Staccate la spina. Anzi, le spine. Oggi è la Giornata mondiale senza tecnologia. Se volete aderire, dovete stare 24 ore senza rispondere agli sms, controllare la posta elettronica o rispondere alle telefonate; senza selfie, internet e social. Molti in Quaresima lo fanno già. Staccano soprattutto dai social per vivere al meglio il tempo che prepara alla Pasqua.
Avere una giornata (o più giornate) per riflettere sui pericoli di stare sempre connessi agli strumenti tecnologici, è sicuramente positivo. A patto, però, di guardare tutta la realtà senza preconcetti. Troppe volte infatti affrontiamo il mondo digitale in base solo a ciò che vediamo attorno a noi. Per esempio, siamo convinti che i ragazzi siano intossicati di tecnologie, mentre gli adulti no. Ebbene, secondo una recente ricerca Nielsen, chi proprio non riesce a staccare dai cellulari nemmeno a tavola non sono i giovani, ma i 4050enni. Altra sorpresa: benché il 23% dei 1520enni ami stare sui social network (e in ugual misura giocare coi videogame), il 29% preferisce passare il tempo libero con la famiglia e gli amici, praticare sport (24%) e leggere (23%). È vero che ci sono adolescenti dipendenti da internet ma si tratta dell’1,5%.
In questi giorni sono stati resi noti anche i risultati di Why We Post, uno studio etnografico durato 15 mesi e coordinato dallo University College London (Ucl), il quale ha svelato altre novità in tema: «Sono gli utenti a plasmare i social media, non il contrario come comunemente si ritiene». Altro dato: «i social media non ci rendono più soli, ma ci aiutano a creare relazioni che altrimenti non avremmo». Daniel Miller, antropologo dell’Ucl e coordinatore del progetto, ha spiegato a Wired: «I social media sono più che comunicazione: sono anche un posto in cui viviamo».
Prendersi una vacanza dalle tecnologie, come ci viene proposto dalla Giornata di oggi, può rivelarsi salutare. Resta però da chiedersi chi lo farà davvero. Cominciamo col dire che questa non è l’unica iniziativa del genere. Il 15 settembre c’è stato il «lifetherapyday» (scritto tutto attaccato), una giornata in cui staccare dal mondo digitale. E pochi giorni fa, il 28 febbraio, la Giornata mondiale senza Facebook. Tutte queste giornate però non hanno funzionato. Pochi ne hanno parlato e pochi hanno aderito. Anche le adesioni alla Giornata di oggi sono minime e la campagna social in cui si invitata gli utenti a pubblicare selfie con davanti un cartello con scritto cosa avrebbero fatto oggi invece che stare connessi alle tecnologie, ha raccolto per ora meno di 200 foto in tutto il mondo.
I motivi di questi risultati negativi sono diversi. C’è chi sostiene che sia colpa del fatto che sono nate da piccole élite e non «dal basso», dalla massa. E chi dà la colpa alla pigrizia di noi utenti. Perché, ammettiamolo, a parole è facile aderire a giornate come queste e individuarne la bontà (per certi versi, addirittura il loro essere necessarie per disintossicarci un po’), ma all’atto pratico c’è sempre una telefonata, un sms o una mail che non possiamo proprio tralasciare e che ci «costringe » a tenere accessi i nostri smartphone (o tablet o pc) «per lavoro» o «per la famiglia».
Scusate, ma non erano i ragazzi quelli ossessionati dalle tecnologie?
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