimento e dell’esilio, il profeta invita a riconoscere una paradossale occasione di crescita per il popolo. I membri di Israele ritrovano la solidarietà: non vivono una sofferenza privata, non si chiudono più in una felicità egoistica. Si accorgono che la divisione li ha portati alla sventura, e di poter tornare ad essere di nuovo uniti nell’invocazione solidale a Dio. Dall’assurdo della sofferenza, della fragilità, del fallimento apparentemente senza vie d’uscita, emerge una possibilità nuova. Così anche ciascuno di noi è chiamato a stare vicino a chi è nella fragilità; ma anche ad accogliere chi ci sta vicino nella nostra fragilità; e in questo portare i pesi gli uni degli altri, ci si riscopre ancora di più fratelli e figli.
Il tempo dell’Avvento ci colloca nell’attesa della piena manifestazione del Regno di Dio; un’attesa che già i profeti avevano coltivato, anche in epoche di enorme sofferenza, in cui il popolo di Israele era stato tentato dalla disperazione. Il tempo del Natale mostra il Figlio di Dio che comincia il suo percorso di svuotamento, di avvicinamento alla fragilità profonda dell’uomo, per redimerla. Nel bambino vediamo già colui che sarà crocifisso, accettando di giungere all’estremo della fragilità. La figura del bambino però è nello stesso tempo annuncio di risurrezione: dalle nostre sofferenze, in cui Dio stesso si cala al nostro fianco, siamo chiamati a rialzarci.
 


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 02-DIC-11
 

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