Una anteprima della serie Manoscritti (sec. XVI-XX) conservati presso l'Archivio Storico Diocesano di Pitigliano
La nostra breve nota vuole offrire una anteprima della serie Manoscritti (sec. XVI-XX) conservati presso l'Archivio Storico Diocesano di Pitigliano, solo in parte digitalizzati e in attesa di essere resi fruibili in BeWeB.
La
documentazione racconta frammenti di storia dell'antica diocesi di Sovana, dei
suoi vescovi, delle sue parrocchie, del suo territorio e di alcune diocesi
toscane quali Pienza e Prato di cui si scorgono le tracce a testimonianza di una
rete di rapporti esistenti fra tali enti ecclesiastici.
La serie afferente al fondo Curia
vescovile di Pitigliano è composta da circa 20 unità, solo in parte restaurate.
In particolare i tre manoscritti Indice della diocesi di Sovana (1699-1729);
Vacanza della sede vescovile e donazione del palazzo (1776-1790); Iscrizioni
delle chiese, uffiziature, documenti e stati d'anime al tempo del vescovo
Francesco Pio Santi (1777-1783) risultano riferimenti non solo per la
ricostruzione della storia della nostra diocesi, ma ancor più per lo studio e
la conoscenza degli aspetti socio-antropologici delle comunità diocesane.
Il
manoscritto intitolato Indice della Diocesi di Sovana iniziato nell'anno
1699 al tempo in cui era vescovo della diocesi Mons. Domenico Maria Della Ciaia
(Siena, 1642 - Pitigliano, 1713),
contiene l'elenco delle parrocchie, delle chiese con l'indicazione degli altari,
dei benefizi, canonicati e legati; contiene inoltre la nota dei chierici e delle
compagnie istituite presso ciascuna parrocchia; la tavola dei romitori e degli
spedali oltre che la sezione relativa ai
beni e cattedratici della Mensa
vescovile. Ma la parte del manoscritto di maggiore interesse è quella in
cui si leggono le biografie dei vescovi della diocesi a partire da Tandino fino
al vescovo Antonio Sbrolli (Piancastagnaio,
1828 - Roma, 1888). Il documento offre certamente un
quadro della composizione e articolazione dell'istituzione ecclesiastica, ma
fra le righe narra delle complesse vicende che hanno attraversato il territorio
della diocesi.
Segue il manoscritto Vacanza
della sede vescovile, donazione del Palazzo' in cui si ripercorre il tempo
della vacanza della sede vescovile di Sovana dell'anno 1776 dopo la traslazione
alla cattedra di Cortona di Mons. Gregorio Alessandri
(Fiesole, 1728 - Cortona, 1802),
la successione di Mons. Francesco Pio Santi (Roccalbegna, 1740 - Pienza, 1799), che gestì con
intelligenza il difficile periodo delle riforme, ottenendo definitivamente dal
Granduca il palazzo Orsini di Pitigliano, risolvendo così il problema di una sede adeguata per i
vescovi e gli uffici di curia. Prima di quella data Mons. Pier Maria
Bichi (Siena, post 1618 - Pitigliano
1684) nel 1674 si
era trasferito da Sovana, decaduta e spopolata, nei pressi di Pitigliano dove
aveva acquistato un palazzo, detto il Borghetto, in cui aveva fissato la sua
residenza; questo palazzo dopo la sua morte fu lasciato in eredità alla curia
vescovile e divenne la residenza dei vescovi successivisi fino appunto a Mons.
Santi. Anche in questo caso la documentazione diviene fonte per gli
studiosi che da tempo stanno cercando di rilevare la stratigrafia degli
interventi che il palazzo Orsini ha subito nei secoli.
Infine
il manoscritto Iscrizioni delle chiese, uffiziature, documenti e stati
d'anime riporta in trascrizione le iscrizioni presenti nelle chiese della
diocesi. In riferimento all'antica cattedrale
di Sovana si legge la nota relativa alla reliquia del Santo Braccio di San
Gregorio VII, traslata a Sovana per
intercessione del vescovo Metello Bichi (Siena, 1541 – Roma, 1619). È da annotare che Ildebrando da
Soana conobbe i natali proprio nel
territorio della diocesi probabilmente tra il 1010 e 1020 e nell'anno 1073 salì
al soglio pontificio con il nome di Gregorio VII. Il papa che ebbe un ruolo di
rilievo nella lotta per
le investiture e nella inculturazione dell'Europa, si spense
nell'anno 1085 e la pena del suo cuore trovò espressione nelle parole a lui
attribuite in punto di morte: «Ho amato la
giustizia e ho odiato l'iniquità, per questo muoio in esilio».
Inoltre all'interno del manoscritto nella
sezione riferita alle chiese di Pitigliano è riportala una annotazione riferita
alla sinagoga di detto luogo. Nel testo si parla di una antica bibbia
proveniente da Gerusalemme donata alla scola della sinagoga di Pitigliano. Questo
a conferma di quanto la comunità ebraica di Pitigliano (Pitigliano, sec. XV -
sec. XX) così come di altri centri della diocesi svolgesse un ruolo di primo
piano nella dimensione sociale. Un esempio questo di inclusione e integrazione
protrattosi nei secoli. Chiude il manoscritto la serie degli stati d'anime
delle singole parrocchie della diocesi.
In questo caso emerge dunque la complessità della narrazione che unisce gli
aspetti legati alla devozione e al culto, a quelli strettamente connessi alla
dimensione umana e alla storia di un popolo. Tali manoscritti rappresentano dunque
un'occasione per ribadire ancora una volta la necessità di conservare e
preservare una memoria collettiva che in quanto
patrimonio comune è garanzia di civiltà.
Gli
archivi come custodi di memoria o depositi di storie garantiscono la
trasmissione del sapere divenendo tramiti fra passato e futuro.