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Educare ai nuovi media, sfida pastorale


«Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media al servizio del­la Parola». È questo il tema scelto da Benedetto XVI per la quarantaquattresima Gior­nata mondiale delle comunicazioni sociali che la Chiesa cattolica celebra in questa domenica. Segno anche dell’interesse e dell’attenzione con cui il Papa, che ha dedicato alla Giornata un ap­posito messaggio diffuso lo scorso 23 gennaio, e i suoi stretti collaboratori, guardano alle nuo­ve opportunità che la tecnologia offre. E in pri­ma linea in questa valorizzazione c’è il pontifi­cio Consiglio delle comunicazioni sociali, pre­sieduto dall’arcivescovo Claudio Maria Celli. «La missione primordiale della Chiesa è l’an­nuncio della Parola - spie­ga ad Avvenire il presule - ed è innegabile che oggi il mondo digitale offre delle possibilità inimmaginabili fino a qualche anno fa».
E quindi la Chiesa segue at­tentamente tutta la proble­matica, con una valutazio­ne complessivamente po­sitiva nei confronti del mondo digitale...
Certamente anche se da parte della Santa Sede non c’è ingenuità, perché siamo perfettamente anche con­sapevoli dei limiti connessi con le nuove tecnologie.
Ma, in questo caso, la San­ta Sede e il Papa vogliono sottolineare le possibili op­portunità favorevoli offerte.
Proprio perché la Parola di Cristo Signore, che salva l’uomo, risuoni anche nel mondo digitale. Il problema è come sfrut­tare queste opportunità nei diversi contesti mondiali. Un conto è, infatti, il contesto asiati­co in cui è importante anche l’aspetto del dia­logo con le grandi tradizioni religiose, e un al­tro conto è quello europeo, caratterizzato dal­la secolarizzazione.
Il mondo digitale può essere in pratica un mo­do per raggiungere luoghi e ambienti dove non riesce ad essere fisicamente presente?
Conosco un parroco di una grande città euro­pea, un sacerdote colto ed intelligente, che ha aperto un sito interattivo. E lui mi ha detto: è più la gente che viene a visitare il mio sito piutto­sto di quella che frequenta la Messa la dome­nica. Non penso che il mondo digitale possa so­stituire quella che è la vita normale della Chie­sa. Ma la Chiesa deve essere presente in quelle, per usare la bella e suggestiva immagine indi­cata dal Papa nel suo Messaggio pubblicato a gennaio, grandi autopiste del mondo ciberne­tico dove gli uomini di oggi si ritrovano. Sap­piamo benissimo che oggi i giovani passano più tempo davanti allo schermo del computer che a quello della tv. Ed è bello che anche in queste grandi autopiste i giovani possano imbattersi nella Parola del Signore, che, amo pensare, ha posto la sua tenda anche nel mondo ciberneti­co.
Lei prima accennava ai rischi connessi all’uso delle nuove tecnologie. A cosa pensava?
Una delle grandi preoccupazioni che sono pro­prie anche delle istituzioni civili, è quella della protezione dei minori. È noto che oggi i bam­bini navigano da soli in internet. Con tutti i ri­schi che si possono im­maginare. La Chiesa, che è maestra d’uma­nità, può aiutare le per­sone a usare responsa­bilmente gli strumenti messi a disposizione dalle nuove tecnologie.
Il Messaggio di que­st’anno è dedicato in modo speciale ai sacer­doti, anche alla luce del­l’Anno speciale che si chiuderà a giugno.
Il Papa nel suo Messag­gio parla di «pastorale nel mondo digitale», su questo è stato molto chiaro. Ma non tutti i sa­cerdoti potranno dedi­carsi a questo particola­re campo d’azione, per­ché anche ci qui ci vuo­le una particolare vocazione. Speriamo che i giovani sacerdoti, che sono, come dicono gli a­mericani, digital born, sappiano svolgere la pro­pria missione pastorale nella cultura attuale che è stata cambiata, alterata, dalle nuove tecnolo­gie.
Un fenomeno nuovo è quello dei blog e del so­cial network...
Anche in questo è necessaria l’educazione. So­no strumenti delicati. In cui si corre il rischio di essere strumenti di menzogna, di non rispetto della dignità della persona. Una volta se c’era­no degli spettacoli indegni si invitava a non ve­derli. Questo rimane. Ma con l’espansione del­le nuove tecnologie interattive questo non ba­sta più. Dobbiamo educare le persone a gioca­re un ruolo positivo non solo nel ricevere ma an­che nel porre in essere le nuove realtà comuni­cative, come sono appunto i blog o facebook.
 
 
intervista di Gianni Cardinale
da Avvenire del 16 maggio 2010, pag. 23


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 17-MAG-10
 

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