Dopo un lungo periodo di chiusura, il Museo Diocesano
Tridentino ha riaperto le porte ai visitatori mercoledì 5 maggio 2021. Durante i mesi di forzata chiusura, tuttavia, il Museo non è mai stato fermo: agli interventi di
manutenzione della sede e di sostituzione di impianti obsoleti ha fatto seguito
il
radicale rinnovo della pinacoteca, dal 1995 organizzata secondo una
scansione cronologica. "Sulla base di più aggiornati criteri museologici –
spiega la direttrice, Domenica Primerano – abbiamo optato per un percorso incentrato su singoli
temi, pur nel rispetto di una sequenza temporale: circoscrivere specifiche
tematiche accresce l'attenzione e la comprensione di un pubblico non
necessariamente ‘esperto'.
L'accessibilità, non solo fisica ma anche
cognitiva e culturale è una delle principali linee guida del museo
contemporaneo, nonché l'obiettivo che ci siamo posti nel riprendere in mano
il museo".
Il riallestimento delle sale non è l'unica novità: sono stati ripensati i sussidi didattici dell'intero percorso espositivo, sia dal punto di vista grafico, sia contenutistico ed è cambiata la zona d'ingresso, dove ora campeggia una citazione di John Kinard: "La comunità parla e discute, il museo è l'orecchio in ascolto"[1]. Spiega Domenica Primerano, direttrice del Museo: "Conservare il passato non può esimerci dal vivere nel presente, ‘per' e ‘con' la nostra comunità. Oggi più che mai, infatti, il museo deve diventare un ‘presidio' di relazioni, prendersi cura di una comunità resa più fragile dalla pandemia. Prendendo in prestito un'altra frase di Kinard ‘Se vogliamo renderci utili agli esseri umani di oggi e di domani dobbiamo impegnarci sui problemi di oggi'. Un impegno che anche un museo come il nostro deve assumere".
Le nuove sale si trovano al primo e al secondo piano di Palazzo
Pretorio: la prima sezione è dedicata al patrono di Trento, San Vigilio;
sono qui radunate una serie di opere che ricordano la figura del santo e che
introducono alcuni temi portanti della narrazione museale, come la santità, il
principato vescovile di Trento e la presenza di artisti stranieri in un
territorio che fu luogo di scambi e di incontri in ambito artistico e
culturale. A seguire il visitatore troverà una
sezione espositiva dedicata alla paradigmatica vicenda di Simonino da Trento.
Precisa Domenica Primerano: "Il successo della mostra L'invenzione del
colpevole. Il ‘caso' di Simonino da Trento, dalla propaganda alla storia ci
ha convinti a dedicare una parte del percorso espositivo a questa pagina buia
della storia di Trento". Il percorso del primo piano si conclude con la sezione
dedicata al concilio di Trento, prima limitata al solo giro scala: il tema viene ora
affrontato in modo più approfondito, così da fornire al visitatore le
coordinate necessarie per comprendere meglio motivazioni e contenuti di questo
importante evento storico.
Il percorso espositivo del secondo piano si
sviluppa focalizzando l'attenzione sul tema del bilinguismo artistico che
caratterizza il Trentino nel Quattrocento; trova qui spazio
un'importante opera mai esposta prima: il Polittico di San Bernardino,
unica testimonianza superstite in regione dei cosiddetti ‘polittici misti'. A
seguire viene preso in considerazione il Rinascimento nel Principato
vescovile, esemplificato dalle pale d'altare realizzate per la cattedrale
di San Vigilio. In questa sezione si inaugura una prassi che il museo seguirà
in futuro: esporre per un certo periodo
opere provenienti da chiese della Diocesi, così da accentuare il legame che il
Museo intende stabilire con il territorio.
"Grazie alla disponibilità del parroco di Civezzano e della Soprintendenza per
i beni culturali – prosegue Primerano – possiamo esporre la pregevole pala con Sant'Antonio
abate in trono, San Vigilio, San Girolamo e un chierico inginocchiato e la
relativa predella, opere di Jacopo Bassano realizzate tra il 1575 e il
1578 per la chiesa di Santa Maria Assunta".
Il percorso continua con opere di Martino Teofilo Polacco,
pittore molto attivo alla corte del principe vescovo Carlo Gaudenzio Madruzzo (1600-1629)
e con alcuni dipinti che bene esemplificano la pietà barocca. Le successive
sezioni sono dedicate a due importanti artisti, il celebre Andrea Pozzo (1642-1709)
e il pittore veneziano Francesco Fontebasso (1707-1769). Il percorso si
conclude con alcuni dipinti, precedentemente conservati in deposito, di Tullio
Garbari (1892-1931).
Le restanti sezioni
del Museo – sala arazzi, la Cappella Palatina con la collezione di scultura
lignea, il corridoio dei tessuti antichi e il Tesoro della Cattedrale – sono
state arricchite da pannelli e didascalie in doppia lingua (italiano e
inglese), didascalie riservate alle famiglie e altre che cercano di
stimolare il visitatore creando connessioni con il presente. Specifici QR
Code consentono inoltre di accedere con i proprio smartphone a contenuti
multimediali quali podcast, immagini, video e approfondimenti. Infine, un
tavolo multimediale offre la possibilità al pubblico di conoscere la storia del
Museo, della sua sede e dei suoi protagonisti, oppure di esplorare le immagini
delle opere esposte e collegarle alle chiese da cui provengono. Una specifica
sezione propone una serie di attività ludiche, finalizzate ad avvicinare alle
opere anche i giovani visitatori.
[1] La citazione
è tratta dal saggio Intermediari tra museo e comunità di John Kinard,
che dal 1967 al 1989 progettò e diresse il "museo di quartiere" di Anacostia,
ghetto afroamericano di Washington. Il testo è tato pubblicato in Il nuovo
museo. Origini e percorsi, a cura di Cecilia Ribaldi, Milano 2005.