Un cinema vitale e sano, capace di produrre risultati inattesi: nel 2010, infatti, sono stati prodotti 141 film, uno dei traguardi più elevati degli ultimi 30 anni, che porta lItalia ad essere il secondo produttore europeo (dopo la Francia) e il settimo al mondo (dopo India, Stati Uniti, Giappone, Cina, Corea del Sud e, appunto, Francia). È limmagine che emerge dal Rapporto 2010. Il mercato e lindustria del cinema in Italia, realizzato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo (EdS), in collaborazione con Cinecittà Luce, e presentato il 26 maggio a Roma nella sede dellUniversità Luiss Guido Carli. Il Rapporto, giunto alla terza edizione, fotografa il complesso e variegato mondo del cinema italiano, dal punto di vista della produzione, del lavoro, del successo al botteghino e delle prospettive future. Lanalisi, interamente consultabile anche su www.cineconomy.it, si snoda attraverso sei capitoli dedicati alle diverse anime del cinema italiano: mappa delle aziende e composizione societaria, comunità professionale alle prese con un mercato flessibile e frammentario, business futuri legati alla digitalizzazione delle sale, ruolo sempre più marginale del contributo pubblico e tagli al Fondo unico per lo spettacolo (Fus). La ricchezza produttiva del 2010 - emerge dal Rapporto - è figlia di una rinnovata voglia dinvestire in un settore che ha dimostrato di saper dare soddisfazioni. Nel 2010, viene rilevato nella ricerca, sono stati investiti nella produzione di film italiani 424 milioni di euro; di questi 276,9 milioni sono arrivati da investitori privati, un record assoluto nella storia del nostro Paese. Allapporto dei privati italiani vanno sommati i 111,8 milioni di euro degli investitori stranieri e i 35,4 milioni di fondi statali derivanti dal Fus. La schiacciante superiorità della componente di finanziamenti privati conferma il peso sempre maggiore rappresentato dai produttori italiani che nel 2010 hanno messo sul piatto il 65,3% delle risorse complessive. Nello studio viene anche segnalato che continua a calare il sostegno del Fus: -19,5% rispetto al 2009. Un altro dato che emerge dal Rapporto è la frammentazione del settore cinematografico: per il 42,6% le imprese di produzione sono di piccole e medie dimensioni e hanno un fatturato che varia dai 5 ai 250 mila euro, mentre solo l1,9% supera i 5 milioni e lo 0,2% i 50 milioni. La conseguenza di questa polverizzazione sul fronte della produzione è un fenomeno analogo a quello della forza lavoro: nel 2010 solo il 21% di tutti gli addetti impegnati nel cinema poteva vantare un contratto a tempo indeterminato. Nonostante questi elementi di precarietà, è la conclusione del Rapporto, emerge limmagine di un settore vitale che, in tempi di crisi economica, ha mantenuto e superato i livelli degli scorsi anni. Il 2010 - afferma mons. Dario E.Viganò, presidente della Fondazione EdS, commentando i dati del Rapporto - è stato lanno dei record per il cinema italiano. Quanto emerge, infatti, dal Report è limmagine di un cinema sano e vitale, nonostante la crisi economica. Le cifre parlano da sole. Tutto ciò, aggiunge il presidente, è indice di un rinnovato interesse commerciale per lindustria cinematografica. Di particolare rilievo è il ruolo che il privato sta assumendo negli ultimi anni, a conferma che il cinema italiano è sempre più considerato unindustria capace di dare ritorni e risultati convincenti, non solo in termini dimmagine, ma anche di mercato. Per mons. Viganò, gli elementi di precarietà, che pur ci sono, non modificano sostanzialmente limmagine profondamente vitale dellindustria cinematografica, come emerge dal Rapporto. Nel comparto cinematografico si muove la Fondazione EdS. LEnte dello Spettacolo - ricorda mons. Viganò - opera su diversi fronti e con diverse attività per promuovere il prodotto cinema e la cultura cinematografica: ad esempio, il Tertio Millennio Film Fest e la Rivista del Cinematografo, presente allinterno della cultura cinematografica dal 1946. Fiore allocchiello dellEnte - conclude il presidente - è il ‘Cine Data Base del cinema mondiale, il più ricco e frequentato archivio esistente in Europa con più di due milioni di contatti mensili.