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Una fede da romanzo


 Un serial killer (maschio) si fa chiamare «Eva» e uccide una ragazza a ogni luna piena, iniettandole un virus che scatena quella che sembra una ra­ra forma di meningite letale. Due agenti dell’Fbi e una donna avvo­cato in carriera - moglie divorziata dell’agente che ha fatto di «Eva» la sua ossessione - gli danno la cac­cia. Sembra l’ennesima trama alla Jeffery Deaver o alla Michael Con­nelly. Invece Adamo di Ted Dekker, in uscita a giorni da Mon­dadori, è qualcosa di diverso. Per­ché l’agente ossessionato è anche uno scrittore e conferenziere a fa­vore dell’ateismo, una specie di «Odifreddi all’americana». Perché alla fine del mistero si viene a capo solo rivolgendosi a un prete catto­lico esorcista e scavando in oscure storie di teologia e di seminaristi.
  Ma soprattutto perché «Eva» esiste davvero e no, non è il soprannome dell’assassino. È un diavolo che lo possiede come aveva posseduto la donna che l’aveva rapito da ragaz­zino insieme alla sorella e aveva a­busato di lui per anni. Lo stesso diavolo s’impadronirà facilmente anche dell’agente dell’Fbi, perché i fanatici dell’ateismo - lo dirà «Eva» stessa all’esorcista - sono le prede più facili per il diavolo. Con qualche sorpresa (che sarebbe di catti­vo gusto rivelare al lettore) il serial killer sarà messo in condizioni di non nuocere, ma i tanti atei del ro­manzo dovranno prima ammette­re che il diavolo esiste ed è dunque probabile che esista anche Dio. È la Christian fiction, la «narrativa cristiana» che da qualche tempo vende benissimo negli Stati Uniti e che ora si tenta d’importare in Ita­lia.
  Funzionerà? A­damo è ben scritto e la trama coinvol­ge, anche se i catti­vi sono più credibi­li dei buoni. Il male è spaventoso, ma la santità non rifulge.
  Il protestante Dekker ha suscitato altre volte riserve tra i cattolici. Qui tratta la Chiesa con grande rispetto, ma il suo esor­cista non è un personaggio memo­rabile. Dekker ha visto, forse trop­pe volte, il film L’esorcista, che il ro­manzo cita esplicitamente. Non gli avrebbe fatto male riguardarsi an­che The Exorcism of Emily Rose (da una cui scena è tratta la foto che vedete qui accanto), il film del 2005 del regista protestan­te - ma con molte simpatie cattoli­che - Scott Derrickson, basato sul­l’episodio reale dell’esorcismo in Germania della giovane Emily Ro­se (1952-1976) e molto migliore de L’esorcista da tutti i punti di vista.
  Nel suo rispetto per la verità, il film di Derrickson è anche edificante. Può esserlo anche la Christian fic­tion, e Adamo da questo punto di vista può fare del bene. Tuttavia per convincere, scuotere le co­scienze e indurre a meditare, una teologia accettabile non basta. Oc­corre anche una bellezza della scrittura, dei perso­naggi e della trama. E qui il libro di Dekker passa il test solo parzialmente. Il romanzo si legge volentieri, ma lo spessore dei perso­naggi non è suffi­ciente a far parlare di autentica arte applicata alla nar­rativa né di grande letteratura. I critici letterari spesso accusano la Christian fiction di es­sere - appunto - una letteratura di nicchia, che vende grazie al fioren­te circuito delle congregazioni pro­testanti, ma che raramente interes­sa chi non frequenta le chiese e il cui livello artistico è discutibile. È la critica che è stata rivolta alla for­tunatissima serie di sedici romanzi Left Behind di Tim LaHaye e Jerry B. Jenkins: 12 anni di successi fra il 1995 e il 2007 per complessivi 65 milioni di copie vendute, numeri da record anche al di fuori dell’am­bito cristiano. Si tratta di una lun­ghissima narrazione della fine del mondo, che segue l’Apocalisse ma la interpreta secondo quella parti­colare teologia protestante per cui prima dell’inizio dei tempi dell’An­ticristo i buoni «spariranno», rapiti in Cielo. Ma la Chiesa cattolica, e anche gran parte del protestantesi­mo europeo, non amano questa teologia tipica di un mondo con­servatore se non fondamentalista.
  La serie resta inguaribilmente «a­mericana » e difficile da esportare da noi. I cattolici non sono stati a guardare, e oggi non si può più dire che la Christian fiction sia un feno­meno solo protestante. Proprio grazie ai cattolici si sono fatte me­no frequenti anche le accuse se­condo cui si tratterebbe di una let­teratura commerciale di qualità in­feriore. Anche trascurando il caso di Anne Rice, una stella della nar­rativa horror di qualità tornata alla fede cattolica della sua infanzia, che oggi cerca faticosamente la sua nuova strada nel romanzo religio­so, sono due gli autori cattolici di Christian fiction che hanno con­vinto insieme pubblico e critici. Il primo è lo scrittore canadese Mi­chael D. O’Brien, che a partire da Il nemico (1996) riprende i temi del diavolo e dell’Anticristo cari alla fiction protestante ma li tratta con impeccabile ortodossia cattolica, oltre che con indubbia maestria letteraria. Se O’Brien, grande ro­manziere, è più controverso come saggista per gli attacchi a Harry Potter e alla saga di Eragon - la cui estrema durezza suscita perples­sità anche tra cattolici - diverso è il caso di Ralph McInerny, uno dei maggiori filosofi cattolici contem­poranei stimato e apprezzato dal­l’attuale pontefice, di cui in italia­no è stato di recente tradotto da Fede & Cultura l’influente saggio Vaticano II. Che cosa è andato stor­to?.
  Milioni di americani conosco­no McInerny - che preferirebbe es­sere noto piuttosto per la filosofia - come il geniale creatore dei ro­manzi polizieschi con protagonista il sacerdote di Chicago Padre Dow­ling. La relativa serie tv, trasmessa anche in Italia, è un sano diverti­mento per famiglie ma non rende giustizia alla profondità psicologi­ca dei romanzi, ciascuno dei quali riflette su un problema della Chie­sa o della società americana, dal­l’eutanasia alla liturgia. Ora, a ot­tant’anni suonati, McInerny con le Cronache del Rosario - di cui sono usciti i due primi volumi - esplora il thriller religioso in una serie che ha fatto scrivere a molti che è final­mente uscita la risposta letteraria di un cattolico a Dan Brown. A quando un’edizione italiana?


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 28-GEN-10
 

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