Sussidio Quaresima 2011 - Ufficio liturgico nazionale
Lavoro e risurrezione


Il lavoro riconciliato è possibile se al termine dell’esistenza umana non si vede il fantasma della morte, ma la promessa di vita in Cristo.
 
La morte è l’orizzonte scomodo di ogni attività umana. Ogni realizzazione resta parziale, imperfetta, destinata a finire. Uno semina, un altro raccoglie. Uno progetta, un altro realizza. L’età moderna ha in parte accorciato le dinamiche realizzative: possiamo costruire in pochi mesi o pochi anni edifici che in passato avrebbero richiesto decenni. Ma costruire la giustizia, edificare una società autenticamente fraterna, ricostruire un clima riconciliato là dove la guerra ha devastato le coscienze, resta un compito che supera ampiamente la vita dell’individuo. Anche per Gesù l’instaurarsi del Regno di Dio appare, al termine del suo ministero, come un compito che oltrepassa i confini della sua esistenza umana, così come quelli della vita dei suoi discepoli: Lazzaro muore, e Gesù anche andandolo a guarire, affretta la sua crocifissione. Tommaso capisce e dice: «Andiamo anche noi a morire con lui». Cị che imprevedibilmente si rivela peṛ è che il destino ultimo della persona, e di ogni sua attività, è la risurrezione, la partecipazione alla vita di Cristo, morto e risorto, colui che libera dalla morte. In questa prospettiva, la nostra attività, anche se imperfetta, anche se incompleta, acquista un senso: ed ha senso anche richiedere, in alcune circostanze, il martirio, il dono della vita: come Gesù, che va a risuscitare l’amico Lazzaro, e per questo si espone alla crocifissione.


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 17-FEB-11
 

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