La Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, domenica prossima (sul tema «Verità, annuncio e autenticità di vita nellera digitale»). Unaltra giornata, lennesima. Con il solito rischio delle giornate che si susseguono affastellandosi una sullaltra, apparentemente una identica allaltra, nel calendario: trasformarsi una sorta di rumore di fondo indistinguibile, a cui non dedicare attenzione alcuna. Proprio così. La forza e la debolezza, le opportunità e i pericoli dei mass media derivano anche, se non soprattutto, dal loro essere un rumore di fondo, a cui siamo talmente abituati da non saperlo più distinguere, riconoscere, e quindi governare, consapevoli e responsabili di ciņ che facciamo. In una sola parola: liberi. Domenica prossima basterebbe far arrivare alle nostre comunità, ai nostri amici, ai nostri parroci questo messaggio: riconoscete i rumori di fondo. Assaggiate lacqua in cui nuotate. Annusate laria che respirate. Basterebbe riprendere le prime pagine di Comunicazione e missione, il Direttorio sulle comunicazioni sociali che la Cei offrì alle comunità ecclesiali quasi sette anni fa: «Nulla di ciņ che luomo oggi pensa, dice e fa è estraneo ai media; e i media esercitano uninfluenza, con varie modulazioni, su tutto ciņ che luomo di oggi pensa, dice e fa» (2). La posta in gioco non è di poco conto. Č la nostra libertà. Č la possibilità di compiere scelte consapevoli e responsabili; di governare noi i media e non farci governare da loro; di non ammanettarci alle nostre pigre abitudini, senza sottostare alle facili mode e alla dittatura del telecomando e dello zapping (è il programma che sceglie noi o noi che scegliamo il programma?); di saper esprimere giudizi critici, provando il desiderio irrefrenabile di offrirli agli altri e confrontarli con i loro; di non regalare a nessuno il nostro preziosissimo tempo ma di investirlo dove e come vale la pena. Basterebbe davvero questo domenica. Risvegliare in noi e negli altri il desiderio di essere liberi e saper discernere: «Discernere significa comprendere la natura, le dinamiche e gli esiti del nuovo processo mediatico per saper selezionare e scegliere» (5). Questo è compito di tutti. Ma, in modo specifico, tocca agli animatori della comunicazione e della cultura (il cui profilo è delineato nel capitolo VI del Direttorio) mettersi a disposizione della comunità. E, nel farlo, realizzare forse il proprio sogno, laspirazione di sempre: dedicarsi ai media, carpirne i segreti, spiegarli a tutti. Per essere tutti più liberi.