Ufficio Nazionale per la pastorale della salute - Ufficio Nazionale per la pastorale della salute
VIII Giornata Mondiale del Malato - 11 febbraio 2000
Roma, Italia

Dal Sussidio
"La sofferenza umana è stata redenta" (SD 19)
Sostanzialmente sono due gli atteggiamenti che il cristiano, seguendo l‘esempio del suo Signore, deve maturare davanti alla sofferenza: amore radicale per il prossimo sofferente, che diviene umile servizio per combattere o alleviare il dolore, impegno per venire incontro in ogni modo a chi è colpito dalla sventura. Per questo la comunità dei discepoli di Cristo deve qualificarsi come comunità sanante.
L‘altra maniera di confrontarsi con il dolore sta nella riconciliazione con i propri limiti e le proprie sofferenze, anche con la morte. Qui la comunità di Cristo si manifesta come comunità sanata dall‘amore di abnegazione del Crocifisso e a quell‘amore ora desidera essere associata.

Per trasformare il dolore in amore
La vita cristiana è passaggio attraverso la morte e la risurrezione di Cristo. Come Gesù nell‘attuazione della sua missione ha privilegiato i piccoli, i poveri, gli esclusi, gli handicappati, i sofferenti, così dobbiamo agire noi, che siamo i suoi discepoli, la sua comunità, la sua Chiesa. Ciņ va fatto non solo "facendo memoria" di quanto ha compiuto il Signore, ma anche stabilendo una relazione e un‘azione diretta con coloro che sono nel dolore: è questo il motivo che rende particolarmente significativa - e preziosa - la presenza dei sofferenti nella vita della Chiesa.

 
- messaggio del Santo Padre Giovanni Paolo II

 
 
 
 


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 12-SET-11
 

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