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 News - Archivio - 2016 - Marzo - "L'informazione serve alla democrazia" 
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"L'informazione serve alla democrazia"   versione testuale

Dare voce a chi non ce l’ha, agli ultimi, alle periferie. E poi: mettersi al servizio della verità, della persona e della democrazia. Sono queste le sfide della professione giornalistica, come sono emerse dal convegno 'Le sfide del giornalismo al tempo di Francesco', organizzato nel corso del congresso nazionale dell’Unione cattolica stampa italiana (Ucsi), che si è chiuso il 6 marzo a Matera. «La missione del giornalista è di dare voce a chi non ce l’ha» e, nell’era del web, «non arrivare prima ma arrivare meglio», ha detto, intervenendo al convegno, il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, poche ore prima di riaprire al culto la Basilica Cattedrale dedicata a Maria Santissima della Bruna. Per Parolin, che al congresso ha portato il saluto e la benedizione del Papa, occorre raccontare la «verità di fatti e persone che non hanno voce» ed «è vera la notizia che mette al centro la persona». Per il giornalista cattolico, «la fede non si oppone alla ricerca, anzi». «Una buona informazione serve alla democrazia, le parole non sono neutre» ha aggiunto il Segretario.
«L’informazione al tempo di Papa Francesco si riempie la bocca delle periferie di cui parla il Papa ma alle periferie non guarda», ha scandito il direttore di 'Avvenire', Marco Tarquinio. Infatti, ha rincarato Tarquinio, nessun giornale, ad eccezione di 'Avvenire' e dell’'Osservatore Romano', ha riportato in prima pagina l’assassinio delle quattro suore in Yemen. Un altro esempio: dei danni dell’azzardo «non se ne parla, neanche nel servizio pubblico». «Oggi il bene della pluralità dell’informazione è a rischio – ha aggiunto Tarquinio –, così come la buona notizia che poi è notizia della gente vera». Sulla 'buona notizia' si è soffermato anche Vincenzo Morgante, direttore dei Tgr della Rai. «Bisogna sdoganare le buone notizie – ha detto Morgante – Una delle spinte che Papa Francesco sta dando è di puntare alla umanità». Per padre Francesco Occhetta, scrittore de La Civiltà Cattolica e consulente ecclesiastico nazionale dell’Ucsi, la prima delle «sfide del giornalismo al tempo di Francesco» è quella di «ribadire che la dignità dell’uomo sta al centro della professione giornalistica». Tra le altre 'sfide', Occhetta ha ricordato alcuni elementi essenziali per la vita democratica come l’importanza degli enti intermedi, la valorizzazione del terzo settore, il risveglio del concetto di cittadinanza. «Il diritto del cittadino di sapere è legato al concetto stesso di democrazia », ma oggi «la notizia è assente» perché «abbiamo lasciato le opinioni e buttato via i fatti», ha detto Nino Rizzo Nervo, presidente della Scuola di giornalismo radiotelevisivo di Perugia. «Con Papa Francesco è cambiato il modo della chiesa di presentarsi e rappresentarsi», ha aggiunto Vania De Luca, vaticanista di RaiNews24.
«Il pontificato di Francesco ha scosso le acque dell’ambiente della comunicazione, perché si è messo dalla parte di chi non ha voce», ha detto il presidente dell’Ucsi, Andrea Melodia. E Paolo Scandaletti, già presidente dell’Unione, ha rilanciato «la necessità di fare gli stati generali dell’editoria»