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 News - Archivio - 2016 - Maggio - Fedi in dialogo sul grande schermo 
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Fedi in dialogo sul grande schermo   versione testuale

Le vite degli uomini di Dio. Tre film internazionali, prodotti tra il 2010 e il 2014, sono stati scelti per la prima rassegna italiana di cinema interreligioso, nata dalla partnership di Acec e Religion Today FilmFestival, l’unico festival che unisce e porta in Italia il cinema d’autore sulle religioni. 'Fedi in gioco: cinema e dialogo interreligioso' è il titolo di questa iniziativa, che terminerà a maggio, alla quale hanno aderito 32 sale Acec presenti in tutto il territorio, anche in quelle regioni, come la Calabria, dove il cinema d’autore fa fatica a trovare spazio nelle sale. Le tre grandi religioni monoteiste sono al centro di questi film prodotti in Iran, Israele e Francia, dove le storie principali sono storie di uomini, sorretti dal dono della fede, o salvati da uomini credenti. Come Marie Heurtin - Dal buio alla luce, la pellicola di Jean-Pierre Améris (il regista di Emotivi Anonimi), tratta da una storia vera in un paesino della Francia, a fine Ottocento. Marie Heurtin è una ragazza sordocieca, figlia di un artigiano. Le sue inabilità sonoconsiderate, anche dal punto di vista scientifico, come inabilità mentali a causa dei comportamenti anomali della ragazza. L’istituto religioso di Larnay situato nei pressi di Potiers sarà il luogo dove Marie troverà il sostegno e la cura di una giovane suora, Marguerite. Le relazioni che cambiano la vita sono il tema di Gold and Copper, il film di Homayoun Assadian sull’islamismo: Seyed Reza è un giovane studente di teologia che si trasferisce a Teheran, ma la ma-lattia degenerativa di sua moglie gli farà cambiare idea e stile di vita.
In Magic Men, diretto da due registi israeliani emergenti, Erez Tadmor e Guy Nattiv, le relazioni padre e figlio sono fonte di dissapori e di non comunicazione, soprattutto se il padre non ha più fede e il figlio è un famoso rapper ortodosso. Portare questi tre film in tutta Italia è una sfida che nasce «da una domanda sul perché le religioni diventano un ostacolo alla fede e sul perché la professione di fede non è favorita dalla religione» sottolinea Francesco Giraldo, segretario generale di Acec. «Il motivo è semplice: quando le religioni perdono la loro anima spirituale, dialogica e 'amorosa', esse diventano dei sistemi ben organizzati, chiusi ed autoreferenziali ». Il cinema perciò, con la sua capacità di parlare un linguaggio universale, è chiamato a rispondere a queste domande e a frantumare questa autoreferenzialità teorica: «Quando si parla delle potenzialità religiose del cinema – spiega Katia Malatesta, direttore artistico di Religion Today – una delle formule più ricorrenti è quella del 'vedere' o 'filmare l’invisibile'. È questa la prima sfida, scientifica e culturale».
«Le sale Acec sono il luogo ideale - spiega don Adriano Bianchi, presidente Acec - per valorizzare progetti culturali come 'Fedi in gioco: cinema e dialogo interreligioso'. Abbiamo condiviso con Religion Film Today FilmFestival un impegno triennale perché questa rassegna possa radicarsi in tutto il territorio e perché le sale possano essere uno spazio di incontro e di dialogo. Un volume Acec curato da esperti e docenti sarà a disposizione dei cinema aderenti all’iniziativa che organizzeranno, oltre alla proiezione, testimonianze, tavole rotonde».