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 News - Archivio - 2016 - Aprile - Cronisti, "con l'odore delle pecore" 
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Cronisti, "con l'odore delle pecore"   versione testuale

Una distesa di berretti rossi ha invaso piazza San Pietro sabato 9 aprile. Migliaia di volti rivolti verso papa Francesco. Era il popolo della Fisc, la Federazione dei settimanali cattolici italiana, che ha scelto di festeggiare i suoi primi cinquant’anni di attività vivendo insieme il Giubileo della misericordia nella città che accoglie le tombe degli apostoli Pietro e Paolo. Da molte diocesi italiane, quasi un centinaio, sono arrivati in quasi seimila tra vescovi, giornalisti, collaboratori, ammini-stratori, lettori, sostenitori e tutti coloro che permettono ogni settimana l’uscita e la diffusione delle testate legate a comunità e realtà ecclesiali.
Molti hanno messo la sveglia nel cuore della notte per giungere puntuali alle porte di San Pietro. In fila in attesa di oltrepassare i varchi di sicurezza alcuni giovani di Cesena hanno cercato di ingannare il tempo e di rimanere svegli dopo la notte passata in pullman giocando in piedi a carte. Sulle spalle avevano un piccolo zaino. Altri pregavano. Facile riconoscersi, dal Nord al Sud dell’Italia, grazie al cappellino rosso con il logo dorato della Federazione. Alcuni giornali hanno unito il Giubileo della Fisc a quello della loro diocesi, come Torino, Brescia, Genova.
L’emozione è stata tanta ed è esplosa quando il Papa si è fermato tra i pellegrini. Una delegazione guidata dal presidente Francesco Zanotti ha potuto porgere a papa Bergoglio un grande libro contenente tutte le prime pagine delle 190 testate della Fisc che ogni settimana raggiungono quasi un milione di lettori tra carta stampata e online. Nella lettera di accompagnamento Zanotti ha scritto, a nome di tutta la Federazione, che «siamo sempre attenti a leggere la realtà dal punto di vista del Vangelo. Impegnati a suscitare domande, più che a fornire risposte, ben piantati per terra, desiderosi di fare alzare lo sguardo in alto, fin oltre le stelle. E come operatori nei mass media, parafrasando la sua nota espressione “pastori con l’odore delle pecore”, noi vorremmo essere giornalisti con l’odore dei lettori». Il Pontefice, ricevendo il volume, ha incoraggiato a proseguire sulla strada intrapresa, ha riferito Zanotti.
A stringere la mano al Papa c’era anche il redattore di Penna Libera Tutti, l’inserto del settimanale Il nuovo Amico di Pesaro realizzato con una redazione di detenuti della casa circondariale. Boris Gentile, con ancora qualche mese di pena da scontare, ha donato al Papa per conto di tutti i suoi colleghi carcerati una piccola icona realizzata da loro con il computer. Poi ha raccontato di aver sentito una grande emozione, come quando ha varcato la Porta Santa dentro il carcere insieme al vescovo. Infine sulla linea delle parole pronunciate da papa Francesco sul senso dell’elemosina, che è «aspetto fondamentale della misericordia », la Fisc ha voluto contribuire alla carità del Papa.


Da cinquant'anni, la voce di chi non ha voce
di Francesco Zanotti
Il popolo dei giornali diocesani in piazza San Pietro con papa Francesco. Non era mai successo. Quasi seimila persone sono giunte da un centinaio di diocesi italiane. Nell’anno del cinquantesimo di fondazione della Fisc, la Federazione italiana settimanali cattolici, l’occasione è stata preziosa per una sosta di riflessione, di silenzio, di preghiera e di recupero delle ragioni di un servizio spesso svolto senza i riflettori della notorietà. Nell’Anno Santo della misericordia è stato importante vivere il Giubileo assieme al successore di Pietro. I nostri periodici, da sempre, desiderano porsi come compagni di viaggio nei confronti di chi abita, opera, soffre e gioisce nei mille territori del nostro Paese. Il Papa invita ad andare nelle periferie, geografiche ed esistenziali. Noi da oltre un secolo diamo voce a chi non ce l’ha, come abbiamo ricordato ieri mattina a Francesco nel brevissimo incontro avuto a tu-per-tu. Gli abbiamo detto che siamo abituati a stare in prima linea, a farci compagni di viaggio alle donne e agli uomini di oggi, alla maniera dei discepoli di Emmaus.
Il nostro non è uno sforzo che dipende da noi, ma solo una presa di coscienza. Abbiamo un messaggio di speranza da portare. Non tanto facendo prediche o alimentando riflessioni filosofiche, ma dando spazio alle storie dei “santi di tutti i giorni” di cui sono ricche le nostre comunità locali. Un impegno e una responsabilità non da poco per chi ha coscienza che dietro a ogni notizia, anche la più banale, ci sono sempre le persone. Non possiamo permetterci di sopravvivere. Desideriamo essere “santamente inquieti”, animati da un “sacro fuoco” che ci fa andare lungo le strade dei nostri territori per metterci in ascolto di chi lo abita. Senza pregiudizi, senza risposte preconfezionate, anzi capaci di suscitare domande, di creare dibattito, di aprire spazi di condivisione, di confronto franco e sincero.
Paolo VI, nel giorno della costituzione della Fisc, il 26 novembre 1966, ricordò le parabole evangeliche del piccolo seme e del fermento nella pasta. Quelle consegne rimangono del tutto attuali anche per noi. Anche senza grandi mezzi, i nostri giornali si pongono a sostegno delle comunità in cui sono inseriti a pieno titolo, con quel carattere popolare che li contraddistingue. Popolari, cioè in grado di interpretare le attese di chi abita la cosiddetta provincia italiana, quella che spesso non trova spazio sui grandi network. E poi ancora, giornali della Chiesa, giornali della gente, con il punto di vista dichiarato fin dalla testata. Ben radicati nelle origini e in un dato territorio, ma sempre attenti a ciò che accade in Italia e nel mondo, capaci di fare alzare lo sguardo, anche oltre le stelle. Giornali locali solo per ambito di diffusione, ma desiderosi di dare sapore all’esperienza umana, senza nulla escludere dal suo ambito di interesse, anzi assicurando senso pieno a ogni vicenda umana.
Se ci siamo sempre definiti come piazze, il luogo per eccellenza in cui la gente si incontra, adesso Francesco ci invita a costruire ponti, a farci promotori di rapporti nuovi, a favorire una Chiesa in uscita. Una responsabilità che accogliamo volentieri, oggi come ieri, con sguardi e cuori rivolti al futuro.