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 Dalle diocesi - Archivio - 2016 - Giugno - Storia di voci "in uscita" 
TortonaStoria di voci "in uscita"   versione testuale
Il 13 giugno 1896 usciva il primo numero del settimanale della Diocesi di Tortona Il Popolo. Centovent’anni, dunque, per questo foglio nato dall’animo generoso e lungimirante del vescovo monsignor Igino Bandi. Salito alla cattedra di san Marziano a 42 anni, Bandi guida la Chiesa tortonese per un quarto di secolo, in un episcopato che abbraccia un arco di tempo a cavallo tra Otto e Novecento. Per la storia civile sono gli anni della rivoluzione industriale e della questione sociale: dall’avvento della sinistra all’età giolittiana. Per la storia della Chiesa i pontificati di Leone XIII (1878-1903) e di Pio X (1903-1914).
All’origine del giornale uno scritto: «Usciamo una buona volta di sacrestia, come ci spinge il Santo Padre. Usciamo di sacrestia per opporci ai satanici attentati, per salvare un numero grande di anime, che nel turbinio di tanti errori e di tanta immoralità trionfante corre a rovina. Usciamo di sacrestia, per salvare la famiglia e la società, coll’organizzarci insieme, clero e laicato, ad un’azione concorde e ristoratrice per mezzo delle cattoliche associazioni, della buona stampa». Parole di papa Francesco? No, parole del vescovo Bandi che per la sua azione pastorale ritiene fondamentale il giornale diocesano, un giornale che deve essere «cattolico, strenuamente, incrollabilmente, totalmente cattolico». Alle parole seguono i fatti: il 13 giugno 1896 esce il primo numero del giornale diocesano Il Popolo-Corriere settimanale della diocesi di Tortona. In prima pagina, in grande evidenza, la benedizione del Santo Padre.
Da allora Il Popolo ha continuato a raccontare la vita sociale e religiosa degli uomini e delle donne che abitano il vasto e variegato territorio della diocesi di Tortona, a cavallo di tre regioni (Piemonte, Lombardia e Liguria) e tre province (Alessandria, Pavia e Genova). È stato ed è uno strumento di informazione, di cultura e di comunione. Un giornale la cui storia si è necessariamente intrecciata con quella della diocesi e dei vescovi che l’hanno guidata, ma insieme con quella dei direttori, redattori e collaboratori e del più ampio contesto sociale nel quale si sono trovati a operare.
Un giornale che è rimasto fedele all’indirizzo che il vescovo Bandi gli affida nel primo numero: «Illuminare il popolo sugli avvenimenti, in maniera che il popolo sappia giudicare nel loro vero valore uomini e cose». Un giornale che in centovent’anni di storia – celebrati nei giorni scorsi con un convegno del quale si riferisce in questa pagina – ha cambiato formato, grafica; che nella sua redazione ha visto succedersi preti, laici, uomini e donne; che si pone il problema di un equilibrio tra il canale tradizionale della carta stampata e la nuova frontiera dell’era digitale. Che guarda al futuro. Ma che non ha mai smarrito la sua missione di testimonianza cristiana, il suo dovere di scrivere della storia dell’uomo che è dentro il disegno di Dio.
Un foglio che, come ha scritto Antonio Giorgi, già inviato di Avvenire e agli inizi della carriera collaboratore de Il Popolo, «non è mai stato un foglio provinciale nel senso meschino del termine, un giornaletto chiuso nel suo mondo, attento solo al particolare di campanile, di parrocchia o di paese. È stato ed è un giornale aperto alle più diverse realtà e alla complessità del mondo che ci circonda. Alieno da ogni chiusura nel provincialismo Il Popolo è stato ed è attento al mondo e all’Italia, oltre che al contesto territoriale proprio». È dunque doveroso festeggiare un traguardo così significativo. «Nella tradizione biblica – fa notare l’attuale direttore monsignor Pier Giorgio Pruzzi – fare memoria non è uno sguardo rivolto al passato, ma è la celebrazione di una grazia, un dono che dura nel tempo in seguito a un evento felice o doloroso. Questo vorremmo che fosse il nostro anniversario: celebrare uno strumento che è stato grazia, dono prezioso per le generazioni passate, e che noi riteniamo debba essere tale anche per le generazioni presenti e future».