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 News - Archivio - 2016 - Marzo - A Milano, la parrocchia comunica 
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A Milano, la parrocchia comunica   versione testuale

La comunicazione in parrocchia? Non un accessorio, non un ambito marginale opzionale, ma un vero e proprio ministero che, anche se non inserito nell’elenco di quelli «istituiti», rende un servizio fondamentale alla vita pastorale della Chiesa. È in quest’orizzonte che si colloca il corso «La parrocchia comunica » promosso a Milano dall’Ufficio comunicazioni sociali della diocesi ambrosiana in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore, il Centro ambrosiano di documentazione e studi religiosi, l’Unione cattolica della stampa italiana (Ucsi).
Dopo la prima parte del corso svoltasi nel marzo 2015 e dedicata ai temi più «strategici» legati alla comunicazione, da sabato prenderà il via la seconda serie di sei incontri, che entreranno in maniera concreta nel tema degli strumenti del comunicare. Il corso, spiega don Davide Milani, responsabile dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali di Milano, «nasce dall’esperienza di ascolto delle realtà parrocchiali e al tempo stesso dallo sfidante contesto comunicativo attuale che non può non vedere le comunità cristiane protagoniste ». Si tratta di una sfida nella quale la comunità cristiana si gioca «la possibilità di entrare in relazione con tutti, di stendere ponti e vie che possano essere percorsi da tutti». Da qui la necessità di una formazione che pensi alla comunicazione come un vero «ministero», cioè un servizio irrinunciabile per la Chiesa, anche per quella locale: «È tempo anche della 'costruzione' della figura del comuni- catore parrocchiale, finora poco considerata nelle comunità – spiega don Milani –, che merita invece investimento in termini di formazione e di collocazione nei luoghi strategici delle comunità cristiane. Al centro della comunicazione ci devono essere sempre meno gli strumenti e sempre di più le persone, gli 'autori'». Ecco perché il tema della prima giornata, il 5 marzo all’Università Cattolica, sarà: «Parlare locale e agire globale. Il comunicatore».
Al centro, sottolinea ancora Milani, «ci sarà proprio l’identità del comunicatore con una riflessione sulle sue qualità umane ma anche spirituali. È l’ora, insomma, di superare l’entusiasmo per le potenzialità dei mezzi e di rimettere al cuore della questione le persone che siano in grado di dare un’anima a questi strumenti». L’obiettivo, nota poi il sacerdote, «è far comprendere che anche se si è volontari rimane necessario uno stile serio e formato nel fare le cose. Rifletteremo, inoltre, sulle nuove virtù e i nuovi peccati legati al mutamento del panorama dell’informazione e della comunicazione».
D’altra parte l’orizzonte entro cui si collocano i comunicatori nelle parrocchie è quello ampio e potenzialmente «globale» reso possibile dai media digitali: «Anche le notizie più piccole e locali – aggiunge il responsabile della comunicazioni della diocesi di Milano – oggi sono aperte al mondo. Per questo l’auspicio è che pure nella comunicazione le parrocchie non siano 'monadi' chiuse nei propri confini».
Tutti temi che hanno suscitato l’interesse anche dei professionisti dei media laici: «La prima giornata – dice don Milani – sarà un appuntamento riconosciuto dall’Ordine dei giornalisti per la formazione professionale, per questo le iscrizioni sono state aperte anche a chi non partecipa all’intero corso. E a oggi sono più di 450 le persone che si sono iscritte al primo incontro: questo ci fa capire che questi temi sono preziosi non solo in ambito ecclesiale».
L’intero corso, infine, ha già superato il numero di iscritti dell’anno scorso arrivando a 170: «È un segno di quanto le comunità sentano la necessità di autentici 'ministri' dell’informazione – conclude don Milani –. Di persone preparate, cioè, che vivano questa sfida come missione, con la stessa passione al Vangelo, alla comunità e al prossimo dei volontari Caritas o dei ministri straordinari dell’Eucarestia».

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