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La tecnologia non è mai neutra, ma porta sempre con sé delle fortissime conseguenze nel modus vivendi della gente. Ecco perché occorre fare tesoro delle opportunità offerte dalle nuove tecnologie affinché siano utilizzate per rendere il mondo migliore. È per questa ragione che il sesto Internet Governance Foru (Igf), apertosi martedì scorso a Nairobi. in Kenya, nonostante la sua duplice caratterizzazione ‘istituzionale‘ e ‘corporate‘, rappresenta un appuntamento da seguire con attenzione. Uno degli errori che viene commesso frequentemente da coloro che si accostano alla Rete con un background culturale ‘pre-digitale‘, è infatti quello di considerarla come ‘un momento a sé stante‘ dellesistenza umana. Sì, quasi vi fosse da una parte la vita ‘reale‘ e dallaltra quella ‘virtuale‘, sancendo una distinzione tra due diverse realtà. Per carità, si può anche vivere senza cellulare, ma i modelli e i paradigmi odierni sono qualcosa dineluttabile, forme espressive, linguaggi che fanno parte dello stile di vita delle nuove generazioni e dei loro stessi educatori. Alla prova dei fatti, la nostra è sempre più una ‘vita iperconnessa‘, con il telefono e gli sms, con la posta elettronica e il Web. Ciò che conta è fare della rivoluzione digitale unopportunità per favorire la crescita integrale della persona umana, come peraltro auspicato, qui in Italia, dal Convegno ecclesiale dello scorso anno ‘Testimoni digitali‘. Sta a noi non rimanere semplici comparse, anche se la cybersocietà è ancora tutta da esplorare e il deterioramento dei rapporti sociali tradizionali è pur sempre un rischio. In questa prospettiva, la Rete fa sì che vi sia spazio per il bene e per il male senza distinzione, rimandando alla maturità del navigatore la scelta di accostarsi a siti diversi. Tornando allappuntamento di Nairobi, è la prima volta che un Paese dellAfrica subsahariana ospita un meeting internazionale di questa portata, peraltro in una stagione della storia umana caratterizzata dalla ‘primavera araba‘, avvenuta grazie soprattutto allazione sinergica impressa da social networks come Facebook e Twitter. Non a caso lo slogan delledizione del Forum è ‘Internet come catalizzatore del cambiamento: accesso, sviluppo, libertà e innovazione‘. Ma non è tutto oro quello che luccica: vi sono infatti ancora molti sistemi totalitari - dallAfrica al Medio Oriente - che praticano sistematicamente la censura online. Per non parlare delle polemiche scaturite in Francia a seguito della legge Hadopi dedicata al diritto dautore; una normativa al centro di un dibattito infuocato anche in Italia. Guardando, poi, allo scenario della globalizzazione, va considerato che Internet rappresenta il 21% della crescita del Pil nei Paesi industrializzati, mentre le-commerce ha generato un giro daffari di quasi 8mila miliardi di dollari a riprova che vi è comunque il bisogno di tutelare gli utenti dalle aggressioni di un mercato ‘senza regole‘ anche in Rete. Il cammino è comunque ancora tutto in salita per i Paesi in via di sviluppo dove solo il 21% della popolazione naviga in Internet, a fronte del 69% nei Paesi industrializzati. È per questo motivo che oggi la Rete è più che mai ‘terra di missione‘, secondo il professor Sergio Pillon, grande sostenitore della Telemedicina. Una cosa è certa: le information highways, le cosiddette autostrade dellinformatica e dellinformazione, non sono solo il sistema nervoso digitale di questa o quellazienda, ma anche una sorta di crocevia antropologico in cui è possibile esprimere unidentità, coltivando relazioni. Lo sanno bene i nostri missionari che, peraltro, hanno iniziato a utilizzare Internet - prima di molte altre categorie sociali - addirittura nella prima metà degli anni 90, testimoniando il Vangelo. Ben venga, insomma, un grande forum su questi temi, purché con unattenzione speciale rivolta ai più deboli. Quelli delle periferie del villaggio globale. Quelli a cui è negato il diritto alla vita, come nel Corno dAfrica. |
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Ultimo aggiornamento di questa pagina: 29-SET-11
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