Avvenire... questione di "classe"!
Hegel lo diceva due secoli fa: «La preghiera del mattino dell’uomo moderno è la lettura del giornale. Ci permette di situarci quotidianamente nel nostro mondo storico». Mi dispiace deludere il grande filosofo tedesco ma devo dire che nella mia scuola, che è statale, non si prega, e non si leggono nemmeno i giornali. Io ogni giorno entro a scuola con i quotidiani che regolarmente acquisto ma è davvero difficile trovare qualcun altro tra i colleghi professori, per non parlare degli studenti, che entri nell’edificio scolastico del liceo in cui da dieci anni insegno religione con un quotidiano sottobraccio: direi impossibile, e la cosa a volte mi mette un po’ tristezza. Mai però quanto la lettura dei quotidiani, potrei aggiungere, ma non lo faccio: non voglio piegarmi al vezzo-vizio della battuta facile, soprattutto perché negli anni ho recuperato con la lettura dei giornali un rapporto che tempo fa era a dir poco controverso, e sono arrivato a riconoscere un valore educativo a quella lettura.
Innanzitutto, sull’educazione: si, è vero, i ragazzi non leggono i quotidiani, ma nemmeno noi adulti, perché quindi loro dovrebbero? Aveva ragione Flannery O’Connor quando diceva che «diventiamo quello che vediamo»: l’educazione coinvolge più la vista che l’ascolto, più l’esempio che le parole. Anche per questo sono rimasto sorpreso, quasi commosso, quando un paio di anni fa ho visto una mattina entrare una mia studentessa con una copia di Avvenire sottobraccio. C’era un motivo che giustificava quel piccolo 'evento': avevo annunciato l’uscita di un mio articolo in cui avrei parlato dei miei studenti e delle risposte che mi avevano dato durante una recente lezione (vantaggi che appartengono a quella strana genìa anfibia dei giornalisti-insegnanti), ma resta il fatto che un articolo su un quotidiano può rivelarsi spunto prezioso per quella strana cosa che va sotto il nome di 'ora di lezione', in cui veramente tutto può accadere.
Il punto vero è che tutto può rivelarsi 'spunto prezioso', non solo le notizie dell’attualità. Anzi, l’attualità in quanto tale può rivelarsi una trappola, uno sciatto appiattimento, un ripiegamento ideologico e allora ciò che fa la differenza è lo sguardo del docente che si apre (e quindi apre) di curiosità sotto gli occhi degli alunni mostrando e suscitando interesse. Parolina fondamentale: inter-esse, stare dentro, come a dire che quello che leggo sul giornale, quello che accade fuori di me, me lo ritrovo dentro di me, corrisponde, risuona nella mia interiorità. Alla fine le sfide che si intrecciano in quei sessanta minuti sono due: per ogni insegnante è quella tra il suscitare l’interesse e la sua tragica alternativa, la noia, per ogni studente è quello tra lo scivolare nella facilità della superficialità oppure assumersi la fatica dell’approfondimento. E allora anche le pagine di un quotidiano, anche le pagine della cronaca, possono posizionarsi virtuosamente in mezzo tra le due parti, docenti e discenti, che ogni giorno si trovano a incontrarsi per dialogare.
Anche per questo, pur cercando di evitare la trappola dell’attualità, a volte ho preso il rischio e ho preso spunto dalla lettura di un articolo per un approfondimento in classe, soprattutto partendo dalle pagine culturali o da qualche editoriale che già in partenza sono 'approfondimenti'. Mi viene in mente la cupa dicotomia in Sunset Limited di Cormac McCarthy: due personaggi intorno al tavolo e ai due capi un giornale e la Bibbia. La sfida vera però sta nel-l’et-et, mai nell’aut- aut.
Andrea Monda