La coscienza, come tutto ciò che è umano, ha bisogno di essere alimentata e coltivata. Per tante ragioni, però, non sempre diamo ascolto a questo aspetto della nostra interiorità. In tal senso, lincontro con laltro, con il ‘diverso da noi, che mai come in questo momento storico ci è vicino, porta a volte a chiusure autoreferenziali. Così la comunicazione muore. Lo ha detto ieri sera don Armando Matteo, docente di teologia alla Pontificia università urbaniana, intervenendo al laboratorio online del Copercom su Coscienza ed educazione. Rifiuto indifferenza e accoglienza. Per don Matteo, nellincontro con laltro si deve provare a ricordare che cè più gioia nel dare che nel ricevere. Nessuno di noi è immune dallindifferenza e dal rifiuto - ha sottolineato Matilde Dolfini, di ‘Casa Betania -. Indifferenza e rifiuto date dalla difficoltà di incontrare qualcuno che soffre. È necessario, però, aprire il cuore alla sofferenza e questa è la prima forma di comunicazione. Il vicepresidente del Copercom, Paolo Bustaffa, intervenendo allincontro ha richiamato la responsabilità etica di un giornalista nellutilizzare un linguaggio che risvegli la coscienza con uninformazione che non nasconda il male ma neppure taccia il bene.