Siamo sommersi e oppressi dal frivolo, dal pettegolezzo, al punto da confonderlo con leffimero. Linformazione televisiva (in percentuale altissima) e quella stampata (in percentuale comunque molto alta) ci bombardano quotidianamente di sciocchezze, pettegolezzi, eventi che per avere qualche elemento piccante o inconsueto assurgono a esemplarità, della durata di un attimo. Da bambino apprendevo non solo a scuola e sui libri, ma anche leggendo il quotidiano che papà ogni giorno (‘quotidianamente‘) acquistava. Non imparavo solo dalla terza pagina o da quella degli spettacoli, ma dalla cronaca. Era un mondo di storie grandi o piccole, ma essenziali, ognuna significativa, anche quando tragica. Ora la tragedia stessa è quasi sempre accettata solo se può essere fraintesa in orrido, in lugubre, lucidamente un tempo, ora inconsapevolmente purgata della sua drammatica complessità. Così il piccolo e insignificante fatto episodico (che può riguardare un albero che si schianta cadendo su unauto, un cane semiasfissiato in unautomobile parcheggiata ad agosto, fino alluomo, trattato più o meno alla stessa stregua), diventa degno di cronaca, perché leggero, attualissimo, letteralmente ‘quotidiano‘. Lo nobilitiamo, appunto, definendolo effimero. Laggettivo effimero indica invece un avvenimento, una vita, una realtà brevissime per quanto piene, ma destinate a scomparire subito, perché appunto quello è il loro destino. Effimera è la vita della lucciola, o delleroe Achille (gli eroi muoiono giovani e belli): fanno luce, per breve tempo, ma indimenticabilmente. Un quotidiano, quindi, deve evidenziare ciò che è effimero, che si manifesta e ha senso ma è destinato a svanire subito: deve fissarlo, renderlo carta stampata o voce o immagine registrata, dargli memoria. Cogliere loccasione dellattimo per mettere in luce, in risalto, qualcosa di significativo che diversamente scomparirebbe ingiustamente. Forse non è un caso che Montale, grande autore del celebre ‘Le occasioni‘, fosse poeta e giornalista. La materia prima era la stessa, il mondo, nella sua quotidianità. A cui si aggiunge unaffinità morale e metodologica: mettere in luce ciò che diversamente scomparirebbe senza lasciar segno. La parola ‘occasione‘ indica ciò che accade, ‘cogliere loccasione‘ significa non farselo sfuggire. Per registrarlo, per renderlo noto. Un buon giornalista è notoriamente qualcuno a cui non sfuggono mai le occasioni. Vede ciò che accade e ne anticipa sviluppi che ad altri sfuggono. Ma il guaio, un guaio anche morale, è che domina ormai una concezione, più che distorta, rovesciata: non si cerca di cogliere loccasione ma di crearla, di inventarla. La logica che un tempo era vigente in certe manifestazioni tipo festival di Sanremo, con la ricerca del pettegolezzo, del piccolo scoop, ora si è estesa allintero campo del reale. Un esempio lampante è offerto dalla cronaca di eventi antropologicamente incredibili, come ‘Il grande fratello‘ o ‘Lisola dei famosi‘, svolta con lattenzione e il rigore dedicati alla cronaca della realtà. Un tempo si invitava il giornalismo a distinguere i fatti dalle opinioni. Oggi si deve auspicare che si distinguano i fatti dalle invenzioni. Registrando i fatti molti giornali e telegiornali hanno fatto storia: dallallunaggio di Armstrong alla borraccia tra Bartali e Coppi, allurlo di Tardelli al Bernabeu, per citare esempi euforizzanti, senza dimenticare quelli drammatici o tragici delle guerre e del lutto. La cronaca deve fare storia, nutrire e difendere la memoria. ‘Oggi‘ non è soltanto un giorno che scorre invitandoci a cogliere lattimo, secondo il simpatico ma troppo rassegnato Orazio, ‘oggi‘ è anche la chiave vivente per riaprire momenti di ieri, per capire tanti ‘oggi‘ del passato.