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Web e local.
La sfida dei media


Velocità e lentezza. Tecnica e spirito. Ca­ratteristiche «antitetiche» del nostro mondo, o invece concetti indispensa­bili l’uno all’altro, che vivono insieme o insie­me crollano. Anche se la società odierna spes­so li pone in alternativa, «nel rapporto con il territorio emerge la virtù della lentezza, in quello con le nuove tecnologie la velocità. Ed entrambe vanno coltivate». L’analisi veniva ie­ri da un addetto ai lavori come monsignor Do­menico Pompili, direttore dell’Ufficio Cei per le comunicazioni sociali, intervenuto a Cese­na a «Territorio e Internet», il Convegno na­zionale della Fisc, federazione che raccoglie un patrimonio di 189 testate che ogni settimana, in tutta la Penisola, raggiungono un milione di case. È una sfida attualissima quella che ve­de la stampa cattolica impegnata in prima li­nea nel dare una lettura originale e vera della realtà, chiamata da una parte a cogliere le ri­sorse della Rete, dall’altra a non lasciarsi ine­briare dal falso mito della velocità per conce­dersi i tempi lenti dell’approfondimento. «Tut­ti i nostri giornali hanno un rapporto geneti­co con il territorio di appartenenza - ha ricor­dato il sottosegretario Cei - . Da «Il Monte Ro­sa », fondato nel 1865, fino all’ultimo nato nel 2010, «Molise insieme», le nostre testate dan­no voce a una cultura fatta di luoghi concreti e memorie condivise». Un compito che «in un mondo sempre più globale, non va inteso in senso banalmente localistico, ma piuttosto come una dichiarazione di appartenenza». U­na precisa scelta, questa, della Cei, «che si pro­pone come strumento di servizio e coordina­mento delle singole realtà ecclesiali» sia a li­vello locale sia «a carattere nazionale, con Av­venire, Tv2000, Radio in blu e Sir».
Il giornalismo di impronta cattolica ancor più degli altri è chiamato, quindi, a «cogliere le a­spirazioni profonde del nostro tempo, anziché normalizzare l’esistente sotto l’alibi del dirit­to di cronaca o, peggio, farsi manovali della ‘fabbrica di notizie‘ ad uso e consumo di in­teressi di parte». Il web «introduce inedite pos­sibilità di connessione tra persone, luoghi, ter­ritori in tempi istantanei», e pensare di farne a meno sarebbe irreale: «L’era digitale è un’op­portunità per la Chiesa oggi». Basta non as­solutizzare la tecnica e ricordarsi di accetta­re il limite.
La tre giorni di convegno è stata aperta dal sa­luto del vescovo di Cesena-Sarsina, Douglas Regattieri, che ha celebrato il centenario del locale Corriere Cesenate, dal delegato della Conferenza episcopale dell’Emilia Romagna per le Comunicazioni sociali, il vescovo Erne­sto Vecchi, che ha sottolineato come le indi­spensabili tecnologie digitali non debbano però diventare quasi una religione («Steve Jobs sull’Economist era rappresentato come Mo­sè con in mano due iPad, nuove ‘tavolette‘ della legge, anziché come creatura baciata dal­la genialità del Creatore»). Infine il «padrone di casa» Francesco Zanotti, direttore del Cor­riere Cesenate e presidente Fisc, ha ricorda­to come «i settimanali cattolici raccontino, solo loro, storie spesso eroiche: la famiglia, il lavoro, i giovani, i principi non negoziabili»: un impegno di verità cui non è possibile ab­dicare. Nonostante i tagli al comparto dell’e­ditoria.
 


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 21-OTT-11
 

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