Il nostro cervello è buono ma un utilizzo eccessivo delle nuove tecnologie può impedirne un corretto sviluppo. Questa la sintesi dellintervento di Adriana Gini, neuroscienziata del Gruppo di neurobioetica dellAteneo Pontificio Regina Apostolorum al Forum Youth Communication in social media age organizzato il 14 aprile dallo stesso ateneo e dallUniversità europea di Roma. Recenti studi di psicologia dello sviluppo - ha spiegato Gini - ci orientano verso una proto-morale, cioè lesistenza di strumenti morali rudimentali. Il cervello, quindi, è buono, anche se è plastico, si modifica cioè con le nostre esperienze. Dobbiamo quindi chiederci quanto le nuove tecnologie risultino dannose per un normale sviluppo cerebrale. La neuroscienziata ha spiegato che, anche se finora sono ancora pochi gli studi sul tema, sono stati evidenziati alcuni pericoli: La dipendenza, la ristrutturazione delle networks cerebrali o rewiring, la superficialità del ragionamento legato alle modalità di comunicazione che favoriscono la brevità e limmediatezza, una ridotta capacità a ritenere le memorie recenti. Rischi che, in attesa di dati più certi, possono essere scongiurati alternando luso delle tecnologie con lo sport, la lettura e le relazioni sociali, nonché la pratica del silenzio, la meditazione e la preghiera che favoriscono le aree cerebrali che ci rendono più pazienti e altruistici.